256036 - Lastra in memoria di Luigi Tacchini – Milano

La lastra di marmo rosato privo di venature, di dimensioni approssimative cm. 60×30 è collocata ad una altezza di circa 4 metri dal suolo, a sinistra del portone di ingresso del numero civico 5, dove Luigi abitò.
Sotto alla lastra è posta una corona di alloro di medie dimensioni che funge da aggancio per la vera corona di alloro che viene rinnovata ogni anno.

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
zona Risorgimento
Indirizzo:
Piazzale Dateo 7
CAP:
20129
Latitudine:
45.468476835323
Longitudine:
9.216465986666

Informazioni

Luogo di collocazione:
A sinistra del portone di ingresso circa 4 metri dal suolo, del numero civico 5 dove Luigi abitò.
Data di collocazione:
Informazione non reperita
Materiali (Generico):
Marmo
Materiali (Dettaglio):
Informazione non reperita
Stato di conservazione:
Sufficiente
Ente preposto alla conservazione:
Informazione non reperita
Notizie e contestualizzazione storica:

  • Luigi Tacchini
    figlio di Pietro e di Anna Sabrini, nacque il 3 dicembre 1898 a Milano ed abitò in piazzale Dateo 5.
    Sposò Alba Ferrari.
    Lavorò presso il 'Corriere della Sera' come capo del reparto spedizioni.
    Già attivo nella Resistenza, obbedì malvolentieri alla richiesta di fingersi fascista e partecipare 'insospettatamente' alle loro manifestazioni. Ciò gli permise di ospitare segretamente Pietro Secchia, il futuro leader PCI, membro del comando centrale delle brigate Garibaldi.
    Il mattino del giorno 11 settembre 1943, un alto ufficiale della Wehrmacht scortato da soldati armati, si presentò in via Solferino, consegnando al capocronista Arturo Lanocita un annuncio da pubblicare il giorno successivo, col quale si intimava l'immediata ripresa del lavoro e la cessazione di ogni ostilità verso i tedeschi.
    Quando l’ufficiale se ne andò, i dipendenti ammutoliti iniziarono a distruggere tutto ciò che avrebbe potuto compromettere le loro vite, ma nonostante questo, per nulla tranquillizzati, rimasero a lungo quasi paralizzati, perplessi, camminando a testa bassa in silenzio.
    Le truppe fasciste si sistemarono in via Solferino all'ingresso del Corriere, la cui direzione, senza nemmeno una comunicazione, fu strappata alla proprietà ed affidata al Ministero della Cultura popolare.
    Il Corriere perdette molte firme importantissime: Gaetano Afeltra, Corrado De Vita, Giulio Alonzi, Bruno Fallaci, Indro Montanelli.
    Altri rimasero, soprattutto operai che confluirono nella Resistenza organizzandosi clandestinamente.
    Fra essi si ricordano Vincenzo Gibelli e Ugo Zacchetti, Guido Serra, Giovanni Barbini: comunisti, socialisti e monarchici.
    Quelli che rimasero, aiutarono a fuggire gli antifascisti più esposti, a raccogliere e smistare le armi e le munizioni fornite alla Resistenza dagli operai della vicina fabbrica Brown Boveri.
    Il segreto, ambiguo e delicato ruolo di Luigi Tacchini, si concluse il giorno 1 marzo 1944
    quando vi fu un generale arresto di ogni attività produttiva delle importanti fabbriche: Alfa Romeo, Borletti, Breda, Carlo Erba, Falk, Magneti Marelli, Philips, Pirelli, servizi tranviari e ferroviari ed anche il "Corriere della Sera" le cui maestranze si radunarono in via Solferino e via San Marco.
    Con dei brigatisti neri, un carro armato, una scorta armata di mitragliatrici, giunse al Corriere il generale Zimmermann comandante delle SS, ordinando minacciosamente di tornare tutti al proprio lavoro.
    Luigi Tacchini fu uno di coloro che non cedettero alle minacce e non ripresero il lavoro. La sua scelta fu molto pericolosa perché con essa venne alla luce il suo precedente fingersi fascista (per le finalità già dette). Nonotante questo la sua coscienza gli impedì di non aderire proprio allo sciopero alla cui organizzazione aveva collaborato lui stesso!
    Il giorno seguente a questa sua cruciale scelta, due 'camice nere' lo condussero a San Vittore (per una formalità - dissero), dove trovò numerosi suoi colleghi, più o meno informati sugli altri arresti eseguiti, di cui ben 6 al Corriere.
    Caricati su di un carro bestiame, il giorno successivo partirono con un treno diretti ad Innsbruck ed otto giorni dopo ad Ebensee, dove con inaudite privazioni e sofferenze fu fatto morire il giorno 22 luglio 1944, all'età di 45 anni.

    FONTI:
  • TWBLIO
  • <a href="https://anpimilano.com/memoria/partigiani-milano-e-provincia/t/tacchini-luigi-2/
    " target="_blank" rel="noopener">A.N.P.I.
  • Corriere della Sera: "Una formalità chiamata Mauthausen"
  • Contenuti

    Iscrizioni:


    IN QUESTA CASA IL 2 MARZO 1944
    DURANTE LO SCIOPERO GENERALE
    FU PRELEVATO DAI NAZIFASCISTI
    IL PARTIGIANO
    LUIGI TACCHINI
    CADUTO A MAUTHAUSEN
    PER LA CAUSA DELLA LIBERTA'
    IL 22 LUGLIO 1944

    Simboli:
    piccola corona di alloro in bronzo.

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    Informazione non reperita

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