175259 - Stele a 10 partigiani fucilati il 28/2/’45 a Cadelbosco Sotto – Cadelbosco Sopra

Il 28 Febbraio 1945 i fascisti fucilano per rappresaglia 10 partigiani nei pressi di Cadelbosco Sotto. Il cippo posto a Cadelbosco Sopra, a ricordo di questi Caduti, si trova lungo il margine della Strada Provinciale 63 R che qui prende il nome di Via L. da Vinci. E’ stato inaugurato il 28 Febbraio 1965 nel 20° Anniversario dell’eccidio.In una base quadrata di cemento è stata applicata una targhetta metallica con cui si ricorda che, in occasione del 70° Anniversario, i pensionati aderenti al sindacato SPI-CGIL di Cadelbosco di Sopra hanno provveduto al restauro del monumento.

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Frazione Cadelbosco Sotto
Indirizzo:
Via Leonardo da Vinci (Strada Provinciale 63 R)
CAP:
42023
Latitudine:
44.8283959
Longitudine:
10.6286164

Informazioni

Luogo di collocazione:
Area dedicata al lato della strada
Data di collocazione:
28/02/1965
Materiali (Generico):
Bronzo, Marmo, Pietra, Altro
Materiali (Dettaglio):
Pietra per la lastra su cui è composta l'epigrafe e per le formelle che lastricano la superficie su cui è disposto il monumento. Marmo per il cordolo che corre lungo l'area monumentale e per uno dei due vasi portafiori. Bronzo per i caratteri in rilievo con cui è formata l'epigrafe e per l'altro vaso portafiori. Cemento per i basamenti: quello su cui si trova il vaso di marmo e quello su cui è posta la lastra di pietra con l'epigrafe. Granito per la base su cui poggia il vaso di bronzo. Si trova ai piedi di un albero, in un'area lastricata con formelle di pietra percorsa nella sua intierezza da un cordolo di marmo e delimitata per tre lati da una palizzata di legno. Su di una piattaforma di cemento a pianta rettangolare è collocata, a destra della stessa, una lastra di pietra dalla forma rettangolare. Qui è composta l'epigrafe mediante caratteri di bronzo in rilievo. Vi sono riportati la data della fucilazione e i nomi dei 10 Caduti in ordine di età, dal più giovane al più anziano, disposti su due file. A sinistra della lastra si trova un vaso portafiori di marmo che poggia su una base quadrata di cemento. Un altro vaso portafiori di bronzo è posto dinanzi alla lastra di pietra, su di una piccola base di granito a pianta quadrata.
Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
Comune di Cadelbosco di Sopra, SPI-CGIL di Cadelbosco di Sopra
Notizie e contestualizzazione storica:
Il 26 Febbraio 1945, a Cadelbosco Sotto, lungo l'allora Strada Statale 63, i gappisti attaccano un automezzo nemico che vi sta transitando. Le perdite causate ai fascisti non sono precisate né in morti, né in feriti.
Probabilmente è da mettere in relazione a questo attentato la fucilazione di 10 partigiani avvenuta due giorni dopo, il 28 Febbraio. La rappresaglia viene compiuta in tutta segretezza, senza che neanche la stampa di regime ne dia notizia la eseguono i militi della Compagnia O.P. (Ordine Pubblico) della G.N.R. (Guardia Nazionale Repubblicana) (1). I prigionieri, prelevati alle prime luci dell'alba dal carcere cittadino, sono condotti sulla Strada Statale 63, tra Cadelbosco Sotto e Santa Vittoria e qui fucilati. La macabra prassi di lasciare esposti i corpi degli uccisi quale monito agli antifascisti ed ai loro sostenitori non viene stranamente attuata. Addirittura i cadaveri vengono trasportati nella cappella mortuaria del Cimitero di Cadelbosco, forse per evitare quegli attriti con i Comandi tedeschi che erano già sorti dopo l'eccidio di Bagnolo in Piano (Re), quando i fascisti avevano fucilato 10 persone, tra civili e partigiani, il 14 Febbraio precedente.
Tra le vittime di quest'esecuzione spicca il nome di Paolo Davoli (“Sertorio”), comunista, intendente del Comando Piazza, già brillante e carismatico organizzatore partigiano. Nato a Villa Cavazzoli (frazione di Reggio Emilia) il 2 Settembre 1900, di professione sarto. Dopo la sua militanza nella Federazione giovanile socialista, nel 1921, con la scissione del P.S.I., aveva abbracciato la causa comunista. A causa delle sue idee politiche era sempre stato perseguitato dal fascismo. Nel 1924 si era trovato costretto ad espatriare in Francia, non interrompendo la sua attività cospirativa nelle organizzazioni degli esuli antifascisti e continuando la sua