283399 - Cippo al Partigiano Guido Brighi – Orsenigo (CO)

Sul ciglio della Strada Statale 342 Briantea, al chilometro 47, al confine tra Orsenigo e Alzate Brianza, si trova un cippo commemorativo: una lastra in pietra levigata alta poco più di mezzo metro, infissa nel terreno e spessa una decina di centimetri, che reca una foto in ceramica e un’iscrizione.
La foto ritrae Guido Brighi, partigiano nato a Milano nel 1922 e caduto nel 1944, colpito da un militare della Repubblica Sociale Italiana appartenente alla Xª Flottiglia MAS. Il cippo segna il luogo esatto in cui Guido fu ferito il 29 agosto 1944; morì il giorno seguente all’Ospedale Sant’Anna di Como. Fu la madre a volere che quel punto venisse ricordato con una pietra.
Il cippo si trova sul lato destro della SS342 per chi procede in direzione Alzate Brianza, poco prima del cartello che sulla sinistra segnala il km 47. Spesso è poco visibile: probabilmente arretrato in seguito a lavori stradali, si trova in una zona dove il margine della carreggiata si abbassa per la presenza di un fosso, ed è in parte interrato. In molti periodi dell’anno, l’erba alta ne nasconde la vista.
È una lastra di pietra scura, con la sommità sagomata a due volute spiraliformi, simili a un capitello ionico a due dimensioni. Sulla faccia anteriore, al centro, è collocata la foto-ceramica di Guido, incorniciata da due rami intagliati sulla superficie della pietra, che formano una corona. Sotto vi è inciso il nome, la dicitura “Caduto per la Libertà”, e le date di nascita e morte. Ai lati, sullo spessore della pietra, è incisa una croce.

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
SS342 Briantea, km 47
CAP:
22030
Latitudine:
45.773660652582
Longitudine:
9.1766139108368

Informazioni

Luogo di collocazione:
Ciglio della strada, al km 47 lungo la statale 342 Briantea
Data di collocazione:
1945
Materiali (Generico):
Pietra
Materiali (Dettaglio):
Lastra levigata in pietra scura, con il lato sommitale intagliato con due volute a spirale, simile a quelle di un capitello ionico. Sulla faccia anteriore porta, al centro, la foto-ceramica di Guido Brighi in mezzo a due rami, forse di alloro, scolpiti sulla superficie della pietra, che formano una corona. Sotto, il nome del Caduto, con la dicitura "Caduto per la Libertà", l'anno di nascita e quello di morte. Bilateralmente, sullo spessore della lastra, è incisa una croce.
Stato di conservazione:
Buono
Ente preposto alla conservazione:
Informazione non reperita
Notizie e contestualizzazione storica:
Guido Brighi nasce a Milano il 25 febbraio 1922, secondo di tre figli di Giovanna Tradati e Santino Brighi. Il padre è un industriale a capo di una officina meccanica di buone dimensioni in via Mac Mahon 21, dove nel 1926 anche la famiglia vi trasferisce l’abitazione.
Frequenta i primi anni di scuola elementare a Cantù, nel Collegio arcivescovile Edmondo De Amicis, per poi proseguire gli studi all'Istituto Leone XIII di Milano, fino alla prima ginnasio. In seguito, le sue tracce scolastiche si interrompono. Diventa un giovane pieno di energia, amante dello sport e della montagna.
Il 16 gennaio 1942, nel pieno della Seconda guerra mondiale, non ancora ventenne Guido viene chiamato alle armi. Chiede di entrare nei paracadutisti, scelta in linea con il suo spirito avventuroso. Viene ammesso e inviato alla scuola di addestramento di Tarquinia. Nel 1943, a causa di un malanno Guido viene ricoverato a Siena, da dove viene dimesso alla fine di luglio. Convalescente, resta in servizio presso la compagnia paracadutisti di Viterbo fino all’8 settembre, giorno dell’annuncio dell’armistizio firmato dal governo Badoglio.
Nel frattempo, la famiglia è sfollata da Milano in Brianza, a Missaglia.
Tra i militari comaschi in servizio, in seguito all’armistizio ed alla occupazione dei territori del nord Italia da parte dell’ex alleato Germanico, circa 23.000 vengono internati nei lager tedeschi come "lavoratori volontari", mentre tra i 2.000 e i 3.000 riescono a sfuffire ed entrano a far parte delle formazioni partigiane, in Italia o all’estero. La zona di Cantù e dintorni vede intensificarsi la presenza di forze tedesche e della Repubblica Sociale, addette soprattutto al controllo delle ferrovie e dei collegamenti con la vicina Svizzera per bloccare l’espatrio di renitenti alla leva nell’esercito della RSI e di ebrei.
Guido sceglie di abbandonare la divisa e l’esercito, e si unisce alla Resistenza, spostandosi sulle montagne bergamasche. Nella primavera del 1944, la sua presenza è segnalata nella Brianza, tra Alzate e Orsenigo, dove operano già tre gruppi partigiani. Si unisce al gruppo di Cascina Amata, legato a Luigi Mauri, detto "Vittorio", di orientamento cattolico e moderato.
Nello stesso periodo, sul laghetto di Montorfano si insedia un reparto speciale della Xª Flottiglia MAS, il battaglione di paracadutisti nuotatori Vega, noto per la durezza dei rastrellamenti.
Inevitabilmente, i percorsi di Brighi e dei marò del Vega si incrociano. Il 29 agosto 1944, Guido e due compagni sono in pattuglia lungo la Como-Bergamo, tra Orsenigo e Alzate. Fermano un camioncino, che riesce ad allontanarsi nel traffico ma ritorna poco dopo con a bordo un marò armato di mitra. Alla richiesta di fermarsi, Guido tenta di estrarre la pistola, ma una raffica lo colpisce alla schiena, trapassandolo da parte a parte. Nonostante le ferite gravissime, riesce a nascondere l’arma in un campo vicino, per non farla cadere in mani nemiche.
Catturato, viene portato all’ospedale Sant’Anna di Como. Non è chiaro se vi arrivi direttamente o dopo essere stato interrogato altrove. Le uniche informazioni disponibili provengono dalla cartella clinica: non si fa menzione di segni di tortura, ma viene descritto un unico colpo devastante, che ha attraversato il corpo dalla regione lombare al torace, lesionando colon, duodeno e fegato. In ospedale, Guido cerca notizie dei compagni e dà indicazioni per recuperare la pistola. Si scusa con loro per aver causato "la brutta giornata".
I familiari vengono avvisati, e la madre, Giovanna, corre a Como. Il figlio, il più bello tra i fratelli, muore tra le sue braccia alle cinque del pomeriggio del 30 agosto.
Pochi giorni dopo, il nome di Guido Brighi verrà assegnato ad una formazione della 52ª Brigata Garibaldi, attiva a Cantù. Il corpo viene restituito alla famiglia e sepolto al Cimitero Monumentale di Milano. La madre commissiona una statua funebre raffigurante San Sebastiano Martire, completata e collocata qualche anno dopo.
In suo ricordo, Giovanna fa anche interrare un cippo nel punto esatto in cui Guido è stato colpito, ex paracadutista lui, paracadutisti ma sul fronte opposto i coetanei del battaglione Vega sotto il cui fuoco è caduto. Finché le è possibile, ogni domenica Giovanna si reca al cippo per deporre fiori. Quando le forze non glielo permettono più, si spinge fino a un’osteria vicina per chiedere se qualcuno possa prendersene cura dietro compenso. Il giovane figlio dei gestori, Giuseppe Meroni, giardiniere a Erba, accetta con piacere e mantiene l’impegno fino agli anni Settanta, anche quando di Giovanna da tempo non si hanno più notizie.

