199084 - Monumento ai Caduti partigiani – Lonchio di Bagno a Ripoli

Il monumento è dedicato a sette partigiani della 22a Bis Brigata Garibaldi “Vittorio Sinigaglia” caduti, in luoghi e tempi diversi, tra la tarda primavera e l’estate 1944. Circondato da cipressi, si trova lungo il margine della strada, nei pressi del luogo in cui cadde Emilo Martini (“Balena”), uno dei partigiani citati nel monumento. Si tratta di una struttura formata da bozze di pietra d’alberese e calce, a pianta rettangolare e con la parte anteriore leggermente prominente per permettere la collocazione della lapide e del bassorilievo. Poggia su una base pavimentata con formelle di pietra, a cui si accede attraverso due scalini. L’attuale monumento è stato inaugurato il 24 Aprile 1999, ma si tratta di un parziale rifacimento di quello originario, collocato nello stesso luogo, il 3 Agosto 1947 a cui, col tempo, sono state fatte alcune aggiunte.
Voluto dal partigiano e pittore Sergio Donnini (1920-2006, comandante della I Compagnia con il nome di battaglia di “Otto”), compagno di Brigata di “Balena”, venne realizzato grazie all’opera dello scultore romano Stelvio Botta (1924-1986), che modellò le figure dei partigiani uccisi (al centro, un uomo ed una donna accasciati; ai lati, un uomo a torso nudo ed un altro voltato di spalle) in pannelli di terracotta murati sul monumento. La struttura portante fu realizzata dallo scalpellino Osvaldo Fantini (“Franco”, anche lui garibaldino della Brigata “Sinigaglia”), unitamente al muratore Franco Consigli e ad altri compagni partigiani. Anche la targa con l’epigrafe era in terracotta. Questa, dal profilo irregolare, posta sopra il bassorilievo, riportava incisi i nomi di Emilio Martini, Ivo Lazzeri, Dina Buoncristiani e Pietro Stefanini, tutti caduti il 2 Agosto 1944 e la frase del poeta greco Anacreonte (570-485 a.C., circa). Nel 1998, a causa degli agenti atmosferici, i pannelli si erano pressoché rovinati del tutto e ciò rese necessario il restauro, sostituendo tutti gli elementi in terracotta con riproduzioni in bronzo modellate dallo scultore Luciano Buccioni. Sulla targa, inoltre, furono aggiunti i nomi di altri tre caduti (Galganotti, Ferruzzi e Casini) e, sul lato superiore destro della stessa (rispetto a chi guarda), dei ramoscelli di quercia con ghiande in bassorilievo.
Il 2 Settembre 2017, grazie ai i partigiani Marcello Citano (“Sugo”) e Giulio Consigli (“Topino”), è stata collocata sul fianco sinistro del manufatto una targa metallica che contestualizza l’episodio della morte di “Balena” e la genesi del monumento. Infine una piccola formella in ceramica smaltata è stata posta sotto il bassorilievo, in posizione centrale: questa fa parte di un “sentiero della memoria” che comprende svariati luoghi sparsi nel territorio comunale di Bagno a Ripoli dedicati alla lotta di Liberazione.

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Frazione Antella, località Lonchio
Indirizzo:
Via del Lonchio, nei pressi del n. civico 7
CAP:
50012
Latitudine:
43.71525
Longitudine:
11.353364

