3637 - Lastra agli internati nel campo numero 53 a Sforzacosta

Lastra commemorativa in marmo posta sulle pareti esterne dell’ex campo nr. 53 di Sforzacosta, creato per l’internamento di prigionieri di guerra. Il campo venne costruito nell’area di un tabacchificio dismesso all’incrocio tra la Ss 78 e la strada per Sarnano.

NOTA STAFF PIETRE: Questa lastra commemorativa è stata censita dagli studenti delle scuole Agrario Macerata, I.C. Tortoreto, Ipsia F. Corridoni sede Macerata, I.C. Paladini nell’ambito della prima edizione marchigiana del concorso Esploratori della Memoria.

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Sforzacosta
Indirizzo:
Strada Provinciale 78
CAP:
62100
Latitudine:
43.25494502433
Longitudine:
13.414689546475

Informazioni

Luogo di collocazione:
Incrocio con la SP 78; la lastra è posta sulla parete esterna di un edificio, la struttura che ospitava il campo di prigionia, riconoscibile grazie al caratteristico ingresso.
Data di collocazione:
30/06/2003
Materiali (Generico):
Marmo, Altro
Materiali (Dettaglio):
Lastra in marmo bianco con scritte incise
Stato di conservazione:
Buono
Ente preposto alla conservazione:
Comune di Macerata
Notizie e contestualizzazione storica:
Agrario Macerata
Il 30 settembre 1943 il comando tedesco trasferìsce tutti gli internati dei campi d'internamento della provincia al campo di Sforzacosta gestito dai tedeschi dall’ ottobre 1943. I primi ad arrivare sono 58 ebrei da Urbisaglia, poi 19 internate da Petriolo e 50 da Pollenza.Nel novembre 1943 sono 159 le persone internate ma il numero aumenta nei mesi successivi in modo sensibile. Il 20 marzo 1944 le SS cominciano a spostare le persone detenute al campo di Fossoli di Carpi, in provincia di Modena.

I.C. Tortoreto
Il 20 Dicembre 1943 vi fu condotto e fucilato il tenente Batà, comandante della banda partigiana "Frontale". Nel Febbraio del 1944 le SS iniziarono a trasferire gli internati di Sforzacosta, provenienti anche dai campi dismessi delle località vicine, a Fossoli di Carpi centro di raccolta per prigionieri destinati ai lager tedeschi.

I.C. Paladini
http://www.storiamarche900.it/main?p=storia_territorio_sforzacosta
A Sforzacosta, frazione del Comune di Macerata, un vecchio opificio fu trasformato nel 1940 in un campo di internamento per prigionieri di guerra inglesi. Era un complesso di quattro o cinque grandi magazzini: edifici alti, di mattoni, privi di finestre, col pavimento di cemento. La superficie interna di quegli squallidi edifici era interamente occupata da castelli di legno a tre piani, disposti in lunghe file, talmente ravvicinate che lo spazio tra l’una e l’altra non era tale da consentire il passaggio di due uomini affiancati. Il perimetro del campo era cinto da un alto reticolato, davanti al quale correva un filo metallico collegato alla spoletta di una mina. Con la confusione di eventi che si succedettero a partire dall’8 settembre, i migliaia di prigionieri alleati, rinchiusi a Sforzacosta, riuscirono a fuggire. Nel febbraio 1944, probabilmente per l’avvicinarsi del fronte, il campo cominciò ad essere smantellato. Il campo di Sforzacosta fu riattivato verso la fine di aprile del 1944 per l’internamento di molti giovani renitenti alla leva e antifascisti rastrellati dalle SS nella provincia, in particolare a Tolentino. Il 17 maggio 1944, il campo fu bombardato dagli aerei angloamericani e completamente distrutto.

