201794 - Monumento ai Caduti della ‘Brigata Calvi’ – Calalzo di Cadore (BL)

Sul sagrato antistante la chiesetta di S. Francesco d’Orsina, eretta nella seconda metà del XV secolo, è stato eretto un imponente monumento in pietra, con al centro un altare, sul quale sono poste delle lapidi commemorative. Le lapidi sulle pareti raccolgono i nominativi dei 37 partigiani, mentre quelle sul basamento identificano la sepoltura dei partigiani che lì sono stati inumati. Infine, sul lato destro, a fianco della lapide maggiore, si trova una piccola targa di marmo in memoria del Capitano Steve Hall, ucciso nel carcere di Bolzano dopo essere stato torturato nell’aprile del 1945.

 

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Località S. Francesco d'Orsina 6
CAP:
32042
Latitudine:
46.436670435655
Longitudine:
12.379411213732

Informazioni

Luogo di collocazione:
Sul sagrato antistante la chiesetta di S. Francesco d'Orsina.
Data di collocazione:
Informazione non reperita
Materiali (Generico):
Bronzo, Marmo, Pietra
Materiali (Dettaglio):
Struttura in pietra con lapidi commemorative in marmo e lampade in bronzo.

Misure della struttura:
Altezza: 353 cm
Larghezza: 163 cm
Lunghezza: 440 cm
Lunghezza interna (zona dell'altare): 210 cm

Misure delle lapidi:
Lapide destra e sinistra (pareti) monumento: H. 100 cm; L: 162 cm
Lapide destra e sinistra (basamento) monumento: H. 118 cm, L: 85 cm
Lapide del Capitano Hall (parete destra) monumento: H. 25 cm; L: 46 cm
Stato di conservazione:
Buono
Ente preposto alla conservazione:
ANPI Cadore
Notizie e contestualizzazione storica:
L'8 settembre 1943 non fu la fine della guerra, come molti Cadorini avevano sperato, ma l'inizio di nuove sofferenze. Il Bellunese era una zona strategica perché percorso dalle vie di transito che univano l'Italia alle fonti di rifornimento dell'esercito tedesco oltre le Alpi. Il 13 settembre 1943 tutta la Provincia di Belluno era sotto il controllo nazi-fascista e alla fine del mese con le Province di Trento e Bolzano entrò a far parte dell'Alpenvorland (Zona d'operazioni Prealpi), sotto l'amministrazione tedesca.
Il veneziano Alessandro Gallo "Garbin" organizzò il primo gruppo di partigiani in Cadore che prese il nome di Brigata "Calvi" in ricordo di Pier Fortunato Calvi e delle lotte risorgimentali: erano giovani di orientamenti diversi, ma appartenenti prevalentemente al Partito Comunista e al Partito d'Azione. Il loro obiettivo erano azioni di sabotaggio dei mezzi nemici e delle comunicazioni, contando sulla buona conoscenza del territorio da parte degli elementi locali. Alle loro azioni i Nazi-fascisti risposero spesso con particolare durezza e ferocia: rastrellamenti, deportazione di civili, rappresaglie, incendi anche di interi paesi. I partigiani contavano sull'aiuto della popolazione locale e sugli aviolanci degli Alleati per rifornirsi di armi, viveri e vestiario. A volte furono costretti a recuperare viveri con le requisizioni forzate, malviste dalla popolazione già impoverita dalla guerra. Questo creò degli attriti, perché i Cadorini temevano molto la reazione tedesca e spesso vedevano i partigiani come giovani esaltati. Molto importante fu l'intervento del clero cadorino e bellunese e, in particolare, del parroco di Lorenzago, don Sesto Da Pra, che fece una costante opera di mediazione tra i partigiani e la popolazione civile terrorizzata dal pericolo di ritorsioni. I rapporti con la Brigata "Osoppo" della vicina "Zona Libera della Carnia" non furono sempre facili perché i Carnici sconfinavano in Cadore e con le loro azioni provocavano la reazione tedesca come accadde a Forni di Sotto dove vennero bruciate 400 case e 1500 furono i senzatetto. Anche molte donne parteciparono attivamente alla lotta partigiana come staffette tra le quali ricordiamo Ida Zandegiacomo De Lugan di Auronzo che ha compiuto da poco 101 anni. Nell'ultima fase della guerra i Nazisti vedevano il Veneto come il passaggio obbligato per il ritorno in Germania e come un'eventuale estrema difesa e quindi risalirono in massa la Valle del Piave e l'Alto Bellunese. Ora il pericolo era quello della distruzione degli impianti idroelettrici (nel Bellunese c'erano sei grandi centrali) e industriali, indispensabili per la futura ricostruzione. Il 2 maggio 1945 il Cadore fu liberato e a Pieve arrivarono i primi carri armati americani che poi proseguirono verso l'Austria. Finalmente il Tricolore sventolava su tutti i campanili del Cadore.