Informazioni

Luogo di collocazione:
Spiazzo a margine della strada
Data di collocazione:
Collocazione originaria: 3 Agosto 1947; restauro inaugurato il 24 Aprile 1999; collocazione della targa storica 2 Settembre 2017
Materiali (Generico):
Bronzo, Pietra, Altro
Materiali (Dettaglio):
Pietre d'alberese per la struttura portante del monumento. Formelle di pietra a pavimentare la superficie dove sorge il manufatto. Pietra per i gradini. Bronzo per l'opera scultorea in bassorilievo e per la targa su cui è incisa l'epigrafe. Ceramica smaltata per la formella facente parte del “sentiero della memoria” del Comune di Bagno a Ripoli. Metallo per la targa che descrive l'evento e la genesi del monumento ai partigiani.
Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
Comune di Bagno a Ripoli
Notizie e contestualizzazione storica:
La notte tra l'1 ed il 2 Agosto 1944 cinque partigiani della 22a bis Brigata Garibaldi "Vittorio Sinigaglia", agli ordini di Emilio Morandi ("Greco"), si recano a ritirare della farina da un contadino poco lontano da Montisoni (1).
La zona è ancora occupata dai tedeschi ed occorre muoversi con prudenza, inoltre, per essere più agevolati nel trasporto e per correre minori rischi nel caso di un "fermo", hanno lasciato le proprie armi nell'accampamento.
Sulla strada del ritorno, alla casa detta "del Pecoraio" (o anche "del Pastore"), nei pressi di Lonchio (2), la pattuglia è sorpresa da una colonna tedesca in fase di ripiegamento. Sono circa le 1:00 del 2 Agosto 1944 e si accende una breve sparatoria. Solo tre partigiani riescono a scampare all'agguato: "Greco" si salva dai colpi grazie al sacco di farina che tiene sulle spalle che attutisce l'impatto dei proiettili.
Emilio Martini ("Balena", nato a Greve in Chianti il 15 Marzo 1922, caposquadra, coniugato) (3) cade ucciso, colpito al ventre da una raffica sparatagli a bruciapelo, mentre Ivo Lazzeri ("Giannetto", nato a Firenze il 15 Agosto 1920), che chiudeva la fila, viene considerato disperso.
"Greco" riesce a raggiungere la base partigiana ed avvisa i compagni dell'accaduto.
Così, sul far del giorno, Angiolo Gracci ("Gracco"), comandante la Brigata, Mario Spinella ("Parabellum") ed altri garibaldini si portano sul luogo per raccogliere il corpo di "Balena". Qui giunti trovano due donne, visibilmente provate, a cui chiedono dove sono i loro compagni. Ma gli viene indicato solamente dove si trova il caduto: in un campo, sotto la scarpata della strada, vicino al proprio sacco di farina.
Dopo aver sostato in raccoglimento dinanzi al compagno ucciso, i partigiani prendono una porta scardinata, vi depongono il cadavere e lo seppelliscono in un vicino boschetto, segnandone la fossa con una croce di legno (4). Ne hanno prelevato il portafoglio e gli scarponi, preziosissimi, che saranno donati ad un compagno bisognoso: Aldo Fagioli ("Fagiolo"). Poi, a "Gracco" e agli altri non resta che rientrare all'accampamento con il sacco di farina impregnato del sangue di "Balena". Anche Lazzeri, sebbene non si abbiano al momento notizie su di lui, viene considerato caduto.
Invece "Giannetto" è stato catturato dai tedeschi e più tardi trucidato a colpi di pugnale in località Colonie di San Giorgio, presso Osteria Nuova (5), sul borro del torrente Isone, lo stesso 2 Agosto 1944 (6). Unitamente a lui è ucciso l'ex soldato del Regio esercito Giovacchino Mutolo (25 anni, nato a Partinico - Pa), sbandatosi dopo l'Armistizio, ma non sono qui note le cause che hanno portato alla sua cattura ed al successivo assassinio.
Occorre riportare anche la testimonianza di Aldo Fagioli ("Fagiolo") che, nelle sue memorie (7) offre sostanziali differenze alla versione fin qui data.
Gli Alleati sono vicinissimi a Firenze e "Gracco" comanda il Fagioli, in qualità di staffetta, di portare la notizia al Comando della Divisione Garibaldi "Arno". Inoltre gli chiede anche di cercare notizie su "Giannetto".
Durante la sua marcia riesce ad avvicinare alcuni contadini e da questi apprende che c'è il corpo di un partigiano morto. Inoltre, con la descrizione che gli viene fornita, capisce che si tratta proprio del compagno ritenuto disperso. Quindi viene accompagnato sul luogo dove è stato trovato il cadavere. “Fagiolo” ritiene che Lazzeri, ferito gravemente al Lonchio, nella disperata ricerca della salvezza, abbia cercato di raggiungere le case delle Colonie di San Giorgio per chiedere aiuto. Ma, data la distanza dal luogo dello scontro, vi era arrivato allo stremo delle forze per poi morirvi.
Rinvenuto il corpo, gli sono tolte le armi (8) e i segni che lo qualificano come partigiano. Poi viene chiamato il prete di Montisoni che, con un carretto, lo porta in quella Chiesa.
La storia di "Giannetto" è particolarmente dolorosa: un anno prima, quando era ancora militare, aveva perso tutta la sua famiglia per una fuga di gas: i genitori, i due fratelli più piccoli ed il nonno (9).

