285945 - Lastra commemorativa a Colazilli Luigi – Chieti

Lastra posta nel 1959 dall’Amministrazione Ospedaliera per ricordare il dottore Luigi Colazilli che fu antifascista e partigiano durante la seconda guerra mondiale. Animatore del movimento partigiano teatino, la sua vita fu stroncata dai nazifascisti che lo fucilarono a Bussi sul Tirino insieme ad altri nove partigiani della Brigata Palombaro.

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Via A. Valignani, 6
CAP:
66100
Latitudine:
42.351647145063
Longitudine:
14.174054472324

Informazioni

Luogo di collocazione:
Sulla parete del secondo atrio dell'Ex Ospedale Civile SS. Annunziata.
Data di collocazione:
24 maggio 1959
Materiali (Generico):
Marmo
Materiali (Dettaglio):
Lastra di marmo grigio con iscrizioni incise e verniciate di nero.
Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
ASL - Lanciano Vasto Chieti
Notizie e contestualizzazione storica:
LUIGI COLAZILLI nacque a Chieti il 5 luglio 1917. Conseguita la maturità al Liceo classico “G.B. Vico” di Chieti, frequentò la facoltà di Medicina e Chirurgia a Padova e Bologna. Fece tirocinio nel vecchio Ospedale Civile di Chieti, col noto chirurgo Gaetano Scoppetta. Nel maggio del 1943 costituì, con altri antifascisti, l'Associazione segreta «Libera Italia», rinnovando l'associazione «Italia Libera», nata anche a Chieti nel 1924, dopo il delitto Matteotti, e soppressa dal regime fascista. Dopo l'8 settembre 1943, partecipò all'organizzazione della Banda Palombaro, che si proponeva di combattere con le armi i nazifascisti. Nell'ultima decade di settembre si trasferì, col grosso della banda, a Palombaro. Nel corso degli scontri, dal 1 al 5 ottobre, con le preponderanti forze tedesche, non esitò a curare un soldato nemico ferito. L'atto generoso non valse a salvarlo dalla fucilazione. Il 13 dicembre 1943 fu arrestato a Chieti dai tedeschi, con la complicità di spie fasciste, con altri 12 partigiani. Mentre il tenente Trieste Del Grosso fu ucciso sul posto, gli altri furono trasportati a Bussi sul Tirino (PE). Dopo un processo sommario, il 14 dicembre Colazilli e altri nove patrioti furono fucilati. I nove caduti con Colazilli furono: i fratelli Marcello e Leonida Mucci, Giuseppe, Vittorio Di Carlo, Pietro Falco, Domenico Cerritelli, Eugenio Bruno, Menotti Guzzi, Salvatore Cutelli. I loro corpi furono sepolti ammucchiati sotto le macerie di una grotta, fatta saltare con la dinamite. A fine giugno 1944 i familiari operarono il pietoso riconoscimento dei loro cari. Il 2 luglio le dieci salme, caricate su camion allineati dinanzi alla Cattedrale di san Giustino, ricevettero le onoranze della cittadinanza e la benedizione di mons. Giuseppe Venturi.

