
Posizione
- Nazione:
- Italia
- Indirizzo:
- Strada bianca snc
- CAP:
- 62032
- Latitudine:
- 43.149827
- Longitudine:
- 13.127834
Informazioni
- Luogo di collocazione:
- Parete esterna dei ruderi del mulino
- Data di collocazione:
- Informazione non reperita
- Materiali (Generico):
- Marmo, Altro
- Materiali (Dettaglio):
- Marmo per la lastra. Ferro per i ganci di sostegno.
- Stato di conservazione:
- Sufficiente
- Ente preposto alla conservazione:
- Informazione non reperita
- Notizie e contestualizzazione storica:
- Informazione non reperita
Contenuti
- Iscrizioni:
- QVI CADDE
BORGARVCCI SIRO
STRONCATO DALLA FEROCIA TEDESCA
A SOLI 14 ANNI
IL 24 GIVGNO 1944
Pannello posto lungo la strada nei pressi del mulino:
A.N.P.I.
SEZIONE DI CAMERINO
COMUNE DI CAMERINO
I PERCORSI DELLA RESISTENZA
Capolapiaggia – Pielapiaggia – Pozzuolo
Il nome Pielapiaggia significa ai piedi della “piaggia” e cioè nella parte bassa di un luogo scosceso,
mentre Capolapiaggia significa in cima allo stesso luogo. Pertanto già i nomi identificarono molto bene la
posizione in cui si trovano queste due località che il 24 giugno 1944 furono teatro dei gravissimi fatti di
sangue compiuti dai nazi-fascisti.
Qui a Pielapiaggia, allora come oggi, c'erano soltanto la piccola chiesa, ancora aperta al culto, ed il mulino
ad acqua detto “de Muchellu” di proprietà Fainetti, oggi completamente abbandonato e fatiscente. Il mulino
era l'unico della zona ed era utilizzato da tutti gli abitanti dei paesi circostanti, i quali lo raggiungevano con
gli asini e con i carri trainati dai buoi, su cui caricavano i sacchi di grano o di granturco da macinare.
Questo mulino si trovava a fianco della strada che da Capolapiaggia scendeva fino qui a Pielapiaggia
e poi risaliva verso Pozzuolo, per poi proseguire a destra verso Statte ed a sinistra verso Letegge e
Leteggiole.
Quel giorno, questa strada fu percorsa dai nazifascisti, sia durante il viaggio di andata verso Pozzuolo,
dove poi eseguirono il rastrellamento che portò alla cattura di oltre venti partigiani e di altrettanti civili inermi,
sia durante il viaggio di ritorno verso Capolapiaggia, dove furono trasferiti i prigionieri che poi vennero
fucilati.
Di prima mattina, un carro su cui viaggiavano quattro contadini e la maestra di Pozzuolo, provenendo da
Capolapiaggia, arrivò fino al mulino, dove venne macinato il grano che trasportava. La maestra proseguì
verso Pozzuolo ed al suo arrivo rassicurò tutti dicendo che durante il viaggio non aveva notato nulla di
particolare.
I quattro contadini con il carro ripreserò la strada verso Capolapiaggia e poco dopo aver superato la
chiesa si imbatterono nei nazi-fascisti che stavano iniziando l'accerchiamento di Pozzuolo. Senza nessun
preambolo, i quattro furono uccisi a colpi di fucile ed i loro corpi furono abbandonati sul ciglio della strada.
Nel pomeriggio iniziò il trasferimento da Pozzuolo a Capolapiaggia dei prigionieri catturati durante il
rastrellamento; ciò avvenne per gruppi, con davanti alcuni fascisti che facevano da guide. Un prigioniero
che si trovava in coda ad uno di questi gruppi composto da quattro persone, all'altezza del mulino si fermò
e si sedette fingendosi stanco; da uno degli aguzzini gli fu subito intimato di rialzarsi, sferrandolgi un colpo
con il calcio del fucile.
Quel gesto non piacque ad un altro soldato tedesco che rimproverò il suo collega e fece un cenno
d'intesa al prigioniero invitandolo di fatto a fuggire e fu così che Secondo Severini riuscì a salvarsi.
Un altro prigioniero, un non meglio identificato soldato abruzzese, si salvò tuffandosi nel laghetto che
c'era a fianco del mulino, mentre gli altri due furono uccisi proprio davanti all'ingresso del mulino stesso.
Una delle due vittime innocenti della furia nazi-fascista che si scatenò qui a Pielapiaggia era un ragazzo
di appena 14 anni.
(…)
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