287463 - Lastra per la ricostruzione del Torrione – Ortona (CH)

Lastra posta sulla facciata del Torrione di Ortona per ricordarne la ricostruzione dopo la distruzione subita durante la Battaglia di Ortona nella seconda guerra mondiale. L’edificio ricostruito fu riaperto l’8 agosto 1954.

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Via Dommarco
CAP:
66026
Latitudine:
42.353308449251
Longitudine:
14.399812385817

Informazioni

Luogo di collocazione:
Sulla facciata del Torrione prospiciente via Dommarco.
Data di collocazione:
8 agosto 1954
Materiali (Generico):
Marmo
Materiali (Dettaglio):
Lastra di marmo chiaro con iscrizione incisa.
Stato di conservazione:
Insufficiente
Ente preposto alla conservazione:
Informazione non reperita
Notizie e contestualizzazione storica:
Il Capitano di ventura Giacomo Caldora, feudatario dal primo quarto del XV secolo di Ortona, fece erigere un’ampia cinta muraria che, partendo dal Castello Aragonese, costeggiava approssimativamente le vie Gabriele D'Annunzio, Monte Maiella, Luigi Dommarco, Pantaleone Rapino e il Belvedere Orientale per ricongiungersi al Castello. Essa era provvista di cinque porte di accesso alla città: le due della Marina, quella della Bucciaria (successivamente del Carmine), di S.Giacomo, di Caldari e di Santa Caterina. Della vecchia cinta muraria, abbattuta nella seconda metà del XIX secolo, restano attualmente solo due brevi tratti: il primo lungo Via L. Dommarco e il secondo all'inizio di Via G. D'Annunzio. Nel primo tratto sorge il Torrione, un antico bastione della cinta muraria completamente restaurato dopo i danni provocati dalla guerra nel 1943.
Fonte: https://fondoambiente.it/luoghi/mura-caldoriane

Durante la seconda guerra mondiale la Battaglia di Ortona si svolse dal 20 al 28 dicembre 1943 e Ortona è passata alla storia come la “Stalingrado d’Italia”. Come Stalingrado, anche la cittadina abruzzese, in scala minore, fu un inferno di corpo a corpo, trappole esplosive, combattimenti “stanza per stanza” che spezzarono i nervi ai militari coinvolti. A cinque mesi dallo sbarco degli anglo-americani in Sicilia, gli Alleati furono bloccati dalla Linea difensiva tedesca Gustav: gli statunitensi del generale Clark a Cassino, l’armata anglo-canadese (comprensiva anche di neozelandesi, indiani, sudafricani, australiani) di Montgmomery a Ortona. Ortona avrebbe potuto essere aggirata, ma sia per gli alleati che per i tedeschi divenne un imperativo tattico a tal punto che Hitler ordinò al Feldmaresciallo Albert Kesselring: “Die Festung Ortona ist bis zum letzten Mann zu halten!” (“La Fortezza Ortona deve essere difesa fino all’ultimo uomo!”). I tedeschi quindi schierarono a Ortona la 1° divisione dei Fallschirmjäger (paracadutisti) che in Germania erano soprannominati “Pompieri del fronte” perché erano militari esperti che venivano inviate per bloccare i più pericolosi sfondamenti avversari. Erano truppe scelte reduci da diverse campagne e possedevano un equipaggiamento altamente specialistico al contrario dei giovani militari del Commonwealth. Il combattimento all’arma bianca fu una delle caratteristiche più cruenti della Battaglia di Ortona. I tedeschi avevano fatto crollare i palazzi delle tre direttrici principali della città. I detriti impedivano il passaggio ai carri. Senza il supporto degli Sherman, i fanti canadesi dovettero impegnarsi nei combattimenti casa per casa, fra le macerie. Continuamente bersagliati, furono costretti a traforare l’interno delle abitazioni pur di avanzare al coperto: una volta liberato uno stabile facevano saltare le pareti divisorie per passare nell’edificio contiguo. Nonostante questi accorgimenti, i soldati canadesi continuavano a cadere per i trappole esplosive, le mine anticarro e antiuomo, gli agguati corpo a corpo, e il fuoco dei cecchini. Impiegarono una settimana per conquistare 500 metri di territorio urbano. Il 28 dicembre, gli ultimi tedeschi si ritirarono dalla città, ormai rasa al suolo, e si arroccarono appena 5 km a nord dove resistettero per sei mesi, fino alla liberazione di Roma del 4 giugno 1944. Le perdite tedesche, tra morti, feriti e dispersi furono circa 870; quelle canadesi intorno alle 2.340 e le vittime civili furono circa 1300. Tatticamente, Ortona fu una vittoria alleata. Strategicamente può essere considerata una vittoria dei tedeschi che con pochi uomini erano riusciti a ritardare l’avanzata angloamericana dissanguandoli per ogni palmo di terreno conquistato.
Fonte: https://www.lastampa.it/cultura/2016/12/19/news/la-vera-storia-della-battaglia-di-ortona-la-stalingrado-d-italia-1.34758776/

Contenuti

Iscrizioni:
L'8 AGOSTO DELL'ANNO MARIANO 1954
S.E. IL CARDINALE FEDERICO TEDESCHINI
DATARIO DI S.S. PAPA PIO XII
NELL'IMPLORATA PROTEZIONE DELLA MADONNA DI FATIMA
RIAPRIVA QUESTO ANTICO TORRIONE
RISORTO SULLE ROVINE DELLA BATTAGLIA DI ORTONA
Simboli:
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Informazione non reperita

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