277883 - Lastra di intitolazione della Scuola secondaria di primo grado al partigiano Alberto Montini – Castelnuovo del Garda (VR)

Una lastra in marmo bianco posta sulla facciata esterna all’entrata dell’istituto comprensivo di Castelnuovo del Garda propone la dedicazione della scuola ad Alberto Montini. Alberto Montini fu un giovane partigiano di Castelnuovo del Garda, ucciso durante la battaglia di Monte Casale, combattuta nel territorio di Ponti sul Mincio il 30 aprile 1945 e considerata l’ultima combattuta su territorio italiano.

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Via degli Studi, 1
CAP:
37014
Latitudine:
45.4436557
Longitudine:
10.764094

Informazioni

Luogo di collocazione:
Facciata dell'edificio scolastico
Data di collocazione:
Informazione non reperita
Materiali (Generico):
Marmo
Materiali (Dettaglio):
Lastra di marmo
Stato di conservazione:
Buono
Ente preposto alla conservazione:
Amministrazione comunale
Notizie e contestualizzazione storica:
Alberto Montini fu un giovane partigiano di Castelnuovo del Garda, ucciso durante la battaglia di Monte Casale, combattuta nel territorio di Ponti sul Mincio il 30 aprile 1945 e considerata l’ultima combattuta su territorio italiano. Lo scontro coinvolse da una parte i partigiani della Brigata "Italia" comandata da Fiorenzo Olivieri, i partigiani della Brigata Avesani comandati da Bruto assieme agli Arditi del IX reparto d’assalto e dall'altra un reparto tedesco della contraerea, la Flak, che si era asserragliato sulla cima di una piccola collina situata nei pressi della strada che collega Peschiera del Garda a Monzambano.
Il giovane Montini fu ucciso in questa battaglia all’età di 15 anni da un colpo di fucile di un gruppo di tedeschi, 5 giorni dopo la fine della guerra. Nonostante fosse caduto sul territorio di Ponti sul Mincio, fu dichiarato morto su territorio di Castelnuovo per non pagare il dazio di trasporto del corpo.
Montini ottenne a posteriori la “medaglia di Bronzo al valore".
Nell’aprile del 2013 il sindaco di Castelnuovo del Garda, Maurizio Bernardi, presentò il libro “La vita di Alberto Montini raccontata dai ragazzi dell’Istituto Montini” con le seguenti parole: “Insieme alla tristezza e al dolore che fatti storici tanto tragici portano con sé, arriva anche la concreta speranza derivante dal fatto che le giovani generazioni mostrano di saper raccogliere il testimone e confermano con chiarezza che quanto accaduto in tempi più e meno recenti non è solamente un insieme di notizie storiche, ma un vero e proprio insegnamento che ci deve accompagnare nella vita”. Gli studenti della scuola secondaria, infatti, avevano eseguito un lavoro di approfondita ricerca tra fonti e testimonianze, dattiloscritti e libri scolastici per ricostruire le vicende del ragazzo e descrivere la vita a Castelnuovo negli anni ’40. Testimonianza fondamentale fu quella della sorella, Silvia Montini.
Lei e il fratello nacquero in Cecoslovacchia da Attilio e Giovanna Fürst, rispettivamente nel 1928 e nel 1929. Il padre era proprietario di una filanda, divenuta poi fabbrica per tappi di bottiglia a Castelnuovo, dove si trasferirono successivamente alla nascita dei figli.

Attraverso lo sguardo del sig. Paolo Cavattoni, viene di seguito riportata la descrizione della popolazione castelnovese di allora e in modo specifico la descrizione della signorilità di alcune case, come quella della stessa famiglia Montini: “… alla periferia del paese, tra i piccoli parchi si nascondevano le case padronali dei signori con le loro comodità, il loro benessere, la vita riservata, il loro portamento e comportamento distinto, il personale di servizio operoso e muto. Erano isole impenetrabili per la gente comune che era fatalmente portata a fantasticherie e ad inventare storie straordinarie e misteriose sul loro conto. Qualsiasi rapporto con la comunità veniva svolto dai loro fidati incaricati spesso più pretenziosi dei loro mandanti, sicché le loro rare apparizioni facevano notizia. Se qualcuno di famiglia si recava all’ultima messa domenicale, attraversava il paese tutto occhi ed inchini senza prestar loro la pur minima attenzione. Seguivano la cerimonia impassibili nei loro banchi riservati muniti di targhe d’ottone e posti in prima fila che, in loro assenza durante le mattine festive, rimanevano sempre vuoti in attesa dei loro rari arrivi. […] Ho avuto la ventura di frequentare timidamente per anni una di queste famiglie, quella con più classe, e mi ero reso conto che, a parte il loro tenore di vita quasi inconcepibile in quel tempo di miseria, non c’era niente di ingarbugliato e misterioso in loro, ma interpretavano semplicemente la parte assegnata loro dal destino. […] In quella bella e ampia casa, dove spesso tra loro si parlavano in tedesco, regnava l’ordine, la serenità, la discrezione, l’educazione, la ricchezza non ostentata, il signorile distacco. Frequentandoli non ho mai sentito un diverbio, un’alzata di voce, un’osservazione o uno sgarbato richiamo alla operosa servitù, che era trattata bene e si sentiva gratificata. Io, che provenivo da una famiglia numerosa e povera, dove era un’avventura risolvere i problemi dei miseri pasti, mi trovai di colpo come in un castello incantato ed ogni giorno scoprivo cose mai immaginate.”

Dopo che il padre Attilio ricoprì il ruolo di podestà per 15 anni, nell’autunno del ’43 fu inviato in Sardegna come ufficiale di complemento non potendo rimanere in contatto con i famigliari a Castelnuovo. A seguito della firma dell’armistizio, l’8 settembre 1943, si interruppero infatti le comunicazioni tra Nord e Sud. Intanto la madre, era stata costretta a nascondersi con i figli a causa delle persecuzioni razziali volute da Mussolini in linea con quanto introdotto dall’alleato tedesco Hitler.
Il 25 aprile 1945, dopo il termine della guerra, un gruppo di giovani partigiani ai quali si aggregò anche Alberto, dopo aver assalito una postazione di tedeschi che erano sul punto di tentare la fuga in Germania attraverso la valle dell’Adige, si asserragliò in una costruzione sul Monte Casale. Alberto e i compagni salirono verso la fortezza tedesca e il giovane fu colpito da una pallottola che lo trapassò in corrispondenza della tempia e che uscì dal collo. Il padre Attilio venne a sapere solo al suo ritorno della morte del figlio e la famiglia, oltre a quella terribile del figlio, subì numerose perdite di cari.

Contenuti

Iscrizioni:
SCUOLA MEDIA STATALE
ALBERTO MONTINI
CASTELNUOVO DEL GARDA
Simboli:
Informazione non reperita

Altro

Osservazioni personali:
Alberto Montini è da considerarsi dunque un simbolo che contiene l’immensa tragedia della guerra: un ragazzo che ha voluto dimostrare il proprio coraggio e valore compiendo un atto eroico che gli è costato la vita, rimanendo sul campo come una delle numerosissime vittime innocenti dei tanti conflitti di ieri ed oggi.

Informazioni ricavate da:
"La vita di Alberto Montini : raccontata dai ragazzi dell'Istituto Montini". - Castelnuovo del Garda: Istituto Comprensivo Alberto Montini, stampa 2013.

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