199208 - Lapide a 3 civili fucilati il 2 Luglio 1944 a Meoste di Bagno a Ripoli

La lapide ricorda la fucilazione di tre membri della famiglia Manzi, mezzadri di Meoste, fucilati dai nazifascisti il 2 Luglio 1944. Si tratta di una lastra rettangolare di marmo collocata, mediante quattro punzoni di bronzo, sulla parete esterna di un parcheggio. L’epigrafe reca incisi i nomi dei tre Caduti, la data della comune morte e l’anno di posa. I caratteri sono stati riempiti con vernice di colore nero.
Successivamente una piccola formella in ceramica smaltata è stata posta sotto la lapide: questa fa parte di un “sentiero della memoria” che comprende svariati luoghi sparsi nel territorio comunale di Bagno a Ripoli dedicati alla lotta di Liberazione.

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Frazione Meoste
Indirizzo:
Via Roma n. 270/a
CAP:
50012
Latitudine:
43.747821566379
Longitudine:
11.335435426984

Informazioni

Luogo di collocazione:
Parete esterna di un parcheggio pubblico
Data di collocazione:
Collocazione originaria nel Luglio 1945
Materiali (Generico):
Bronzo, Marmo, Altro
Materiali (Dettaglio):
Marmo per la lapide. Bronzo per i quattro punzoni di sostegno. Ceramica smaltata per la formella facente parte del “sentiero della memoria” del Comune di Bagno a Ripoli.
Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
Comune di Bagno a Ripoli
Notizie e contestualizzazione storica:
Intorno alle ore 8:00 del 2 Luglio1944 giunge a Meoste, frazione del Comune di Bagno a Ripoli, un autoveicolo dal quale ne scendono otto militari tedeschi e l'ex caposquadra della MVSN (1) Umberto Calosi. Sono dinanzi all'aia della colonica abitata dalla famiglia Manzi, al civico 142 di Via Roma (2) e qui vi trovano i due fratelli Giovanni (nato a Dicomano il 17 Maggio 1889, colono, coniugato) e Pietro Simone (nato a Dicomano il 28 Ottobre 1884, colono, coniugato) (3).
Svegliato dalla madre, giunge pure il figlio di Giovanni, Aldo (nato a Londa l'8 Agosto 1923, colono, celibe) (4).
Poco prima i nazifascisti si erano recati nella vicina abitazione di Tullio Losi, al civico 136, rubandovi la radio, biancheria, soldi e conigli. Il Losi, che non si era mai voluto iscrivere al Fascio, era già stato minacciato dal Calosi che lo riteneva un collaboratore dei partigiani. Per questo l'uomo si era nascosto altrove con la moglie, lasciando le chiavi di casa ai vicini. Mentre i tre Manzi si trovano con le armi puntate addosso, viene intimato alle mogli dei due "capoccia" (Ida Bellucci, moglie di Giovanni e Anna Barbieri, consorte di Pietro Simone) e a tale Margherita Taddei, di rientrare in casa e di chiudere le finestre. Un tedesco sta di guardia sulla soglia dell'abitazione.
Le donne sentono i soldati che chiedono ai Manzi dove hanno nascosto i partigiani ricevendone risposta negativa. Il Calosi insiste nel dire che i tre hanno collaborato con i resistenti, con coloro che lo volevano morto in quanto fascista. Ed effettivamente questa famiglia ha aiutato i partigiani dandogli vitto e alloggio. Tanto basta perché la sorte dei tre uomini sia segnata.
Calosi ordina ad Aldo di andare a casa della propria cognata, abitante nei pressi, a prendergli degli effetti personali. Al ritorno, il giovane è liquidato dal fascista con queste parole: "Puoi andare, addio" e facendogli cenno con la mano si avvia verso l'autoveicolo.
Intanto un soldato tedesco entra nella casa e visita tutte le stanze, senza profferire parola. Elio Manzi, fratello minore di Aldo, esce dal casale e viene fermato dai militari. Dice che deve andare a Messa e, dietro l'assicurazione del Calosi, viene lasciato andare.
Verso le 9:30 i tre uomini sono condotti in un campo sottostante l'aia e mitragliati, uno dopo l'altro, dinanzi ad un pagliaio. L'ultimo a cadere è il giovane Aldo.
Non appena udite le raffiche ed aver visto i tedeschi andare verso il loro automezzo, Ida Bellucci si porta sul luogo dove sono stati fucilati i suoi congiunti. La donna urla la sua disperazione ed invoca aiuto, ma la gente, impaurita, accorre solo quando è ormai sicura di non correre più pericolo con i nazifascisti già lontani (5).
Nel primo pomeriggio dello stesso giorno i nazisti ritornano a casa Manzi. Con un camion li derubano di 6 quintali di grano, biancheria, abiti, materassi e quello che più gli aggrada. Non paghi di tutto ciò prendono pure il loro bestiame (due vacche, un vitello, un maiale, i conigli ed i polli) e se ne vanno definitivamente.
I tre cadaveri sono poi portati nel cimitero parrocchiale, ma la Questura fiorentina ne ordina il prelievo conducendoli prima a Firenze e poi alla sepoltura a nel Cimitero di Trespiano.
La sera innanzi alla sua morte Aldo Manzi aveva confidato alla fidanzata, Renata Ceccherini, di aver incontrato tempo prima il Calosi che gli aveva chiesto se in casa sua si trovavano dei partigiani, come gli era stato riferito da un confidente e che due di questi "banditi" volevano ucciderlo. Sulle prime Aldo aveva negato ma poi aveva ammesso che i due giovani erano suoi amici, non dei partigiani e che si erano recati da lui soltanto per rendergli visita. Il Calosi gli aveva risposto che voleva rintracciare questi ragazzi per rimetterli in riga.
Il giorno successivo a quest'incontro il Manzi aveva riferito al fascista che coloro che cercava non erano più reperibili perché datisi alla macchia.
Alla fidanzata, inoltre, aveva detto che poco prima aveva nuovamente incontrato il Calosi che, stavolta in stato di ubriachezza, minacciava coloro che a Meoste lo volevano morto e che lui gli avrebbe fatto "passare un brutto quarto d'ora".
Umberto Calosi è ricordato come un uomo violento e un delinquente abituale; già in passato aveva fatto arrestare alcuni renitenti alla leva della RSI (6) e perquisito la canonica di Santo Stefano a Paterno (Bagno a Ripoli) con la scusa di trovarvi individui sospetti di antifascismo.
Oggi Giovanni, Pietro ed Aldo Manzi riposano nel Cimitero comunale del Pino, a Firenze.

