285449 - Lastra a Biagio La Corte – Palombaro (CH)

Lastra posta dalla sezione ANPI di Chieti per ricordare il sacrificio del partigiano teatino Biagio La Corte caduto combattendo a Palombaro contro i nazifascisti durante la lotta di Liberazione.

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Corso Umberto I, 43
CAP:
66010
Latitudine:
42.125412208319
Longitudine:
14.231202969814

Informazioni

Luogo di collocazione:
Facciata del palazzo al civico 45.
Data di collocazione:
Informazione non reperita
Materiali (Generico):
Marmo
Materiali (Dettaglio):
Lastra di marmo bianco venato. Iscrizioni incise e verniciate.
Stato di conservazione:
Buono
Ente preposto alla conservazione:
Informazione non reperita
Notizie e contestualizzazione storica:
Biagio La Corte nacque a Chieti il 26 luglio 1923 (quinto di sette figli: Giuseppe, Antonietta, Vittorio, Giacinta, Biagio, Vincenzo, Carmela) da Antonio La Corte, nativo di Casacalenda (CB) e di professione ambulante. Antonio conobbe a Copenaghen la moglie, Elena Sorenzen. Dalla Danimarca essi si trasferirono per alcuni anni a Dusseldorf e poi definitivamente a Chieti nel quartiere Santa Maria. Biagio, all’età di 18 anni, si arruolò volontario in Marina a Trieste. Il 9 settembre 1943, Biagio entrò nella formazione partigiana “Banda Palombaro”, che si formò a Chieti all’indomani dell’armistizio grazie a un nutrito gruppo di militari del disciolto Regio Esercito Italiano, di intellettuali, di artigiani e di giovani. Il primo scontro con le forze tedesche avvenne a Palombaro il 4 ottobre mattina. I tedeschi avevano mezzi corazzati e armi automatiche, mentre i giovani partigiani erano armati solo con i vecchi moschetti G91: una lotta impari. La formazione partigiana, dopo aver resistito per l’intera giornata, alla fine si vide costretta al ripiegamento. A seguito degli scontri caddero tre partigiani: Adalgiso La Cioppa, Adalgiso Di Pietro e Biagio La Corte. I primi due furono uccisi nei combattimenti mentre Biagio fu ferito. Trasportato in paese in casa del dr. Di Giamberardino, nonostante le cure, morì dissanguato.