NOTE:
1) Località posta nel Comune di Bagno a Ripoli, nei pressi dela frazione di Antella.
2) Anche questa è una località posta nel Comune di Bagno a Ripoli, nei pressi della frazione di Antella.
3) Carlo Baldini nel suo “La Seconda Guerra Mondiale da Greve in Chianti a Firenze”, Edizioni Polistampa, Firenze, 1994, riporta la data di nascita di Emilio Martini al 17 Marzo 1922.
4) Oggi riposa, insieme ad i genitori, nel Cimitero monumentale della Misericordia di Antella.
5) Frazione del Comune di Bagno a Ripoli.
6) Secondo la testimonianza di Tullio Fiani, antifascista dell'Antella, sembra che a “Giannetto” siano stati cavati gli occhi.
7) Aldo Fagioli “Partigiano a 15 anni”, Edizioni Alfa, Firenze, 1984.
8) Gracci aveva scritto che la pattuglia era partita disarmata.
9) Secondo lo storico Carlo Baldini la morte di Lazzeri e Mutolo è da collocarsi al 3 Agosto 1944, come riportato dal cippo che sarà eretto sul luogo della morte dei due giovani.


Il 2 Agosto 1944, in località Panzalla, presso San Polo in Chianti (1), i tedeschi fucilano i coniugi Stefanini, Pietro e Dina, qui sfollati dalla loro abitazione di Firenze, in una casa di campagna acquistata nel 1939.
La mattina di questo giorno la coppia ha lasciato la propria casa, occupata da alcuni tedeschi e si trovano nell'abitazione del contadino Luigi Trambusti. Improvvisamente vi irrompono alcuni soldati nazisti di stanza in una vicina fattoria (2). Forse vi sono stati indirizzati da una spia (3).
La dinamica non è molto chiara, ma è probabile che Pietro Stefanini, nato a Scarperia (Fi) il 4 Febbraio 1887, maresciallo maggiore dei vigili urbani fiorentini che, dal 1932 ne comanda il reparto motociclisti, durante il percorso verso la fattoria, cerchi di reagire utilizzando la propria pistola d'ordinanza. Il tentativo fallisce e l'uomo viene ucciso, insieme al suo cane, nei pressi della Chiesa di San Clemente a Panzalla. La moglie, Dina Buoncristiani, nata a Fucecchio (Fi) il 14 Aprile 1907 (4) scappa, ma non va molto lontano. Raggiunta viene anche lei trucidata, forse dopo che è stata brutalmente violentata. Infatti, quando il pomeriggio del giorno successivo ne viene recuperato il cadavere (5) questo è completamente nudo. I loro corpi sono stati gettati in un dirupo, detto “Busilli”, tra la Chiesa di San Clemente e la casa colonica “Aiaia”.
Tuttavia si può avvalorare anche la tesi che lo Stefanini abbia reagito con la pistola proprio per difendere la moglie, una donna molto bella, dalle palesi intenzioni dei soldati (6).
Durante l'occupazione tedesca, i due coniugi svolgevano attività antifascista. La loro casa fiorentina (7) era meta di renitenti alla leva e disertori che cercavano rifugio e assistenza. Sfollati poi a Panzalla, avevano iniziato a collaborare in qualità di staffette con i partigiani della 22a Brigata Garibaldi “V. Sinigaglia”, dove militava anche il fratello della donna, Giuseppe Buoncristiani. Significativamente Dina è conosciuta con il nome di battaglia “La Marescialla”. Vera anima antifascista sarebbe stata proprio lei a coinvolgere il marito in questa attività. Il maresciallo Stefanini, poi, in divisa e con la moto di servizio, non creava sospetti e così, nel suo andare e tornare da Firenze, era riuscito a fornire ai partigiani informazioni militari, materiale sanitario e medicinali.
Sul luogo della loro morte è stato eretto un piccolo cippo che, dal 2006, dopo un restauro, è stato spostato e collocato al margine della strada soprastante il fosso dei “Busilli”.
Oggi, Pietro e Dina, riposano insieme in una tomba del Cimitero comunale di Trespiano, presso Firenze.