La storia del Capitano Hall

Steve Hall (nome completo: Roderik Stephen Goodspeed Hall) nacque a Pechino il 12 agosto 1915. Apparteneva ad una ricca famiglia dell'alta borghesia americana. Nel 1939 si laureò all'Università di Harvard e in seguito si arruolò in guerra come volontario. Come membro della Missione "Mercury Eagle" il 1° agosto 1944 fu paracadutato nella "Zona libera della Carnia" con l'obiettivo di organizzare azioni di sabotaggio e aviolanci a sostegno della guerra partigiana vista l'imminenza della ritirata tedesca. Operò in Cadore, in Comelico e nell'Agordino entrando in contatto con la Brigata "Calvi" e con la Brigata "Cordevole". Il 25 gennaio 1945 partì da solo per Cortina d'Ampezzo che conosceva bene perché vi aveva trascorso alcuni giorni di vacanza nell'inverno 1937 - 1938. Il suo piano prevedeva il sabotaggio della via di comunicazione del Brennero, missione difficilissima perché nella zona di Cortina non operavano formazioni partigiane. Scoperto da un guardiacaccia, fu denunciato ai Tedeschi, arrestato, riconosciuto da un suo strettissimo collaboratore, Cesare Caramalli, il partigiano "Tell", anch'egli prigioniero, lungamente e ferocemente torturato nella Caserma "Tasso" di Belluno per estorcergli informazioni sulle missioni alleate nella zona, trasferito nel Campo di concentramento di Bolzano e qui impiccato alla fine della guerra. Steve Hall ricevette dal Presidente degli Stati Uniti la decorazione "Legion of Merit, Purple Heart", alla memoria.

Nella ricostruzione della storia di Steve Hall rimangono alcune zone d'ombra, come emerge dal libro di Ludwig Ratschiller "Ludi", un disertore tedesco arruolato nella Brigata "Calvi", testimone diretto di queste vicende. Per alcuni il partigiano "Tell" tradì Steve Hall, per altri, invece, fu vittima di calunnie.

Steve Hall non riuscì ad ottenere gli aviolanci promessi e tanto attesi dai partigiani che li vedevano come lo scopo principale delle missioni alleate.  Su questo incise senz'altro il fatto che le missioni americane avevano una visione tradizionale della guerra e quindi non comprendevano il ruolo militare svolto dalla guerriglia partigiana né i suoi rapporti con i partiti italiani di nuova formazione, da cui derivarono diverse incomprensioni.

La chiesetta di S. Francesco d'Orsina venne eretta nella seconda metà del XV secolo, successivamente fu sconsacrata a causa di una violenza commessa al suo interno e solo dopo la Prima guerra mondiale venne restaurata e dedicata agli alpini caduti in guerra. A questi e ai combattenti cadorini periti durante il Risorgimento italiano, già precedentemente sepolti e accolti nella chiesetta, si decise di riunire i caduti della Resistenza in Cadore. Venne quindi costruito sul sagrato antistante la chiesetta un imponente monumento in pietra, con al centro un altare, sul quale furono poste le lapidi commemorative. Le lapidi presenti sulle pareti raccolgono i nominativi dei 37 partigiani, mentre le lapidi poste sul basamento identificano la sepoltura dei partigiani che lì sono stati inumati. Infine, sul lato destro, a fianco della lapide maggiore, è stata posta una piccola targa di marmo in memora del capitano Hall, ucciso nel carcere di Bolzano dopo essere stato torturato nell'aprile del 1945.

