Sulle colline attorno al Paese natio dell'autore, erano rimaste trincee e ricoveri della grande guerra 1915/1918 ed i ragazzi, compreso lo stesso Rigoni Stern, con un elmetto arrugginito in testa, giocavano a "fare la guerra" con impegno e serietà. Anni dopo, gli stessi, capirono che la guerra non era più un "bel gioco", soprattutto il vedere ragazzi, come loro erano stati, costretti a vagare tra macerie di villaggi e paesi, con occhi scavati, senza più lacrime, senza vestiti, senza cibo e senza il calore di un affetto umano. Il desiderio dell'Autore è quello di far capire che oltre all'odio e alla bestialità, causati dalle guerre, esistono gli affetti e la dignità di tutti gli uomini.