65840 - Lapide ai Caduti di poggibonsi nella Grande Guerra

Lapide commemorativa in memoria dei Caduti poggibonsesi della prima guerra mondiale posta all’interno della Chiesa di San Lorenzo. La lapide presenta modanature, lesene laterali e cornice aggettante in alto, decorata da fascia dentellata. Tra le due lesene iscrizione con cornice dorata. Da qualche traccia di colore si intuisce che i caratteri delle iscrizioni erano di color bronzo. L’ultimo nome è scritto su una targhetta di marmo applicata.

NOTA STAFF-PIETRE: la lapide è stata censita anche dalla sezione Anmig di Siena (19/02/2016).

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Piazza Savonarola
CAP:
53036
Latitudine:
43.46714484166186
Longitudine:
11.147233843803406

Informazioni

Luogo di collocazione:
Chiesa di San Lorenzo, interno
Data di collocazione:
13/11/1919
Materiali (Generico):
Marmo
Materiali (Dettaglio):
Lapide in marmo scolpito e inciso
Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
UNUCI, Comune di Poggibonsi
Notizie e contestualizzazione storica:
La lapide riporta la data del 13 novembre 1919 ed è stata fatta prima del Decreto Governativo che obbligava tutti i comuni d'Italia ad onorare i propri Caduti con un monumento (a Poggibonsi il monumento è un grande bassorilievo posto sulla facciata della Scuola "Vittorio Veneto").
E' stata restaurata due volte: nel dopoguerra, in quanto la Chiesa di San Lorenzo era stata pesantemente bombardata nel 1944 ed è stata riaperta solo nel 1951. In quel restauro venne tolta una transenna che la chiudeva e i fasci littori che erano stati scolpiti ai lati.
Un ultimo restauro è stato fatto di recente e la lapide è stata al centro delle celebrazioni del centenario della prima guerra mondiale promosso dall'UNUCI (Unione Nazionale Ufficiali in Congedo Italiani) nel settembre-ottobre 2015.
Oltre al restauro della lapide hanno curato una mostra sulla prima guerra mondiale raccogliendo numerosi reperti e testimonianze.

Luca Papini, membro dell'UNUCI, si è occupato attivamente del progetto ed ha raccontato così la storia di questa lapide (quanto segue è la trascrizione integrale dell'intervista) :
< Se voi andate in qualsiasi paesino, piccolo o grande, c'è un monumento che ricorda la I guerra mondiale. Per esempio a Colle, quell'obelisco che era nella piazza principale ed ora è stato spostato, quello è un monumento ai caduti della I g. m. Qui a Poggibonsi c'è sulla facciata della scuola di via Vittorio Veneto, quel bassorilievo che vedete.
Questa invece è una lapide che non fu fatta per decreto legislativo, perché la data riportata è il 13 settembre 1919 e fu fatta volontariamente dai poggibonsesi in memoria dei circa 200 caduti.
Ci sono i nomi riportati singolarmente a memoria ed onore di chi ci lasciò la vita.
Noi l'abbiamo fatta restaurare.
I primi 5 nomi sono di quelli che furono decorati al valore: ovvero hanno ricevuto una medaglia d'argento o di bronzo. Gli altri invece sono morti combattendo, o per malattia e in seguito alle conseguenze.
I primi morirono all'inizio della guerra, nel '15 o nel '16, ecco perché sono riportati come medagliati. Infatti tra di essi non vi è riportato Pellegro Suali che ottenne la medaglia d'argento, ma morì l'ultimo giorno di guerra, il 4 novembre 1918 e gli è stata data dopo, a posteriori e qui non si vede che è decorato.
Tra i primi decorati c'è un giovane della famiglia degli Ormanni, Bindi che è uno nato a Sinalunga e probabilmente abitava a Poggibonsi e poi c'è riportato il barone Alberto Ricasoli Firidolfi perché è il proprietario attualmente del castello di Brolio, ma la villa di Montelonti e i terreni intorno erano di proprietà del barone Ricasoli e dunque è stato ricordato in questa lapide.
Bazzani e Batoni sono due poggibonsesi. E questi sono tutti quelli che hanno perso la vita durante la I guerra mondiale.
Sono tutti cognomi di poggibonsesi, non ci sono cognomi stranieri come ci possono essere ora. e mi preme sottolineare Gino Pellegro Suali, che è proprio un poggibonsese. I genitori avevano un'officina meccanica e si arruolò volontario.
Dovete sapere che ora della patria ci importa poco a tutti, ma cento anni fa era in testa ai pensieri dei giovani: Dio, la Patria e la Famiglia. Morire per la patria era una cosa immensa, qualcosa di molto onorevole. ora invece si cerca di scansarli i pericoli e le guerre, allora invece era così.