La BANDA PALOMBARO fu una delle prime bande partigiane, se non addirittura la prima, a essersi formata dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Esse ebbe origine a Chieti il 9 settembre allorché si organizzarono incontri clandestini, ai quali parteciparono soldati e ufficiali dell’Esercito italiano (alcuni della Divisione Legnano; altri in servizio a Chieti; altri rientrati nel capoluogo dopo lo scioglimento dell’esercito), membri dell’antifascismo, giovani universitari, impiegati, artigiani e civili di varia estrazione sociale. Un elenco dei partecipanti conta: il capitano Rinaldo Rinaldi, capo dell’ufficio operazioni e servizi della Divisione Legnano, diretta al sud e scioltasi a Chieti Scalo; il capitano Aldo Zannolli, appartenente allo Stato Maggiore dell’Esercito; il capitano Menotti Guzzi; il capitano Trieste Del Grosso; il tenente Alfieri della Legnano; i tenenti Vittorio di Carlo, Giuseppe Puglielli, Marcello e Leonida Mucci, Giuseppe Viola, Augusto di Luzio; i tenenti medici Antonio d’Ercole e Francesco Sciucchi; il sottotenente Carlo Zannolli; il sottotenente d’artiglieria Ugo Bracco; il maggiore Salvatore Cutelli; il colonnello Roberto Agostino; il carabiniere Rinaldo Palombi; i vicebrigadieri dei carabinieri Capone e Raffaele Rutolo; il brigadiere di Finanza Nicola Consolo; l’impiegato dell’A.N.M.G. Biagio Palombaro, in servizio a Bologna presso il Genio Trasmissioni; Biagio La Corte e Adalgiso Di Pietro, arruolati in Marina; gli universitari Nicola Cavorso (Fisica e Matematica a Roma) e Matteo Collet (Economia e Commercio a Bari); gli avvocati Domenico Spezioli, Dante e Luigi Orlando; i medici Luigi Colazilli e Vincenzo Giamberardino; gli impiegati delle poste Eugenio Bruno e Floriano Finore; i professori Domenico Cerritelli, Ildebrando Cocco, Marino Covich, Guido Matone, Bianca Di Luzio; gli studenti Stelio Falasca e Guido di Cosmo; i vigili del fuoco Aldo Sebastiani e Massimo Di Matteo; l’industriale Pietro Falco; gli artigiani e operai Giuseppe Antonucci, i fratelli Aldo, Guido, Mario e Umberto Grifone, Pietro Cappelletti, Marino Tucci, Mario Palermo, Arturo Rapinesi, Francesco e Pierino Verna, Cesare Canale, Luigi Di Santo, Adalgiso La Cioppa, Vittorio Moxedano, Raffaele Di Natale. L’animatore del movimento partigiano teatino fu il dott. Luigi Colazilli, presidente della “Libera Italia”, mentre il comando della formazione fu del capitano Rinaldo Rinaldi che comunicava con il comando alleato di Bari e con il comando della banda che ebbe la sede presso Capo Le Macchie, tra Palombaro e Fara San Martino. I centri di raccolta furono cinque, da cui nacquero le varie formazioni costituenti la Palombaro: un primo dipendeva dal dottor Colazilli, un secondo dal tenente medico Francesco Sciucchi, un terzo dai fratelli Mucci, un quarto dal tenente Carmelo Isaia e l’ultimo da Giuseppe Antonucci e da Francesco Zuccarini di Carmine. Il nome della banda nacque dalla zona circostante il paese omonimo alle pendici della Maiella che ne costituì il centro dell’azione che comprese l’area tra Lama dei Peligni, Civitella Messer Raimondo, Fara San Martino, Casoli, Palombaro, Pennapiedimonte, Rapino, Pretoro, Roccamontepiano e Fara Filiorum Petri. La zona permise di fare affidamento su varie e utili conoscenze locali, ad esempio il medico Vincenzo Giamberardino, che a Palombaro possedeva una casa, e la possibilità di ottenere rifornimenti di carburante e generi alimentari, grazie ai fratelli De Cecco a Fara S. Martino e al barone Ricci a Casoli. La Banda fu composta da circa un centinaio di partigiani di cui circa trenta caddero nei combattimenti o per fucilazione dopo l’arresto. Non si trattò di un’organizzazione militare ben costruita e con una linea d’azione programmata. Inoltre la Palombaro non ricevette alcun aiuto dagli Alleati. Dall’1 al 4 ottobre la Banda fu impegnata in atti di guerriglia contro il nemico. Il 5 i tedeschi reagirono sferrando un violento attacco con mezzi corazzati. Dopo avere resistito per l’intera giornata i partigiani si sganciarono dal combattimento. A seguito degli scontri caddero tre partigiani: Adalgiso La Cioppa, Adalgiso Di Pietro e Biagio La Corte. I restanti partigiani si divisero: alcuni passarono il fronte per unirsi alle forze alleate; altri si disperserono sui monti e dopo qualche giorno tornarono a Chieti. Dopo lo sbandamento, i partigiani della Palombaro si riorganizzarono arruolando nuovi combattenti. Compirono numerosi atti di sabotaggio; costituirono un comitato politico clandestino (il CPLN); progettarono di stampare e diffondere il foglio “Rinascita”.
Ritenendo imminente l’arrivo degli alleati accettarono la proposta del tenente Fernando Tieri di tenere una riunione con due ufficiali inglesi, per organizzare la loro entrata in città. L’appuntamento fu fissato per le ore 11 del 3 dicembre 1943, in una casa alla periferia di Chieti. Furono presenti: il maggiore Salvatore Cutelli; il capitano Menotti Guzzi; il capitano Trieste Del Grosso; il tenente Marcello Mucci; i sottotenenti Leonida Mucci, Vittorio Di Carlo, Giuseppe Viola, Eugenio Bruno; il professore Domenico Cerritelli, il medico Luigi Colazilli, l’industriale Pietro Falco, il tornitore Romeo Migliori, il commerciante Angelo Prisco. L’incontro fu un tranello, ordito dai tedeschi con la complicità di Pietro Caruso, giunto a Chieti a capo di una banda di fascisti. Tieri fu una spia infiltrata tra i partigiani che fece il doppio gioco. La casa fu circondata e i nazifascisti irruppero durante la riunione. Il capitano Del Grosso fu subito ucciso e gli altri dodici furono arrestati. I prigionieri furono trasportati in una scuola elementare del Comune di Bussi sul Tirino e per nove giorni furono interrogati e torturati. Il 13 la corte marziale emise la sentenza: Prisco e Migliori furono assolti mentre gli altri dieci furono condannati a morte mediante fucilazione. La mattina del giorno dopo i partigiani furono trucidati sul Colle della Parata, un’altura poco distante da Bussi.
Dopo varie azioni di valore e di coraggio, e dopo vari arresti e fucilazioni, la Banda fu totalmente annientata agli inizi del 1944 dalle forze nazifasciste. Da ricordare sono le altre stragi nazifasciste in cui furono trucidati gli uomini della Palombaro:
- l’8 novembre 1943 nella frazione di Santa Barbara di Chieti persero la vita Antonio Aceto, Francesco Sciucchi, Roberto Agostini e Ruggero Carlone;
- il 10 febbraio 1944 a Colle Pineta di Pescara furono uccisi Cappelletti Pietro, Cavorso Nicola, Di Matteo Beniamino, Di Natale Raffaele, Falasca Stelio, Grifone Aldo, Grifone Alfredo, Mannelli Vittorio, Sebastiani Aldo.
L’esecuzione a Colle Pineta segnò la fine della Banda Palombaro. Alcuni dei superstiti continuarono la lotta ai nazifascisti all’interno della Brigata Maiella, che raccolse il testimone della Banda Palombaro.