Contenuti

Iscrizioni:
Lato destro:
CAPITANO STEVE HALL
UFF. AMERICANO
2-8-44 25-4-1945
MISSIONE MILITARE ALLEATA

Lato sinistro:
CADUTI DELLE BRIGATA "CALVI"
CIAN DUILIO DI DOMEGGE DOMEGGE 25-10-44
DA COL ENZO BELLI DI PERAROLO SOTTOCASTELLO 8-2-45
DE ZORDO RENATO GIULIO DI CARALTE BELLUNO 18-2-45
BONI MARCELLO NINO DI CARALTE BELLUNO 10-3-45
DE ZORDO GIUSEPPE BEPI DI CARALTE BELLUNO 17-3-45
CACCIATORE SALVATORE CIRO DI AGRIGENTO BELLUNO 17-3-45
DELLA SEGA FRANCESCO DI PIEVE PIEVE 2-5-45
CELSO GIUSEPPE DIANA DI LONGARONE PIEVE 2-5-45
ZANDEGIACOMO ATTILIO DI AURONZO MISURINA 2-5-45
BORSOI VITTORIO DI VITTORIO CORTINA 2-5-45
NICOLAI AUGUSTO PINH DI SELVA BELLUNO
ZOPPA TADDEO TRIESTE DI PERAROLO BARCIS
LARESE MORO PIO CUGNA DI AURONZO CARNIA
DE SANDRE NILO APOLLONIO DI VIGO CANSIGLIO
DE SANDRE ONOFRIO COSTANTE DI VIGO CANSIGLIO
DEL LONGO EMILIO DI VALLE PIEMONTE
CASABURO VITO DI AURONZO
GIACOBBI GUIDO
CESARE CARAMALLI "TELL" DI MONGHIDORO COLFOSCO 18-5-1945
KARL LANTSCHNER "FRANCO" DI GIRLAN SOTTOCASTELLO 8-2-1945

Lato destro:
GALLO SANDRO GARBIN DI VENEZIA LOZZO 20-9-44
RIZZARDI SEVERINO TIGRE DI AURONZO 26-4-45
FRESCURA RENATO MAX DI PIEVE MAURIA 14-6-44
GANDIN GIUSEPPE STRISS DI TAI MAURIA 14-6-44
PAPAZZONI ARRIGO LINDA DI VALLESELLA MAURIA 14-6-44
ZANDANEL VELIO DI PERAROLO MAURIA 14-6-44
BIANCHI GIACINTO DI CIBIANA MAURIA 14-6-44
PEIS SPARIN PIO BRUSEO DI PADOLA MAURIA 16-6-44
STIZ ATTILIO BILL DI POZZALE VODO 24-8-44
DE BONI GIACOMO TARRAS DI VALLESELLA VALLESELLA 11-9-44
PICCIN ALFREDO MING DI DOMEGGE LOZZO 20-9-44
VALENTINI GIOVANNI LILLI DI ARONA LOZZO 20-9-44
DE MARCO ITALO DI LORENZAGO VALLESELLA 20-9-44
BANDELLONI GIORGIO TOSCE DI CANORA VINIGO 22-9-44
DE CANDIDO GINO BILL DI S.STEFANO LOZZO 24-9-44
BAZZO FRANCESCO FIDO DI VENAS CIBIANA 10-10-44
FRESCURA LORIS FOLGORE DI DOMEGGE DOMEGGE 23-10-44
DE BERNARDO RENATO IVAN DI DOMEGGE DOMEGGE 25-10-44
LARESE GOTICO FAUSTO PENNA 1-7-44 24-8-44

Basamento sinistro:
DELLA SEGA
FRANCESCO
M. 2-5-1945

VALENTINI GIOVANNI
"LILLI"
M. 20-9-1944

STIZ ATTILIO
"BIL"
M. 24-8-1944

Basamento destro:
CORNELIO FRESCURA
N. 6-11-1889 M. 8-2-1951

RENATO FRSCURA
"MAX"
N. 4-9-1923 M. 14-6-1944

GALLO SANDRO
"GARBIN"
N. 30-5-1914 M. 20-9-1944
Simboli:
Al centro del monumento è situato l'altare costituito da un blocco rettangolare di marmo bianco con un ripiano superiore in evidenza. Dietro a questo è presente una croce in pietra, in rilievo, molto semplice.