Contenuti

Iscrizioni:
GUIDO BRIGHI
CADUTO PER LA LIBERTA'
1922 1944
Simboli:
Informazione non reperita

Altro

Osservazioni personali:
Se non fosse stato per la giornalista e scrittrice Lorenza Pleuteri di Orsenigo, la storia di Guido Brighi sarebbe forse rimasta ancora a lungo nell’ombra. Fu proprio lei a imbattersi in un cippo posto sul ciglio della statale 342 Briantea, in un punto isolato e poco visibile. Colpita da quel segno del passato, di cui sembrava non rimanere memoria, decise di avviare una ricerca per scoprire chi fosse Guido Brighi, il giovane caduto per la libertà durante la guerra di Liberazione.
Consultò archivi, biblioteche, l’istituto scolastico frequentato da Guido, fonti militari e partigiane, ospedali e pubblicazioni sulla Resistenza. Alla fine, riuscì a ricostruirne la vicenda. Incontrò anche il nipote di Guido, figlio del fratello minore, e il figlio di colui che, fino agli anni Settanta, si era preso cura del cippo dopo la scomparsa della madre di Guido, che lo aveva voluto collocare nel luogo esatto in cui il figlio era stato colpito.
Lorenza Pleuteri ha raccontato questa storia nel libro Il figlio più bello. Guido Brighi, partigiano (ed. Amazon) e, insieme a Vera Paggi, nell’episodio “Mille papaveri rossi” del podcast Di storia/in storia. Queste fonti hanno portato anche il sottoscritto a cercare il cippo tra Orsenigo ed Alzate Brianza per raccontare su questa scheda la sintesi dei fatti salienti della vita di Guido Brighi.
Le fotografie le ho scattate a metà maggio 2025, ed il cippo come si vede è decorato con nastro con la Bandiera Italiana, segno che ultimamente, penso in seguito all’interesse che, localmente, il libro di Lorenza Pleuteri ha suscitato.

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