183476 - Lapidi a Felice Montanari nel Casello 23 – Boretto

Sulla parete del casello ferroviario 23, oggi dismesso, si trovano due lapidi in marmo bianco. La prima presenta l’epigrafe in rosso con la fotografia smaltata del giovane caduto partigiano Felice Montanari -partigiano Nero- e venne scoperta il 5 gennaio 1995 per iniziativa di un Comitato comunale e del circolo Felice Montanari. La seconda presenta l’epigrafe accompagnata da un bassorilievo raffigurante il profilo del caduto ed un’immagine di donna, simbolo della giustizia vendicatrice, alla cui spada si avvinghia una serpe, venne posta dall’Amministrazione borettese nel 1946, ad un anno dalla morte di Felice Montanari.

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Via Finghè a fianco del Canale Derivatore
CAP:
42022
Latitudine:
44.8931795
Longitudine:
10.5460612

Informazioni

Luogo di collocazione:
Casello ferroviario 23 , oggi dismesso, in via Finghè a fianco del Canale Derivatore
Data di collocazione:
5 gennaio 1946 /5 gennaio 1995
Materiali (Generico):
Marmo
Materiali (Dettaglio):
Lastre di marmo bianco incastonate sulla parete principale dell'edificio Casello 23

Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
Amministrazione Comunale e Anpi locale
Notizie e contestualizzazione storica:
Nel 1927 Benito Mussolini aveva inaugurato la linea ferroviaria che collegava Reggio Emilia a Boretto. Era una tratta di 26 km, che da Reggio Santa Croce raggiungeva Boretto, via Sesso, Cadelbosco Sopra, Cadelbosco Sotto, Castelnuovo Sotto, Poviglio.
Durante la guerra mondiale la linea assume una particolare rilevanza come collegamento tra Reggio e il Po. Come tale viene ampiamente utilizzata dall’occupante tedesco; e di conseguenza diventa obiettivo di numerose azioni partigiane.
Già all’inizio di luglio del 1944 i sappisti attaccano i convogli fascisti e provocano 3 deragliamenti. Tra l’ 8 e il 12 dicembre danneggiano diversi altri vagoni.
L’azione partigiana risulta insopportabile dai tedeschi che intervengono con un massiccio rastrellamento a inizio 1945. Durante l’operazione però la neonata 77° Sap “Fratelli Manfredi”, costituitasi all’inizio dell’anno e comandata da Renato Bolondi “Maggi”, riesce a fare prigioniero un sottufficiale tedesco, che avrebbe dovuto servire per uno scambio.
Il 5 gennaio il partigiano Felice Montanari “Nero”, sedicenne originario di Canneto sull’Olio, del gruppo di Licinio Tedeschi “Marat”, si trova a presidiare il Casello 23 nei pressi del Cavo Fiuma, dove è recluso l’ostaggio tedesco. Viene attaccato dal nemico, ma pur solo e assediato, risponde coraggiosamente al fuoco. I tedeschi allora chiamano in causa i cittadini del posto, di cui si fanno scudo nell’attacco.
Dopo oltre due ore, esaurite munizioni e di possibili aiuti, per salvare gli ostaggi ed evitare di cadere vivo nelle mani del nemico, Montanari si uccide, lasciando vivo il suo prigioniero per evitare rappresaglie. Lascia sul muro la scritta “Perduto, portate un fiore”.
I fascisti locali entrano nel casello, salgono nella stanza dove si trova il corpo di Nero e lo buttano dalla finestra. I tedeschi invece lo portano a Boretto e prima di seppellirlo gli rendono gli onori militari.
L’azione della Sap però non rallenta; ed anzi il gruppo si rende protagonista di importanti battaglie a Fabbrico e Fosdondo.
Dal 1955 la linea ferroviaria Reggio – Boretto non è più in funzione, ma diversi caselli sono stati recuperati e sono utilizzati come luoghi pubblici.
Felice "Nero" Montanari Felice era un diciottenne piccolo e magro, nato nel mantovano ed entrato giovanissimo nella Resistenza con nome di "Nero". All’alba del 5 gennaio 1945, si trovava isolato dal resto del proprio gruppo, in un casello ferroviario abbandonato, tra Poviglio e Boretto, a guardia di un prigioniero, un ufficiale tedesco che avrebbe dovuto servire da scambio con alcuni partigiani già prigionieri. Individuato e circondato dai nazifascisti, Montanari venne circondato e cominciò a difendersi sparando ora dall’una, ora dall’altra finestra, lanciando bombe e costringendo gli assalitori a mettersi al riparo, tanto che questi credettero di trovarsi di fronte ad un gruppo invece che un singolo partigiano. Dopo 2 ore le munizioni finirono e il giovane Nero non riuscì ad aprirsi un varco e fuggire, né gli altri partigiani erano in grado di portargli aiuto. I nazifascisti presero dei civili e li usarono come scudi umani, e Nero a questo punto, a corto di munizioni, prima liberò il prigioniero e poi si sparò un colpo alla testa.
Sul muro del casello lasciò scritto: “Perduto. Portate un fiore rosso”.


Contenuti

Iscrizioni:
Nella 1 lapide posta sulla parete del casello ferroviario 23, oggi dismesso troviamo scritto
"DA CANNETO IL PARTIGIANO
FELICE MONTANARI -NERO
D'ITALIA GRAN SOLDATO
MARTIRE QUI DICIOTTENNE
SALI' SOLO IN UN PUNTO
ROSSO FIORE NELLE NOSTRE BRUME
VOLTO AI SACRI SILENZI
E L'OPRE PIU' FECONDE PER LA PACE SOLA"
BORETTO 1°ANNIVERSARIO 5-1-1946

NELLA SECONDA LAPIDE E' RIPORTATO ,OLTRE LA FOTO DEL PARTIGIANO FELICE MONTANARI
"NEL 50° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE
LA COMUNITA' BORETTESE RICORDA AI
POSTERI L'EROICA FIGURA
DEL PARTIGIANO "NERO"
1926/1945
MEDAGLIA D'ARGENTO
AL VALOR MILITARE
IL COMITATO COMUNALE
IL CIRCOLO F.MONTANARI
5-1-1995

Simboli:
Bassorilievo raffigurante il profilo del caduto ed un'immagine di donna, simbolo della giustizia vendicatrice, alla cui spada si avvinghia una serpe.

Altro

Osservazioni personali:
Il luogo oggi è seminascosto, sarebbe necessario , come di fatto è nelle intenzioni dell'Amministrazione, riqualificare la zona. Con la segnaletica opportuna, costituirebbe sicuramente un luogo della Memoria da inserire nei percorsi della bassa padana.

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