190772 - Lapidi ai martiri di Quinto Romano – Milano

L’insieme si compone di due manufatti:

una lapide in granito porrino chiaro con foto in ceramica ed iscrizioni incise smaltate in rosso (poco leggibili nel 2021); una lastra in marmo bianco (presumibilmente posta in precedenza) con scritte incise e smaltate di nero.

La lapide commemora quattro martiri nel luogo simbolo della Resistenza di Quinto Romano, il punto in cui quattro dei suoi giovani figli vennero uccisi ed abbandonati dalle squadre fasciste.

La lastra (più piccola) fu probabilmente posta in questo luogo subito dopo l’uccisione di Carati e, solo in seguito, Carati con le altre tre vittime furono commemorati dalla lapide più grande, posta immediatamente sopra alla lastra più piccola.

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Quinto Romano
Indirizzo:
piazza Giosia Monti 7
CAP:
20153
Latitudine:
45.475835383917
Longitudine:
9.0885884562624

Informazioni

Luogo di collocazione:
Muro della piazza Giosia Monti, al centro di Quinto Romano
Data di collocazione:
Informazione non reperita
Materiali (Generico):
Altro
Materiali (Dettaglio):
La lapide superiore è in granito porrino chiaro con foto in ceramica ed iscrizioni incise smaltate in rosso (poco leggibili nel 2021). La seconda è una lastra in marmo bianco con scritte incise e smaltate di nero.

Stato di conservazione:
Insufficiente
Ente preposto alla conservazione:
ANPI
Notizie e contestualizzazione storica:

  • GALLI GIUSEPPE nacque a Milano il 24 agosto 1924.

    Prestava servizio a Udine come militare dell'Aeronautica quando seppe del armistizio. Decise allora di unirsi alle formazioni partigiane che nascevano in tutte le vallate friulane tra i fiumi Natisone e Torre. Come membro della 113a Brigata Mazzini, divisione Natisone, Galli combatté contro i nazifascisti fino al settembre del 1944, quando durante un rastrellamento tedesco fu catturato e deportato a Dachau per essere ucciso pochi giorni dopo il 25 aprile 1945.
    Suo padre rischiò la stessa sorte. Operaio antifascista, nel corso degli stessi giorni della cattura di suo figlio, mentre lavorava alle Officine Redaelli, fu prelevato ed inviato in Germania, ma alla stazione di Bolzano, durante una sosta del treno riuscì a fuggire. Benché ferito, riuscì a tornare nella sua casa a Quinto Romano.

  • SISTI RINO nacque a Quinto Romano (MI) il 2 agosto 1922.

    Orfano di entrambi i genitori visse e studiò a Milano nel Collegio dei Martinit. Lavorò a Rogoredo presso la Redaelli, dove ebbe una parentesi nel mondo calcistico.
    L'8 settembre 1943, durante il periodo di leva, avendo rifiutato di aderire alla Repubblica Sociale Italiana, fu quindi deportato in Germania.
    Dopo due mesi terribili, riuscì a tornare in Italia, fingendo di accettare la proposta di entrare nei ranghi fascisti. Riuscì perfino a fuggire dal treno che lo stava riportando a Milano, ma fu nuovamente catturato e trasferito a Torino. Fuggì ancora e partecipò ad azioni della formazione partigiana della 43a Divisione Sergio De Vitis - Brigata Carlo Nino dimostrando grande esperienza e coraggio.
    Fu catturato durante un rastrellamento a Pontetto della Maddalena di Gioveno (prov. Torino) dopo un'intera giornata di combattimento. Dopo la sua cattura fu sottoposto a tortura senza ottenere da lui una parola, ragione per cui fu barbaramente trucidato ed abbandonato sui monti. Dovettero trascorrere circa venti giorni prima che i suoi compagni lo ritrovarono e lo seppellirono nel Cimitero di Santa Maria Maddalena – Giaveno
    Il 10 maggio 1945 tramite il C.L.N. di Quinto Romano viene concessa la traslazione della salma nel
    Campo della Gloria (campo 64) ai Caduti per la Libertà – Cimitero Maggiore – Milano, dove ora egli riposa presso il cippo 59 (vedi galleria).

  • CARATI RINALDO nacque ad Albairate il 28 ottobre 1920

    Visse in via Caldera 115 a Quinto Romano, crescendo in una povera famiglia contadina di ideali socialiste. Lavorò come meccanico alla Isotta Fraschini. Chiamato alle armi nel 1940, assegnato all'Aeronautica, prima a Perugia, poi a Tripoli, rimpatriò a Busto Arsizio e con l'8 settembre 1943 tornò a Quinto per entrare nella 112a Brigata Garibaldi SAP.
    Il 25 giugno 1944 i brigatisti neri della Legione Autonoma Ettore Muti circondarono il paese imponendo la trebbiatura, ma quando a sera lasciarono Quinto furono attaccati dai partigiani. Per l'intero giorno e la notte successivi la "Muti" condusse per ritorsione un rastrellamento casa per casa. All'alba del 27 giugno 1944 ai margini del paese, Rinaldo Carati fu catturato, fucilato ed abbandonato in Piazza Giosia Monti ai piedi del muro che ancor oggi ricorda quattro Caduti di Quinto Romano. A ritrovare il corpo di Rinaldo furono le mondine che di buon mattino si recavano al lavoro: Rinaldo era figlio di una loro compagna. L'estrema tensione di tutto il paese, non bastò a concedere al parroco don Bollini il permesso di svolgere i funerali.
    Ora egli riposa nel Campo della Gloria (campo 64) ai Caduti per la Libertà – Cimitero Maggiore – Milano, dove ora egli riposa presso il cippo 59 (vedi galleria), presso il cippo 60 (vedi galleria).