Ipsia F. Corridoni sede Macerata
A Sforzacosta, frazione del Comune di Macerata, un vecchio opificio fu trasformato nel 1940 in un campo di internamento per prigionieri di guerra inglesi. Uno di questi era Raymond Ellis, che nelle sue memorie ci racconta molti particolari delle condizioni di vita nel campo: "Il campo di concentramento 53 era tutto fuorché accogliente. Era un complesso di quattro o cinque grandi magazzini: edifici alti, di mattoni, privi di finestre, col pavimento di cemento. La superficie interna di quegli squallidi edifici era interamente occupata da castelli di legno a tre piani, disposti in lunghe file, talmente ravvicinate che lo spazio tra l’una e l’altra non era tale da consentire il passaggio di due uomini affiancati" (Ellis 2001, p.31). Il perimetro del campo era cinto da un alto reticolato, davanti al quale correva un filo metallico collegato alla spoletta di una mina. I prigionieri venivano fin da subito avvertiti che le sentinelle avevano l’ordine di sparare a chiunque tentasse di oltrepassare quel filo. La situazione igienico-sanitaria era davvero drammatica: sovraffollamento, mancanza di riscaldamento, carenza alimentare, malattie. Era permesso muoversi con una certa libertà all’interno dello spiazzo polveroso dove veniva effettuato l’appello. Ellis ricorda che poche erano le attività da fare: "In quel periodo circolavano pochi libri nel campo; a dire il vero non c’era nulla lì con cui far passare il tempo, ma più tardi alcuni di noi si ingegnarono a fabbricare carte da gioco e perfino giochi da tavolo, come il Ludo. (…) Insomma, passavamo la maggior parte del tempo chiacchierando" (Ellis 2001, p.33-34).
Con la confusione di eventi che si succedettero a partire dall’8 settembre, i migliaia di prigionieri alleati, rinchiusi a Sforzacosta, fecero i conti con la nuova realtà della fuga. Quelli che non riuscirono a fuggire passarono sotto il comando dei tedeschi che, preso possesso del campo, concentrarono in questo luogo tutti gli internati presenti nelle strutture della provincia. I primi ad arrivare furono i 58 ebrei di Urbisaglia, poi le 19 internate di Petriolo e le 50 internate di Pollenza. Dopo pochi mesi gli internati arrivarono ad essere più di 150. Alla fine di novembre alcuni prigionieri furono sottoposti ad internamento “libero” e trasferiti nei comuni di Caldarola, Pollenza, Urbisaglia, Petriolo, Corridonia, Tolentino e Mogliano. Nel frattempo erano confluiti a Sforzacosta i materiali provenienti dagli altri campi della provincia, ormai dismessi, come coperte, cuscini, materassi e lenzuola. Però nel febbraio 1944, probabilmente per l’avvicinarsi del fronte, il campo cominciò ad essere smantellato, il materiale rimasto fu inviato al campo di Fossoli e i prigionieri furono lì deportati con due trasferimenti successivi.
Il campo di Sforzacosta fu riattivato verso la fine di aprile del 1944 per l’internamento di molti giovani renitenti alla leva e antifascisti rastrellati dalle SS nella provincia, in particolare a Tolentino. Questi ultimi furono selezionati e divisi in tre gruppi: abili per i lavori in Germania, abili per i lavori in Italia e quelli- vi rientrarono in pochissimi- inabili esonerati da qualsiasi lavoro. Quelli abili al lavoro furono inviati prima al campo di Suzzara e poi nei lager nazisti, da dove molti di essi non tornarono più. Il 17 maggio 1944, il campo fu bombardato dagli aerei angloamericani: il fatto consentì a molti di fuggire, ma altri vi trovarono la morte. Subito dopo l’incursione aerea le SS organizzarono una vasta azione di rastrellamento e riuscirono a concentrare di nuovo qualche centinaio di uomini, ma ormai il fronte si stava avvicinando e nel mese di giugno le guardie tedesche fuggirono verso nord. Così, a poco a poco, nei giorni precedenti alla Liberazione, il numero dei presenti nel campo cominciò ad assottigliarsi sempre più. A ricordarlo il tipografo Mario Marucci, uno degli ultimi a fuggire: "Le fughe si verificavano a ritmo sempre più intenso. Eravamo rimasti uno sparuto gruppo. Bastò un significativo sguardo del fascista di guardia, compiacente quanto timoroso di ciò che poteva accadergli dopo l’arrivo imminente degli alleati e anch’io mi ritrovai solo e libero sulla strada di casa, verso la libertà".

Contenuti

Iscrizioni:
IN RICORDO DEGLI INTERNATI
NEL CAMPO DI CONCENTRAMENTO
DI SFORZACOSTA FRA IL 1940 E IL 1944

IL COMUNE DI MACERATA
30 GIUGNO 2003
Simboli:
Sulla lastra non sono presenti simboli

Altro

Osservazioni personali:
I.C. Tortoreto:
E' impressionante pensare che sia esistito un campo di concentramento così vicino al nostro paese San Ginesio.

Ipsia F. Corridoni sede Macerata:
Chi si trova a passare davanti a questo edificio non può evitare di pensare alle atroci sofferenze che hanno subito gli internati qui rinchiusi.
Riaffiora alla memoria il numero "53" che era stato dato a questo campo.

NOTA STAFF PIETRE: Questa lastra commemorativa è stata censita dagli studenti delle scuole Agrario Macerata, I.C. Tortoreto, Ipsia F. Corridoni sede Macerata, I.C. Paladini nell'ambito della prima edizione marchigiana del concorso Esploratori della Memoria.

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