In queste pagine si ricorda un centinaio di quei condannati, a seguito di processi senza avvocati a difesa, senza testimoni a discarico, senza possibilità di autodifesa, condannarono a morte, tra urli di folle furibonde, migliaia di italiani. Uomini donne, giovanetti, sacerdoti, che hanno avuto la sorte di lasciare qualche memoria di sé: una percentuale minima della quale possiamo dire soltanto che, nella sua esiguità, rappresentano le varie categorie dell'immensa moltitudine che ha subito la condanna capitale. Ci sono in questa raccolta i giovani e giovanissimi che hanno ignorato la politica e sono accorsi all'appello della R.S.I per l'amore d'Italia e la difesa del suo buon nome: hanno combattuto sulle sponde del Tirreno, sull'Isonzo, nell'Apuania , dopo essere scampati da quei duri combattimenti, hanno dovuto constatare d'essere stati più sfortunati dei caduti, perché saranno poi condannati dai propri fratelli, proprio perché portavano i segni e i nastrini del loro valore.