Fonte: https://toninoracconta.wordpress.com/2017/02/27/il-maro/

La Banda Palombaro, spesso sconosciuta anche nel territorio regionale, fu una delle prime bande partigiane, se non addirittura la prima, a essersi formata. Esse ebbe origine a Chieti il 9 settembre 1943, all’indomani dell’armistizio, allorché si organizzarono incontri clandestini, ai quali parteciparono soldati e ufficiali dell’Esercito italiano, membri dell’antifascismo teatino, giovani universitari, impiegati, artigiani e civili di varia estrazione sociale. Essi si riunirono nelle case, nella palestra della Civitella e nella fornace di Pietro Falco situata nella contrada Tricalle. Un elenco dei partecipanti conta: il capitano Rinaldo Rinaldi, capo dell’ufficio operazioni e servizi della Divisione Legnano, diretta al sud e scioltasi a Chieti Scalo; il capitano Aldo Zannolli, appartenente allo Stato Maggiore dell’Esercito; il capitano Menotti Guzzi; il capitano Trieste Del Grosso; il tenente Alfieri della Legnano, i tenenti Vittorio di Carlo, Giuseppe Puglielli, Marcello e Leonida Mucci, Giuseppe Viola, Augusto di Luzio; i tenenti medici Antonio d’Ercole e Francesco Sciucchi; il sottotenente Carlo Zannolli, il sottotenente d’artiglieria Ugo Bracco; il maggiore Salvatore Cutelli, il colonnello Roberto Agostino; il carabiniere Rinaldo Palombi; i vicebrigadieri dei carabinieri Capone e Raffaele Rutolo; il brigadiere di Finanza Nicola Consolo; l’impiegato dell’A.N.M.G. Biagio Palombaro, in servizio a Bologna presso il Genio Trasmissioni; Biagio La Corte e Adalgiso Di Pietro, arruolati in Marina; gli universitari Nicola Cavorso (Fisica e Matematica a Roma) e Matteo Collet (Economia e Commercio a Bari); gli avvocati Domenico Spezioli, Dante e Luigi Orlando; i medici Luigi Colazilli e Vincenzo Giamberardino; gli impiegati delle poste Eugenio Bruno e Floriano Finore; i professori Domenico Cerritelli, Ildebrando Cocco, Marino Covich, Guido Matone, Bianca Di Luzio; gli studenti Stelio Falasca, Guido di Cosmo; i vigili del fuoco Aldo Sebastiani e Massimo Di Matteo; l’industriale Pietro Falco; gli artigiani e operai Giuseppe Antonucci, i fratelli Aldo, Guido, Mario e Umberto Grifone, Pietro Cappelletti, Marino Tucci, Mario Palermo, Arturo Rapinesi, Francesco e Pierino Verna, Cesare Canale, Luigi Di Santo, Adalgiso La Cioppa, Vittorio Moxedano, Raffaele Di Natale. L’animatore del movimento partigiano chietino fu il dott. Luigi Colazilli, presidente della “Libera Italia”, mentre il comando della formazione fu del capitano Rinaldo Rinaldi che comunicava con il comando alleato di Bari e con il comando della banda che ebbe la sede presso Capo Le Macchie, tra Palombaro e Fara San Martino. I centri di raccolta furono cinque, da cui nacquero le varie formazioni costituenti la Palombaro: un primo dipendeva dal dottor Colazilli, un secondo dal tenente medico Francesco Sciucchi, un terzo dai fratelli Mucci, un quarto dal tenente Carmelo Isaia e l’ultimo da Giuseppe Antonucci e da Francesco Zuccarini di Carmine. Il nome della banda nacque dalla zona circostante il paese omonimo alle pendici della Maiella che ne costituì il centro dell’azione che comprese l’area tra Lama dei Peligni, Civitella Messer Raimondo, Fara San Martino, Casoli, Palombaro, Pennapiedimonte, Rapino, Pretoro, Roccamontepiano e Fara Filiorum Petri. La zona permise di fare affidamento su varie e utili conoscenze locali, ad esempio il medico Vincenzo Giamberardino, che a Palombaro possedeva una casa, e la possibilità di ottenere rifornimenti di carburante e generi alimentari, grazie ai fratelli De Cecco a Fara S. Martino e al barone Ricci a Casoli. La Banda fu composta da circa un centinaio di partigiani di cui circa trenta caddero nei combattimenti o per fucilazione dopo l’arresto. Non si trattò di un’organizzazione militare ben costruita e con una linea d’azione programmata. Inoltre la Palombaro non ricevette alcun aiuto dagli Alleati. Dal mese di ottobre la banda iniziò a scontrarsi con le truppe tedesche. Dopo vari scontri (con azioni di valore e di coraggio) e vari arresti e fucilazioni la Banda fu totalmente annientata agli inizi del 1944 dalle forze nazifasciste. Da ricordare sono le stragi nazifasciste in cui furono trucidati gli uomini della Palombaro:
- nella frazione di Santa Barbara di Chieti dell’8 novembre 1943 in cui persero la vita Antonio Aceto, Francesco Sciucchi, Roberto Agostini e Ruggero Carlone;
- a Bussi sul Tirino dove il 14 dicembre 1943 caddero Bruno Eugenio Guido, Cerritelli Domenico, Colazilli Luigi, Cutelli Salvatore, Di Carlo Vittorio, Falco Pietro, Guzzi Menotti, Mucci Leonida, Mucci Marcello, Viola Giuseppe;
- a Colle Pineta di Pescara dove il 10 febbraio 1944 furono uccisi Cappelletti Pietro, Cavorso Nicola, Di Matteo Beniamino, Di Natale Raffaele, Falasca Stelio, Grifone Aldo, Grifone Alfredo, Mannelli Vittorio, Sebastiani Aldo.
L’esecuzione a Colle Pineta segnò la fine della Banda Palombaro. Alcuni dei superstiti continuarono la lotta ai nazifascisti all’interno della Brigata Maiella, che raccolse il testimone della Banda Palombaro.

Fonte: “La Banda Palombaro nella Resistenza Abruzzese”, Tesi di Laurea di Maria Carla Di Giovacchino presso l’Universita’ degli Studi “G. D’Annunzio” Chieti – Pescara (Dipartimento di Lettere, Arti e Scienze Sociali - Corso di Laurea in Filologia, Linguistica e Tradizioni Letterarie), Anno Accademico 2015/16.

Contenuti

Iscrizioni:
QUI IL 4 OTTOBRE 1943
DA PARTIGIANO CADDE COMBATTENDO
CONTRO IL TEDESCO INVASORE
BIAGIO LA CORTE
DANDO FULGIDO ESEMPIO
DI
CORAGGIO E DI AMOR DI PATRIA

ONORE ALL'EROE DELLA RESISTENZA
______

ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D'ITALIA
CHIETI
Simboli:
Informazione non reperita

Altro

Osservazioni personali:
Biagio La Corte è anche ricordato nella pietra 164538 - Lastra ai partigiani teatini caduti nel 1943/44 – Chieti

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