NOTE:
1. Nel Comune di Greve in Chianti.
2. Il nipote Raffaello Ferrini ricorderà, da racconti ricevuti, che gli zii si trovavano nascosti insieme ad altre persone in un rifugio posto sotto la loro abitazione.
3. Alcuni abitanti del luogo riferiranno che la Buoncristiani aveva avuto dei dissidi con un uomo residente in una villa della zona, visto più volte viaggiare nei dintorni a bordo di un calesse e armato di un mitra. Il sospetto è che questi fosse una spia al servizio dei tedeschi e che possa avere scoperto l'attività dei due coniugi.
4. Nel libro “Brigata Sinigaglia” (Libreria Feltrinelli, Milano,1976) scritto dal suo ex comandante Angiolo Gracci (“Gracco”), i dati anagrafici della Buoncristiani sono diversi e contraddittori: alla pag. 139 è riportata la data del 12 Aprile 1907, mentre alla pag. 118 (elenco Caduti) vi è quella del 14 Aprile 1905. Inoltre la data di morte è erroneamente individuata nel 3 Agosto 1944.
5. Paolo Pieraccini “Il Corpo di Polizia Municipale di Firenze. Dai Lorena all'Italia Repubblicana”, Pagnini Editore, Firenze, 2004.
6. Carlo Baldini nel suo “La Seconda Guerra Mondiale da Greve in Chianti a Firenze”, Edizioni Polistampa, Firenze, avvalora che lo Stefanini sia stato ucciso intorno alle 11:30 e la Buoncristiani nel pomeriggio, intorno alle 16:30, quando, fuggita, dopo qualche ora era stata catturata e poi assassinata. Pare che la donna si trovasse in stato interessante.
7. Sposatisi il 21 Giugno 1941, risiedevano nel rione del Ponte di Mezzo.

Alvaro Galganotti (“Smanne”), nato il 24 Aprile 1924. Su di lui non ho reperito notizie certe, anche se potrebbe essere caduto in combattimento contro i tedeschi al Ponte di Gabbiano, presso Mercatale Val di Pesa, Comune di S. Casciano in Val di Pesa (Fi) il 12 Giugno 1944. Riposa nel Cimitero monumentale della Misericordia di Antella.

Ferrero Ferruzzi (“Cannone”), nato a San Polo (Greve in Chianti) il 28 Luglio 1925. Il 3 Agosto 1944, mentre da Fonte Santa si sta recando a Picille (frazione di Bagno a Ripoli) a ritirare degli indumenti lavati dalle donne del paese, muore dilaniato da una mina tedesca. Riposa nel Cimitero monumentale della Misericordia di Antella.

