99254 - Lastra a don Antonio Lanzoni – San Ruffillo di Brisighella

Lastra  a muro che ricorda Don Antonio Lanzoni, parroco di Montecchio di Brisighella dal 1898 al 1944, fucilato dai nazisti il 16 novembre 1944 a Bologna.  Il parroco che gli succedette  nella chiesa brisighellese, gli dedicò  la sala parrocchiale della chiesa di Montecchio di Brisighella nella quale campeggiò questa lapide dal 1952 al 1976, quando la chiesa venne chiusa e la lapide fu trasferita nel cimitero di San Ruffillo, nella apposita cappella dedicata ai parroci nella quale ancora oggi è posizionata assieme alle spoglie del parroco riesumate a guerra finita dalla fossa comune nella quale l’avevano gettata i nazisti.

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
san Ruffillo
Indirizzo:
Via di San Ruffillo,1
CAP:
48013
Latitudine:
44.236725135342574
Longitudine:
11.798555440475411

Informazioni

Luogo di collocazione:
Cappella ubicata nel muro perimetrale del cimitero di San Ruffillo
Data di collocazione:
1976
Materiali (Generico):
Marmo
Materiali (Dettaglio):
Lastra in marmo incisa con foto del Caduto.
Stato di conservazione:
Sufficiente
Ente preposto alla conservazione:
Parrocchia di San Ruffillo
Notizie e contestualizzazione storica:
da "ciportanovia.it":

Lanzoni don Antonio, nato il 16 settembre 1871 a Granarolo Faentino, frazione di Faenza (RA); residente a Brisighella (RA), in frazione di Montecchio.

Di famiglia umile ma fortemente religiosa, Antonio Lanzoni studiò nel seminario di Faenza, divenendo sacerdote il 22 dicembre 1894 dopo aver ottenuto la speciale dispensa papale in quanto non aveva ancora compiuto i 24 anni richiesti. Il primo incarico fu quello di cappellano nella parrocchia di Santa Lucia delle Spianate, per un biennio. Fu quindi nominato parroco di Montecchio di Brisighella, piccola località collinare, il 13 ottobre 1897, dove si trasferì effettivamente dal marzo dell'anno successivo, accompagnato nella residenza in canonica anche dai genitori e dalle sorelle. Dopo la morte dei genitori e il matrimonio delle sorelle, Maria Nonni divenne sua perpetua nel 1926, accompagnandolo fino al 1944 nella difficile gestione di una parrocchia di pochissimi mezzi.

Nel settembre 1944, in preparazione di una possibile liberazione di Faenza a seguito della avanzata alleata sul primo tratto di via Emilia, ingenti forze partigiane della 36a brigata Garibaldi «Bianconcini» si trasferirono attorno a Montecchio, trasformando, dal 29 settembre, le case attorno alla chiesa e la stessa canonica in basi logistiche, per poi abbandonarle all'arrivo di truppe tedesche nei primi giorni di ottobre. L'uccisione di alcuni ufficiali e militari tedeschi in zona provocò alcuni rastrellamenti in zona, che si conclusero con l'arrivo di un reparto di brigatisti nei che nel primo pomeriggio dell'8 ottobre arrestarono don Lanzoni, accusato di aver dato ospitalità e appoggio ai partigiani, e un suo parrocchiano.

L'anziano sacerdote è detenuto per circa una settimana in caserma nella villa di San Prospero che fungeva da caserma fascista e comando tedesco, dove è interrogato e sottoposto a maltrattamenti, poi è consegnato alle SS, ovvero alla polizia di sicurezza tedesca, che lo trasferisce prima a Forlì poi a Bologna. Inutili nel frattempo gli interventi del vescovo di Faenza, mons. Giuseppe Battaglia, presso i dirigenti fascisti locali e il comando tedesco di zona per farlo liberare.

Don Lanzoni entra nel carcere bolognese di San Giovanni in Monte il 16 ottobre 1944, con matricola 12071, a disposizione del comando tedesco SS, ovvero del locale comando Sipo-SD. È detenuto dapprima in un "camerone" con numerosi politici, in seguito in una cella riservata a quattro sacerdoti: oltre don Lanzoni, i modenesi don Arrigo Beccari, don Ivo Silingardi e don Ennio Tardini. Ricorderà don Silingardi come don Lanzoni fosse giunto nel carcere di Bologna in forte stato confusionale, forse per i maltrattamenti subiti a Faenza.

Resterà con loro fino al 18 novembre, data in cui risulta rilasciato per essere consegnato ad agenti del «comando SS» insieme ad altri 14 detenuti. Saranno condotti al Poligono di tiro e segretamente fucilati. Con loro anche altri detenuti - quattro quelli noti, ma potrebbero essere di più - prelevati da altri luoghi di detenzione. Poca o nessuna pubblicità sarà data, in questo caso, alla avvenuta esecuzione tramite comunicati del comando di polizia tedesco o sul "Resto del Carlino" (*). Le vittime saranno seppellite in modo anonimo in una fossa comune del cimitero della Certosa di Bologna, da dove furono esumate solo a guerra finita. L'entità precisa di questa esecuzione rimane a tutt'oggi incerta.

La salma di don Lanzoni, che rivelava i segni dei colpi di arma da fuoco, fu riconosciuta ufficialmente dai familiari, che la riportarono il 29 novembre 1945 a San Rufillo di Brisighella, dove è rimasta fino ad oggi tumulata nella cappella riservata ai parroci.

Il Comune di Brisighella nel 1958 gli ha intitolato la strada che porta al cimitero.

Contenuti

Iscrizioni:
GRANAROLO FAENTINO 16 SETT.1871
BOLOGNA FUCILATO 16 NOV. 1944
A
D. ANTONIO LANZONI
PARROCO DI MONTECCHIO DI BRISIGHELLA
DAL 1898 AL 1944
VITTIMA INNOCENTE NEL 2° CONFLITTO MONDIALE
D.ELIA FOSCHINI
SUO SUCCESSORE
QUESTA SALA PARROCCHIALE VOLLE DEDICATA
Perché LA GENERAZIONE PRESENTE E LE FUTURE
NEL MARTIRE DELLA CARITà CRISTIANA
AMMIRINO PER IMITARLO
L'EROISMO DELLA Bontà
MONTECCHIO, 20 LUGLIO 1952

LAPIDE TRASLOCATA QUI NEL 1976
Simboli:
non ci sono simboli; è presente la foto dello scomparso

Altro

Osservazioni personali:
Informazione non reperita

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