  • CLERICI ATTILIO

    Nacque a Quinto Romano il 26 ottobre 1921 da Luigi e Valentini Giuseppina ed abitò a Quinto Romano in via Caldera 115.
    Operaio alla FACE fin da giovanissimo, venne chiamato alle armi ed inviato con l'ARMIR in URSS. In seguito alla sconfitta rimpatriò con tutto il suo reparto. Dopo l'8 settembre 1943 entrò alla Borletti alla quale, la legge di guerra tedesca imponeva l'invio del 20% della forza operaia in Germania. Per evitare di essere deportato, Attilio Clerici lasciò il lavoro e con altri compagni si nascose nelle campagne attorno a Quinto Romano. Dopo il feroce rastrellamento del 26 e 27 giugno 1944 eseguito dalla "Muti" nella zona di Baggio, Clerici raggiunse le formazioni partigiane a Varzi, nell'Oltrepò Pavese. Il 20 settembre 1944 mentre era di sentinella a Chiusani di Rocca Susella, una delle postazioni avanzate dello schieramento partigiano nella 88° Brigata Garibaldi "Walter Casotti", dopo aver segnalato l'arrivo di ingenti forze tedesche, fu colpito a morte e il suo corpo trascinato nel luogo dove altri due partigiani catturati erano costretti a scavare le loro fosse per poi venirci gettati dentro dopo essere stati fucilati.
    Le sezioni ANPI di Quarto Cagnino e Quinto Romano sono intitolate ad Attilio Clerici.
    Ora egli riposa nel Campo della Gloria (campo 64) ai Caduti per la Libertà – Cimitero Maggiore – Milano, dove ora egli riposa presso il cippo 59 (vedi galleria), presso il cippo 58 (vedi galleria).

    La lastra dedicata a questi quattro martiri è stata posta nel luogo simbolo della resistenza di Quinto Romano, il punto dove queti oppositori al nazifascismo vennero uccisi ed abbandonati.

    I nomi di questi caduti si ritrovano anche sulle lastre in ai Caduti di Quinto Romano, in VIA ARPINO (sempre a Quinto Romano).
    __________________________________

    FONTI:
    Le informazioni sono state attinte dalle note biografiche sotto plexiglas, presenti presso la lastra e dalle seguenti fonti:

    su GIUSEPPE GALLI: Arcipelagomilano - GIUSEPPE GALLI e ANPI - GIUSEPPE GALLI
    su RINO SISTI: ANPI - RINO SISTI
    su RINALDO CARATI: ANPI - RINALDO CARATI e Straginazifasciste - RINALDO CARATI
    su ATTILIO CLERICI: ANPI - ATTILIO CLERICI


  • Contenuti

    Iscrizioni:
    (lapide superiore)


    COLPITI DA PIOMBO NAZI FASCISTA NELL'ADEMPIERE
    IL DOVERE PER LA LIBERTA' DELLA PATRIA

    SISTI RINO
    N. 2-8-1922 A MILANO M. 10-8-1944 A GRAVENO
    43 DIVISIONE S. DE. VITIS

    CARATI RINALDO
    N. 28-10-1920 A MILANO M. 27-6-1944 A V. ROMANO
    112 BRIGATA GARIBALDI

    CLERICI ATTILIO
    N. 26-10-1921 A MILANO M. 20-9-1944 A ROCCA SUSELLA
    BRIGATA SANOTTO

    GALLI GIUSEPPE
    N. 24-8-1924 A MILANO M. 9-4-1945 A
    DACHAU GERMANIA
    113 BRIGATA MAZZINI

    A.N.P.I.



    (lastra inferiore)


    CARATI RINALDO
    CADUTO SOTTO IL PIOMBO
    FASCISTA
    QUINTO ROMANO
    + 27 . 6 . 1944

    Simboli:
    nessun simbolo

    Altro

    Osservazioni personali:
    Si può tollerare il pessimo stato del muro, ma non lo stato delle scritte che non si leggono quasi per niente (maggio 2021).
    Seppur lodevoli siano i sentimenti che spingono alcuni ad offrire dei pensieri a questi martiri, se li si applicano alla lastra o anche in sua prossimità, si peggiora il già critico stato di dignità di questo luogo che va rispettato.
    Discorso diverso invece per i messaggi di odio: non c'é luogo meno adatto dove apporli.
    Non possiamo restituire la vita ai caduti per la libertà che col loro sacrificio ci hanno donato, ma se davvero vogliamo li vogliamo ringraziare ed onorare, dobbiamo almeno rispettare la loro pace.
    Per quanto riguarda i fiori e pur apprezzando l'intento, sarebbe preferibile che non ci fossero piuttosto che vedere quel che è stato trovato (maggio 2021).

    Staff Pietre: nel 2017 il Liceo Artistico Boccioni di Milano censì la pietra limitandosi a documentare la seconda lastra di marmo omettendo la lapide in porrino. Si ringrazia Umberto Murri per aver completato il lavoro.

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