professione di sarto. Ebbe un brevissimo ritorno in Italia grazie ad un'amnistia promulgata dal regime nel 1936 per poi ritornare subito a Parigi. Nel 1941, il Partito comunista aveva deciso il suo rimpatrio definitivo per riorganizzare l'attività clandestina e, nel 1942, era stato assunto in qualità di manovale nella ditta “Lombardini”. Nell'Aprile 1943, grazie ad una delazione, era stato individuato ed arrestato, venendo deferito al Tribunale Speciale per la difesa dello Stato nel Giugno successivo. Con la caduta di Mussolini, avvenuta il 25 Luglio 1943, Davoli, ritrovatosi libero dopo essere stato scarcerato dalla prigione di San Tommaso, si era immediatamente impegnato a riallacciare i contatti con i compagni di Partito. Successivamente alla data dell'armistizio (8 Settembre 1943), era iniziata la sua militanza partigiana, tanto instancabile quanto poliedrica, organizzando i C.L.N. (Comitati di Liberazione Nazionale), le S.A.P. (Squadre di Azione Patriottica) e perfino i Gruppi di difesa della Donna (G.d.D.). Nel Novembre 1943 era stato nominato responsabile del P.C.I. nella zona nord-ovest della provincia.
In considerazione delle sue doti di organizzatore ed anche per la sua preparazione politica, il C.L.N. provinciale gli aveva poi dato l’incarico di intendente del Comando Piazza (2).
Il 2 Dicembre 1944 (3) era stato arrestato nei pressi della sartoria dello zio (in Via Fabio Filzi n. 29, a Reggio Emilia) da elementi dell'U.P.I. (Ufficio Politico Investigativo della Guardia Nazionale Repubblicana) (4). Aveva subito torture indicibili nella famigerata Villa Cucchi, sede dell'U.P.I., posta a Reggio Emilia in Via Raimondo Franchetti n.10. Nonostante tutta la crudeltà messa in atto dai sui aguzzini, che dopo le percosse e le bastonature erano arrivati al punto di causargli profonde ustioni in più parti del corpo con un ferro da stiro rovente, Davoli non aveva parlato (5). Forse, per non tradire i compagni e per porre fine alle sue sofferenze, aveva tentato di suicidarsi gettandosi dalla finestra della latrina. La rovinosa caduta gli aveva procurato la frattura di una gamba e questo non gli risparmiò ulteriori sevizie, visto che i fascisti lo lasciarono per ben due giorni senza cure. La sopraggiunta cancrena, dovuta alla voluta mancanza di tempestive cure, rese necessaria l'amputazione dell'arto. Ma i fascisti non permisero che l'intervento si dovesse effettuare in Ospedale e per questo era stato operato (6) nella Caserma “Ettore Muti” di Via Gazzata, sempre a Reggio Emilia, dove “Sertorio” vi rimase una ventina di giorni prima di essere tradotto nel carcere dei Servi.
Il giorno in cui è prelevato dalla prigione per essere giustiziato, nel momento di lasciare la cella, dice ad un compagno, Gianni Morselli: “Gianni, tu che sei il più giovane di tutti noi, se riuscirai ad uscire vivo di qua, ricordati e dì a tutti che sono andato alla morte sereno, così come mi vedi”. Le condizioni di “Sertorio” sono così pietose che i militi sono costretti a sorreggerlo. Giunto sul luogo dell'esecuzione affronta il plotone intonando una canzone patriottica, invitando i compagni di sventura a fare altrettanto (7).
Prima di essere seppellito, sul cadavere di Davoli era stato rinvenuto questo biglietto : “Cari genitori, vado a morire, la mano non mi trema, non pensate a me, uccidono me, ma non l'idea. Evviva la libertà. Vostro Paolo”. La sorella Ondina ne riconosce il corpo per una cicatrice sotto il mento e perché un panno che lo copre riporta il suo nome.
Paolo Davoli è riconosciuto tra i Caduti partigiani della 76a Brigata Garibaldi S.A.P. “Angelo Zanti”.
Ma chi erano gli altri fucilati?

Erio Benassi (“Tiziano”), nato nel 1926, residente a Reggio Emilia, partigiano della 76a Brigata Garibaldi S.A.P. “Angelo Zanti”, operante a Villa Roncina (Reggio Emilia). Arrestato il 23 Febbraio 1945 e torturato a Villa Cucchi.

Ferruccio Ferrari (“Flavio”), nato nel 1923, residente a Villa Coviolo (Reggio Emilia), partigiano caposquadra della 77a Brigata S.A.P. Garibaldi “Fratelli Manfredi” (8). Torturato a Villa Cucchi.

Medardo Pagliani (“Nereto”), nato nel 1922, residente a Correggio (Re), partigiano della 77a Brigata Garibaldi S.A.P. “Fratelli Manfredi”. Arrestato il 26 Gennaio 1945 a Prato di Correggio dai fascisti della “Banda Pelliccia” e torturato.