Pellegro Suali si arruolò negli autieri, non nell'aviazione, che all'epoca muoveva i primi passi. Lui faceva il tenente e comandava i camion che portavano i cannoni nelle montagne, ma l'aviazione prese slancio. Ecco, allora entrare nell'aviazione era la massima aspirazione di un giovane: adesso sappiamo che è possibile volare, ma allora erano le prime volte che si faceva ed era considerata una cosa eccezionale.
Lui allora decise di arruolarsi nell'aviazione, passò tutti i brevetti, ottenne il brevetto di pilota poco prima della fine della guerra, prima del 1918. Allora gli aerei li contavano: facevano i combattimenti contro gli austriaci e vinceva chi li buttava giù di più. Il più famoso fu Francesco Baracca che li abbattè 25.
Lui (Pellegro Suali) ne buttò giù due. Si arrivò all'ultimo giorno di guerra, il 4 novembre del '18, narra la leggenda, questa storia che penso sia vera. Il 4 di novembre finì la guerra e dalla contentezza questi aerei iniziavano a fare le giravolte. Tenete presente che a quel tempo gli aerei andavano alla velocità delle nostre automobili e volavano bassi. Immaginate che erano a 100 metri di altezza e giravano, lui girava, fece il giro della morte e prese il comignolo di una casa, si trovava vicino a Schio, in provincia di Vicenza. L'aereo si catapultò a terra, lui rimase ferito e nel giro di due o tre giorni morì. Questa è la storia un po' particolare di questo Pellegro Suali. A lui è adesso intitolata una via.
C'è una scritta in latino.
Abbiamo una rappresentazione di questa in cui si vedono i littori incisi sul marmo e c'era un'inferriatina tutt'intorno. Tutto questo è stato tolto nel dopoguerra, dopo che il fascismo era caduto.>>

Da altre fonti orali sappiamo che alcune famiglie non avevano voluto far inserire nella lista dei Caduti in nome dei loro cari, in quanto socialisti e contrari alla guerra.


Contenuti

Iscrizioni:
(In alto)
OMNES ISTI GLORIAM ADEPTI SUNT

(Al centro)
DECORATI AL VALORE
ASP. UFF. RAFFAELLO BRINI
S. TEN. CARLO BINDI
S. TENE. BARONE ALBERTO RICASOILI FIRIDOLFI
SER. FRANCESCO BAZZANI
CAP. MAG. FERDINANDO BATONI


MORTI IN COMBATTIMENTO O PER FERITE
GIOVANNI RENZI
LUGESTO MAZZONI
EMILIO GRAZI
CAP. ALESSANDRO MARUCCI
GABRIELLO GRUNTINI
CAP. ADAMO CASINI
ORESTE ANCILLOTTI
AMEDEO FORNAI
PIETRO VOLTERRANI
PIETRO CIGNI
GIOVACCHINO CONFORTI
CAP. CASIMIRRO DELLI
SOCRATE SARDELLI
LUIGI BALDI
ANSELMO TARGI
EMILIO FRANCHI
SABATINO VANNINI
GAETANO ULIVIERI
VITTORIO GHINI
ULISSE PAPANTI
LIGURGO GAPPELLI
PIETRO BURRESI
CESARE CIUFFI
TUGLIO MARINI
GIUSEPPE LEONCINI
ATTIGLIO ORSI
PIETRO ULIVIERI
CAP. PASQUALE RETTORI
DANTE LORINO
LORENZO PETRI
TOMMASO NENCINI
PASQUALE NENCINI
TEN. GUSMANNO DEL GIOVANNI
GIULIO BALDI
UMBERTO TRAVERTINI
GIOVAGGHINO FORNAI
DANTE GISTRI
PIETRO MANDORLINI
GIUSEPPE VELTRONI
LORENZO MARCHETTI
ERNESTO CAI
GINO MORANDI
LUGESIO NALDINI
ANGIOLO BELLI
EGISTO TONI
FRANCISCO MORDELLI
CESARE GATIGLI
GIOVANNI CIAPINI
FELICE DEL GIOVANE
GINO PACINI
CAP. BERNARDO CAPITANI
MARZIALE BOZZI
GUIDO BARTALINI
MARCO CASINI
TITO SARDELLI
DINO PANDOLFI
GIULIO SILEI
LUIGI TINTI
LUIGI MARINELLI
RENATO LOTTI
RITO MANTELLI
LORENZO ZANI
ALESSANDRO GIOTTI
EMILIO BROGIONI
ORIANO LOMBARDINI
PIETRO RAMERINI
LUIGI TANZINI
AMBROGIO BUTI
GIOVANNI CURINI
OLINTO CIAPPI
TEN. GINO PELLEGRO SUALI
ATTILIO NENCINI
VINCENZO BRUNI
SANTI FUSI
SANTI CIOPPI
LUIGI STRAMBI
GIULIO INNOCENTI
ANGIOLO TRAVAGLI
EGISTO PARRINI
GIUSEPPE ROCCHI
EGIDIO RANIERI