NOTE:
1. Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, “istituzione del regime fascista sorta con lo squadrismo e riconosciuta legalmente nel 1923. La MVSN doveva «provvedere in concorso coi corpi armati della sicurezza pubblica e con l’esercito a mantenere nell’interno l’ordine pubblico, preparare e conservare inquadrati i cittadini per la difesa degli interessi dell’Italia nel mondo». Comprendeva la milizia ordinaria, la milizia coloniale e le milizie speciali. La milizia ordinaria, organizzata in legioni, coorti e centurie, aveva carattere territoriale. Durante le guerre italo-abissina e di Spagna furono mobilitate grandi unità della MVSN che parteciparono alle operazioni; nella Seconda guerra mondiale a ogni divisione dell’esercito era as­segnato un battaglione della milizia. Le milizie speciali erano le seguenti: confinaria, ferroviaria, forestale, portuaria, postelegrafonica, stradale, universitaria; nel 1930 furono istituite la milizia per la difesa contraerea territoriale e la milizia artiglieria marittima. Con la caduta del fascismo, la MVSN fu sciolta e i militi furono incorporati nei reparti dell’esercito”. Da Enciclopedia “Treccani” all'indirizzo https://www.treccani.it/enciclopedia/milizia-volontaria-per-la-sicurezza-nazionale_%28Dizionario-di-Storia%29/
2. La numerazione non corrisponde a quella attuale.
3. Dicomano, Comune in provincia di Firenze.
4. Londa, Comune in provincia di Firenze.
5. Secondo Nello Dini nel suo opuscolo “Ricordi di quei giorni”, Editrice Giuntina, Firenze 1975, i tedeschi avrebbero rastrellato la gente presente in quel momento nei paraggi per condurli davanti a i corpi dei fucilati con lo scopo di terrorizzarli e scoraggiarne l'eventuale aiuto ai partigiani.
6. RSI, Repubblica Sociale Italiana.

Contenuti

Iscrizioni:
QUI
IL 2 LUGLIO 1944
BARBARAMENTE TRUCIDATI DALLA FEROCIA NAZI-FASCISTA
ALDO – PIETRO E GIOVANNI MANZI
OFFRIRONO IN OLOCAUSTO ALLA PATRIA RISORGENTE
LA LORO VITA SEMPLICE E GENEROSA

IL POPOLO NEL I° ANNIVERSARIO DEL SACRIFICIO

Placca in ceramica:

UCCISI
PER RAPPRESAGLIA
SU DELAZIONE,
SOSPETTATI
DI AVER OSPITATO
DEI PARTIGIANI
Simboli:
Informazione non reperita

Altro

Osservazioni personali:
La lapide è stata spostata dal luogo in cui si trovava in origine per essere collocata in quello attuale. Purtroppo non sono riuscito ad individuare la primitiva sede.
Coordinate Google Maps:
43.7478671, 11.3354998

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