Fermo Pedrazzoli (“Pollastri”), nato nel 1893, residente a Rio Saliceto (Re), partigiano della 77a Brigata Garibaldi S.A.P. “Fratelli Manfredi”, alla cui “memoria” sarà conferita la medaglia d'argento al Valor Militare.

Luigi Rigolli (“Pesaro”), altro nome importante tra i Caduti di quest'eccidio, era nato a Piacenza il 15 Febbraio 1902. Militante socialista, era stato uno dei primi animatori della Resistenza piacentina in Val di Nure. Membro del C.L.N. Provinciale aveva il compito di mantenere i collegamenti con il C.L.N.A.I. (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) di Milano e con quelli del Nord-Emilia. Venne arrestato a Piacenza il 28 Dicembre 1944, subendo pesanti interrogatori e torture. Detenuto nelle carceri giudiziarie di Piacenza fino al 27 Febbraio 1945. Riconosciuto partigiano della 38a Brigata Garibaldi S.A.P., gli sarà conferita la medaglia d'Argento al Valor Militare “alla Memoria”.

Erano stati catturati nel Gennaio 1945, a Solaro di Ferriere (Pc) e detenuti nelle carceri di Reggio Emilia, i partigiani Andrea Garilli, nato il 4 Marzo 1916 a Mareto di Farini (Pc), partigiano della Brigata “Pietro Inzani” (Divisione “Valdarda”); Salvatore Garilli, nato a Mareto di Farini nel 1915, partigiano della Brigata “Stella Rossa” (Divisione “Valdarda”) e Amedeo Rossi, nato a Farini (Pc) il 28 Febbraio 1917, appartenente al C.M.U. (Comando Militare Unico). Sempre dal Piacentino proveniva Tito Daparma (o Da Parma, secondo altre fonti), nato a Cortemaggiore (Pc) il 9 Gennaio 1907, partigiano della Divisione “Valnure” e detenuto a Reggio Emilia (9).

NOTE:
(1) Massimo Storchi “Anche contro donne e bambini. Stragi naziste e fasciste nella terra dei fratelli Cervi”, Imprimatur, Reggio Emilia 2016 pag. 300. Lo stesso Storchi, nella scheda compilata per questo episodio nel sito www.straginazifascite.it attribuisce la responsabilità della fucilazione agli agenti dell'U.P.I. della Questura di Reggio Emilia, sotto il comando del vicecommissario Gioacchino Pelliccia.
(2) Il Comando Piazza era l'organismo della Resistenza preposto alla direzione delle operazioni insurrezionali a Reggio Emilia.
(3) Guerrino Franzini “Storia della Resistenza reggiana”, A.N.P.I. Reggio Emilia, Tecnostampa, Reggio Emilia 1966 alla pag. 403 riporta la data del 30 Novembre 1944, mentre a pag. 549 indica il 2 Dicembre successivo. Il luogo della cattura viene indicato nell'abitazione del Davoli.
(4) L'autore dell'arresto risulta tale Angiolino Manzini.
(5) Qualcuno dei compagni di detenzione dirà di averlo visto seduto sopra un fornelletto elettrico acceso.
(6) Intervento eseguito dal dottor Iotti, che ne rilascerà una importante testimonianza.
(7) Un milite del plotone d'esecuzione, indispettito dal fiero comportamento del Davoli, dopo la scarica, ne aveva colpito ripetutamente il cranio con il calcio della propria arma.
(8) Nel sito di Istoreco (Ist. Storico della Resistenza di Reggio Emilia) lo si indica fucilato a Pieve Modolena il 28 Febbraio 1945.
(9) Altre fonti riportano nel 1927 l'anno di nascita.






Contenuti

Iscrizioni:
CADDERO COMBATTENDO
LA TIRANNIDE FASCISTA
PER UN'ITALIA LIBERA
E PER LA PACE
IL 28.2.1945

ERIO BENASSI
ANNI 19
FERRUCCIO FERRARI
ANNI 21
MEDARDO PAGLIANI
ANNI 22
AMEDEO ROSSI
ANNI 28
ANDREA GARILLI
ANNI 28

SALVATORE GARILLI
ANNI 31
TITO DA PARMA
ANNI 38
LUIGI RIGOLLI
ANNI 42
PAOLO DAVOLI
ANNI 44
FERMO PEDRAZZOLI
ANNI 51

CGIL
SPI
SINDACATO
PENSIONATI
ITALIANI

Sulla targhetta:

I pensionati dello SPI-CGIL non dimenticano!
1945-2015 70° anniversario della Liberazione
Il sindacato dei pensionati SPI-CGIL di Cadelbosco di Sopra
ha finanziato la ristrutturazione del cippo dedicato ai caduti
di Via Nuova di Cadelbosco di Sotto.
2 ottobre 2015
Simboli:
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