DISPERSI
GIUSEPPE BENINCASA
OTTAVIO BELLI
BENEDETTO BIANCHINI
GIOVANNI CICALI
LUIGI PETRENI
RAFFAELLO DEL GIOVANE
GIUSEPPE VICIANI
ALFREDO CALZOLARI MORELLI
GALLICANI MARZIALE

MORTI PER MALATTIA
ACHILLE LANDOZZI
GIULIO COLLI
GIUSEPPE SACCARDI
GIULIO PECCIARINI
NATALE PAPANTI
GIUSEPPE GALGANI
FERDINANDO MUGNAINI
TEN. BATTISTA ALBIZZI
CAP. BENIAMINO LOTTI
PIETRO VANNI
LUIGI CAI
CESARE GHELLINI
VIRGILIO BERTI
VALENTI GALGANI
GIUSEPPE CECCHI
NELLO BARNINI
ANTONIO PROFETI
GINO DELLO CASE
CAP. GINO GIULIANI
MARIN FALIERO NOFERI
GIOVANNI BIANCHI
GINO BABTALUCCI
ALFREDO PAMPALONI
GAETANO NERI
GIUSEPPE SARDELLI
LUIGI FANTI
SERAFINO GIOMI
CAP. ENRICO MARRUCCI
AMOS MAZZONI
EMILIO GIOMI
SALUSTIO CHIARUGI
BRUNO BRUNI
GIUSEPPE POGGI
BRUNO BATONI
ARTURO PUCCIONI
OLINTO LADERCHI
ANGELO LOTTI
CAP. GIUSEPPE FAGIOLI
GESUALDO CAPEZZUOLI
ALESSANDRO ULIVI
QUINTILIO LEONCINI

UN SOLO FU IL NOSTRO VANTO
UNA SOLA LA GLORIA
PUGNARE VINCERE MORIRE
PER LA GRANDEZZA DELL'ITALIA
POGGIBONSI
GRATA E ORGOGLIOSA DEI SUOI PRODI
NEI SOLENNI SUFFRAGI CELEBRATI IN QUESTO TEMPIO
IL DI' 13 SETTEMBRE
IN PERPETUA MEMORIA

(Tra le modanature in basso)
EUGENIO ANTICHI
ANGIOLO MASINI
AMOS CANTINI
UGO POLI
RINO BANDINELLI
VITTORIO VANNI
GIOVANNI CIPRIANI
ORFEO GISTRI CAP. MAGG.
TIMANTE RISTORI
VITALIANO CASAGLI

GIOVANNI GAI
GIOVANNI BONINI
GIOVANNI VIGIANI
GIULIO CAPPERUCCI
SERAFINO BALDINI
GINO GAGGELLI
PIETRO MAZZONI
RAFFAELLO GAGGELLI
GIUSEPPE MORI
PASQUALE FUSI
GIULIO NENCIONI
AGOSTINO SILEI
GIUSEPPE VENTURINI
ANTONIO CALZERONI
GIUSEPPE VANZI


Simboli:
Informazione non reperita

Altro

Osservazioni personali:
A partire da questa lapide è possibile fare una riflessione sulle guerre del Novecento e il loro impatto nella vita delle persone comuni. Se i nomi dei caduti poggibonsesi riportati sulla lapide rimandano alle inutili morti nelle trincee della prima guerra mondiale, non possiamo non riflettere sul fatto che la lapide si trova in un edificio, una chiesa di impianto medievale, che andò distrutto nei terribili bombardamenti di Poggibonsi.
Bombardamenti che causarono la morte di civili in quella che è stata una guerra che, nel complesso ha fatto più vittime civili che militari. Anche a Poggibonsi le vittime civili (177) superarono quelle militari (76).
Le misure della lapide sono: Altezza: 330; Larghezza: 200; Profondità: 10.

NOTA STAFF-PIETRE: la lapide è stata censita anche dalla sezione Anmig di Siena (19/02/2016).

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