Altro

Osservazioni personali:
La ricerca sugli eventi relativi alla Resistenza in Cadore ci ha condotti nelle vite dei partigiani e del capitano Steve Hall. Lo studio delle battaglie affrontate, delle angherie subite e delle vicissitudini che hanno segnato gli anni della Resistenza, ci hanno fatto comprendere quanto dobbiamo apprezzare la possibilità che ci è stata offerta di vivere una vita all'insegna della democrazia. Il loro sacrificio è la nostra libertà.
Durante questi mesi di studio abbiamo analizzato i documenti della “Brigata Calvi” conservati all'ISBREC (Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea) di Belluno e letto alcuni libri, come ad esempio “Il nonno racconta…” scritto da Arturo Fornasier, il partigiano 'Volpe', e “Guerra e Resistenza in Cadore” di Giovanni De Donà e Walter Musizza. Proprio Giovanni De Donà è venuto a scuola a parlarci della Resistenza e attraverso fotografie e video ci ha appassionati con racconti incredibili.
Per documentarci maggiormente sulle vicende relative al Capitano Hall abbiamo letto le pagine del suo diario, utilizzato il volume di Patrik K. O'Donnell "The Brenner Assignment: The Untold Story of the Most Daring Spy Mission of World War II" e siamo andati alla ricerca di un libro uscito di recente in America intitolato "The Phantom of The Dolomites" di Donna H. Bryan, parente americana del capitano. La casa editrice ci ha inaspettatamente messo in contatto con l'autrice che, stupita dalla richiesta oltreoceano della sua opera ed entusiasta della ricerca in corso, è rimasta in contatto con noi ed è iniziato un bellissimo rapporto epistolare. Ci ha gentilmente inviato delle copie di foto e di lettere personali del capitano, indirizzate alla cugina Mary, suocera della scrittrice. Tutto ciò ha reso ancora più reale la Resistenza per noi che non l’abbiamo vissuta. I documenti, le foto, il diario del capitano Hall, i luoghi delle battaglie che abbiamo visitato, le commemorazioni alle quali abbiamo partecipato, ci hanno riportato indietro in un’epoca quando il futuro democratico era tutto ancora da costruire. Le interviste che abbiamo effettuato ai familiari di alcuni partigiani caduti hanno lasciato in noi una forte commozione, perché abbiamo potuto leggere nei loro occhi un dolore e un orgoglio che non si sono mai affievoliti. Terremo vivo il loro ricordo.

Testimonianza della prof.ssa Ilde Pais Marden Nanon:
Mio padre Antonio (classe 1926) era un ragazzo durante la Seconda Guerra Mondiale e mi raccontò questi fatti. Lavorava per l'Organizzazione TODT nella miniera di Grigna (Monte Aiarnola), ad Auronzo. Diceva che durante l'occupazione tedesca non c'erano stati particolari problemi in paese perché erano soldati della Wehrmacht: bisognava tuttavia rispettare le regole. Mio padre aveva fatto amicizia con un tedesco che aveva una figlia di nome "HILDE" e così decise che se avesse avuto una figlia l'avrebbe chiamata così. E questa è la ragione del mio nome. Quando ci fu la Liberazione i Tedeschi furono disarmati e messi in fila per andare verso Misurina e da lì in Germania. Un amico di mio padre gli disse di prendere un'arma e di ammazzare un Tedesco, così senza motivo. Mio padre prese la pistola ma non sparò perché quel Tedesco non gli aveva fatto niente. In quei momenti di confusione era un attimo diventare degli assassini.
Mio padre raccontava ancora che alla fine della guerra aveva nascosto sotto il pavimento, dove si conservavano le patate, un macchinario della miniera che gli era stato affidato per timore che i Tedeschi in ritirata lo distruggessero o lo portassero in Germania rendendo ancora più difficile la ricostruzione.

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