Alberto Casini (“Berto”, “Tigre”), nato ad Antella il 20 Maggio 1920. L'11 Agosto 1944, giorno dell'insurrezione fiorentina contro l'occupante nazista, si trova di pattuglia lungo Via G.S. Mercadante, Questa strada si trova tra due fronti contrapposti: il Casone dei ferrovieri, tenuto dai partigiani e la Manifattura tabacchi, divenuta fortilizio tedesco. Il giovane viene colpito alla testa da un cecchino appostato sul terrazzo dell'ultima casa in direzione della Manifattura. Non è valso a salvarlo l'elmetto che ha raccolto lungo la strada e che si è calcato sulla testa. Portato all'Ospedale militare di Via San Gallo, Casini muore il 13 Agosto successivo. Riposa nel Cimitero monumentale della Misericordia di Antella.

Contenuti

Iscrizioni:
22 BIS BRIGATA V. SINIGAGLIA
DIVISIONE POTENTE

LAZZERI IVO (GIANNETTO)
MARTINI EMILIO (BALENA)
GALGANOTTI ALVARO (SMANNE)
FERRUZZI FERRERO (CANNONE)
CASINI UMBERTO (BERTO)

STEFANINI PIETRO
BUONCRISTIANI DINA (MARESCIALLA)

MORTE RISPARMIA LA VITA
NON GLI EROI (Anacreonte)

CADUTI IN FONTE SANTA 2.8.1944

Placca in ceramica:

SONO QUI RIUNITI
NEL RICORDO QUANTI,
IN VARIO MODO
E
IN GIORNI DIVERSI,
PARTECIPANDO ALLA
LOTTA PER LA LIBERAZIONE
NELLA BRIGATA PART. V. SINIGAGLIA,
PERSERO LA VITA.

Targa metallica:

22 BIS
BRIG. GARIBALDINA
VITTORIO SINIGAGLIA
DIV. ARNO

LA STORIA DEL MONUMENTO A “BALENA”

Nella notte tra il 2 e il 3 Agosto 1944 un gruppo
di sei Partigiani disarmati composto da Balena,
Giannetto, Franco, Lotar, Morino e Greco che
comandava la pattuglia, passavano dal Lonchio
con il rifornimento di farina ricevuta da alcuni
contadini dell'Antella solidali con la Resistenza
ai nazi-fascisti. Una pattuglia tedesca in ritirata
riconoscendoli come Partigiani, apre il fuoco su
di loro colpendo a morte Emilio Martini “Balena”.

Mentre i tedeschi sparano un'altra raffica i Partigiani riescono a dileguarsi nei
campi circostanti ma purtroppo perdono Ivo Lazzeri “Giannetto” che viene fatto
prigioniero e fucilato. A lui verrà dedicata una targa nel luogo dell'assassinio.

Nel 1946 il Comandante Partigiano Sergio Donnini “Otto”, pittore ed allievo
del Rosai a seguito della tragica fine del Compagno “Balena” volle onorare
la sua memoria progettando e costruendo con lo scultore Stelvio Botta questo
monumento che in origine era composto da quattro formelle in terracotta.

In seguito il marmista Partigiano Osvaldo Fantini “Franco” ed il muratore
Federico Consigli con l'aiuto di altri Partigiani della Brigata Sinigaglia che
trasportarono i materiali, realizzarono a questo cippo a perenne Memoria.

A causa del deterioramento delle formelle originali queste furono sostituite
con l'attuale basso-rilievo in bronzo. In quell'occasione furono aggiunti a
quello del “Balena” i nomi di altri valorosi Partigiani morti tuttavia in
circostanze e luoghi diversi.

Targa collocata il 2 Settembre 2017 dai Partigiani della Brigata Sinigaglia
“Sugo” e “Topino” che parteciparono anche alla costruzione del monumento.

OGGI COME IERI LA RESISTENZA CONTINUA

Simboli:
Il serto di quercia scolpito in bassorilievo sulla targa bronzea rappresenta la vita, la forza, la virilità e il valore militare,

Altro

Osservazioni personali:
Coordinate Google Maps:
43.715250, 11.353364

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