275081 - Lapide sepolcrale di Mario Batà – Cimitero comunale di Macerata (MC)

Lapide sul loculo del partigiano combattente caduto Mario Batà (Roma, 31.01.1917 – Macerata, 20.12.1943). Il manufatto è di forma rettangolare, in marmo chiaro, con iscrizione e simbolo a bassorilievo, foto ovale in ceramica; vi sono applicati in basso un vaso portafiori e un portalampada, entrambi in marmo e a forma di tronco di piramide rovesciata.

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Via Vincenzo Pancalducci, 7
CAP:
62100
Latitudine:
43.2948159
Longitudine:
13.4640162

Informazioni

Luogo di collocazione:
Cimitero comunale, porticato del campo (fronte sud)
Data di collocazione:
Dopo il 30 giugno 1944
Materiali (Generico):
Marmo, Altro
Materiali (Dettaglio):
Lapide, portafiori e portalampada in marmo, foto in ceramica, fiamma lampada votiva in vetro.
Stato di conservazione:
Sufficiente
Ente preposto alla conservazione:
Comune di Macerata (MC)
Notizie e contestualizzazione storica:
"Batà Mario, n. 1917 a Roma, studente in ingegneria, qualifica di Partigiano comb. Caduto, Gruppo Porcarella (23/09/1943 – 20/10/1943), gradi Vice comandante di Brigata 12° Divisione Ancona - Sergente.
[...]
L’attività partigiana svolta nella frazione di Frontale di Apiro ebbe notevole rilievo nel movimento di Resistenza nelle Marche. Diversi erano i gruppi che si muovevano in quella zona. Un primo nucleo partigiano si era costituito già alla fine del mese di settembre 1943. Suo comandante era Mario Batà: studente di ingegneria iscritto all’Università di Roma e, al tempo stesso, allievo ufficiale alla scuola centrale del genio militare che era stata trasferita da Civitavecchia a Macerata. In seguito all’occupazione della città, il 16 settembre 1943, cadde prigioniero dei tedeschi e aderì all’offerta collaborazionista, con l’idea di scappare appena si fosse creata l’occasione. Così fece e il 23 settembre era nel villaggio di Frontale, dove si erano andati rifugiando alcuni giovani anconetani e bolognesi. Nel corso delle settimane, Batà allacciò i collegamenti con gli altri gruppi operanti nella zona e con i locali Comitati di Liberazione, finché fu catturato dai fascisti il 15 novembre 1943 a Macerata, dove si trovava per cercare armi per il suo gruppo, presumibilmente a causa di una delazione su cui non si è mai fatta luce. In seguito fu trasferito al campo di internamento di Sforzacosta, dopo essere processato dal Tribunale tedesco di Guerra di Macerata. Lì fu fucilato il 20 dicembre legato a un palo da un plotone tedesco. Un interprete della polizia tedesca presente alla fucilazione dichiarò: 'Ne ho visti tanti fucilare ma nessuno è stato tanto sereno e tranquillo come lui'.
Fu il primo comandante caduto nelle Marche. Prima di morire scrisse una lettera alla famiglia: 'Cari genitori, il vostro Mario, quando riceverete questa lettera, non sarà più nel mondo dei vivi. La così detta giustizia umana ha troncato la sua vita nel mondo dei vivi. Non piangete, non disperatevi, io sarò sempre vicino a voi e vi verrò spesso a trovare. Pensate che non sono morto, ma sono vivo, vivo nel mondo della verità. Mamma, papà, Maria, non addio, arrivederci. La mia anima sta per iniziare una nuova vita nella nuova era. Desidero che la mia stanza rimanga com’è… io verrò spesso. Perdonatemi se ho preposto la Patria a voi. Arrivederci Vostro Mario'.
Nell’Ascolano un battaglione prenderà il suo nome.
[...].
Sia a Macerata che a Roma è stata intitolata una via a suo nome.
[...].
Gli fu concessa la medaglia d’oro con la seguente motivazione: 'Organizzatore del movimento clandestino nella zona di Macerata, si esponeva ai più gravi rischi per il potenziamento delle bande partigiane da lui formate con sicura fede patriottica. Arrestato su delazione e condannato a morte chiedeva che gli fosse concesso di indossare l’uniforme e che la sua salma fosse sepolta avvolta nel tricolore, affrontando, quindi, con serena fierezza, il plotone di esecuzione. Riceveva in pieno petto il piombo fratricida che troncava nelle sue labbra la suprema invocazione alla Patria. Fulgido esempio di elette virtù militari, che ha legato il suo nome alla storia della redenzione d’Italia'.
Dopo la Liberazione l’Università di Roma gli conferì la laurea ad honorem in ingegneria".
(Chiara Donati, Episodio di Sforzacosta, Macerata, 20.12.1943, in Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia, a cura dell'Istituto nazionale «Ferruccio Parri» ex INSMLI - ANPI, https://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=712, 28 set. 2018)

Contenuti

Iscrizioni:
IL COMITATO PROVINCIALE
DI LIBERAZIONE NAZIONALE
ALL’EROICO TENENTE
MARIO BATÀ
PRIMA VITTIMA DI MACERATA
DELLA FEROCIA NAZI-FASCISTA
31-1-1917 20-12-1943
Simboli:
Due croci latine: l'una a bassorilievo in alto a destra, l'altra intagliata sul portalampada.

Altro

Osservazioni personali:
La sepoltura di Mario Batà si trova in un loculo doppio condiviso con Attilio Natali.

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