Fonti :
• “La Banda Palombaro nella Resistenza Abruzzese”, Tesi di Laurea di Maria Carla Di Giovacchino presso l’Universita’ degli Studi “G. D’Annunzio” Chieti – Pescara (Dipartimento di Lettere, Arti e Scienze Sociali - Corso di Laurea in Filologia, Linguistica e Tradizioni Letterarie), Anno Accademico 2015/16.
• https://www.ilcentro.it/chieti/chieti-commemora-il-medico-colazilli-trucidato-dai-nazisti-1.1414027
• https://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Parata%20Bussi%20Sul%20Tirino%2014-12-1943.pdf
• https://www.brigatamaiellasvp.it/accadde-ieri/banda-palombaro.html

Contenuti

Iscrizioni:
IN QUESTO OSPEDALE
PER ALLIEVARE LE SOFFERENZE UMANE
SI PRODIGÒ CON CUORE GENEROSO
IL DOTT. LUIGI COLAZILLI
PER UNA PATRIA PIÙ BELLA E PIÙ GRANDE
IMMOLÒ LA SUA GIOVINEZZA
L’AMMINISTRAZIONE OSPEDALIERA CON AMMIRAZIONE
RICORDA
IL GIOVANE EROE
CHIETI, 24 MAGGIO 1959
Simboli:
Informazione non reperita

Altro

Osservazioni personali:
Luigi Colazilli è anche ricordato nelle pietre:
- 35001 - Monumento ai Caduti di Bussi sul Tirino
- 164538 - Lastra ai partigiani teatini caduti nel 1943/44 - Chieti
- 285953 - Tomba di Colazilli Luigi - Chieti

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