256518 - Monumento ai Caduti di Moio Alcantara (ME)

Il monumento ricorda i Caduti di Mojo Alcantara (ME), è dedicato complessivamente ai Caduti di tutte le guerre, sono assenti infatti lapidi o iscrizioni specifiche riferite ai deceduti. Una sola iscrizione appare su un lato della struttura, in una lastra. Realizzato con forme variegate si sviluppa in verticale, è costituito da un unico corpo centrale posato su una base di cemento a sua volta collocata dentro la vasca della fontana nella quale è stato successivamente posto. E’ costituito da cinque piastre in calcestruzzo svettanti, di dimensioni e altezze differenti, rifinite con lastre di marmo grigio scuro, cinte alla base da tre ampi vasi di forma circolare; è delimitato da un’aiuola recintata dove è anche collocato un pezzo di artiglieria.

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Piazza Municipio
CAP:
98030
Latitudine:
37.8988484
Longitudine:
15.0506077

Informazioni

Luogo di collocazione:
Spazio verde delimitato
Data di collocazione:
Seconda metà XX secolo ( 1984?)
Materiali (Generico):
Altro
Materiali (Dettaglio):
Struttura in calcestruzzo
Cannone in bronzo a fusione
Lastra con iscrizione dedicatoria: marmo bianco venato grigio, fissata con quattro borchie metalliche.
Bassa ringhiera di recinzione in ferro.
Stato di conservazione:
Buono
Ente preposto alla conservazione:
Comune di Moio Alcantara
Notizie e contestualizzazione storica:
NOTIZIE SULLA CITTADINA
Il borgo nacque nel 1602, sotto la reggenza di Palmerio Lanza, che quell’anno ebbe in concessione dall’autorità règia la cosiddetta “licentia populandi”. I nobili Lanza fecero così realizzare il loro palazzo baronale, oggi non più esistente, nei pressi del luogo dove sorge la Casa comunale. Si racconta che proprio in questo edificio, intorno al 1630, Giovanni Francesco Pintorno, meglio noto come frate Umile da Petralia, lavorando ininterrottamente giorno e notte, scolpì da un tronco di pero selvatico un crocifisso, oggi conservato nella chiesa di S. Maria delle Grazie, e al quale l’ultima domenica di settembre di ogni anno vengono attribuiti solenni festeggiamenti. Una storia antica lega il territorio tra Mojo Alcantara e Giardini Naxos. Sul finire dell’Ottocento, il geologo Wolfgang Sartorius von Waltershausen, che eseguì numerosi studi e cartografie sulle lave formatesi nei secoli, riteneva che la colata lavica che diede forma al promontorio di capo Schisò, sul quale nell’VIII sec. a.C. i coloni calcidesi fondarono la cittadina di Naxos, fosse fuoriuscita dal monte Mojo, circa mille anni prima di Cristo.
Il monte Mojo, ai piedi del quale sorge il paese di Mojo Alcantara, è infatti il più settentrionale dei coni avventizi del vulcano più alto d’Europa, e lo studioso tedesco nel suo libro “Der Ätna”, sulle lave e cavità dell’Etna, sosteneva che la colata lavica eruttata da questo vulcanetto sarebbe scivolata lungo il letto del fiume per poi tuffarsi nel Mar Jonio. La lava così, nel corso dei millenni, ha dato vita anche alle gurne e alle gole di roccia lavica dell’Alcantara, il fiume più incantevole dell’isola.
Leggenda delle origini
Secondo una leggenda, il nome «Mojo» deriverebbe da «maggio» o «mòdio», ossia il recipiente con cui si usava misurare il grano. Lo storico Anton Giulio Filoteo d'Amedeo, Vissuto nel 500 a Castiglione di Sicilia, fa risalire questo nome alla leggenda popolare del "cieco ingannato", secondo la quale un signore che imbrogliava il fratello cieco nel ripartire il raccolto di grano, venne fulminato da un lampo che incenerì sia lui che il raccolto stesso, formando così un'enorme piramide di terra bruciata con la quale, per l'appunto, si identifica il cratere etneo di Monte Mojo. La denominazione di «Mojo», però, potrebbe anche derivare dall'arabo «Moiah», con riferimento alle acque «limpide ed abbondanti» del fiume Alcantara. In ogni caso, sia nel moggio di grano che nelle acque limpide ed abbondanti è insito il concetto di fertilità, probabilmente con riferimento alla generosa Piana di Mojo che ogni anno riesce a dare agli agricoltori del luogo una grande quantità di frutta ed ortaggi.
NOTIZIE SULL'AUTORE
L'opera è stata realizzata da Achille Baratta nato ad Ucria nel 1934 e morto a Messina nel 2019. Noto con il nome d'arte di AldoBrando. Dopo la laura in ingegneria, ottenuta a Padova e seguita da un apprendistato milanese, Baratta si trasferisce a Messina dove aprirà un suo studio. Autore di più di 350 opere di ingegneria civile sul territorio siciliano. Iscritto all’ordine dei giornalisti, ha scritto diversi libri, avviando, parallelamente alla sua professione di ingegnere, quello di artista con opere di pittura e scultura presenti in numerose rassegne.

Contenuti

Iscrizioni:
(lastra prospetto frontale, lato destro)
A chi
odiando la guerra
ed amando la vita
diede la sua
affinché altri
dopo di lui
potessero vivere
Simboli:
Cannone da 47/32, mod. 1935
L'Austriaca Bohler progettò e mise in produzione il cannone 47/32 modello 35 negli anni '30. L'Italia acquisì un certo numero di esemplari e inizio poi a produrlo localmente su licenza. Entrò in servizio nel 1937 come arma di accompagnamento e arma anticarro standard del Regio Esercito. Nel 1940 per contrastare i mezzi blindati avversari fu distribuito alle Divisioni Julia, Cuneense e Tridentina. Leggero e maneggevole, equipaggiò gli Alpini durante la campagna di Russia e limitatamente in
altri teatri. Venne utilizzato dalla Divisione Alpina Monterosa. Venne soprannominato "elefantino".

Altro

Osservazioni personali:
Bibliografia
L. Giacobbe, Memorie della Grande Guerra, Di Nicolò Edizioni, 2016
Sitografia
http://www.lescalinatedellarte.com/it/?q=node/2961
http://www.qattara.it/47%2032/47%2032.pdf

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