L’Einaudi Varese ancora a sostegno del Nepal e della piccola Puja

ROMA – “Siamo partiti incoscienti di dove saremmo arrivati, ma il fatto di lavorare insieme e ottenere qualcosa per noi significa molto. E’ una grande soddisfazione: anche se forse non lo diamo a vedere, il solo immaginare che grazie al nostro sforzo una bambina potrà avere la fortuna di andare a scuola ci riempie il cuore di grande gioia”. Sono le parole di Sara, una studentessa dell’Ipc Einaudi di Varese, che per il secondo anno consecutivo ha partecipato al concorso Esploratori della Memoria. Una partecipazione speciale la loro, che ha portato, grazie al primo premio da 600 euro vinto per il concorso in Lombardia, alla costituzione di un fondo per permettere ad una bambina nepalese, la piccola Puja, di continuare a studiare. E’ una conferma per le classi guidate nel percorso storico del progetto Anmig dalla professoressa Carla Mimmo. Nell’anno scolastico 2014-2015 la classe 2G si classificò seconda (premio da 1000 euro), vincendo la somma di 1000 euro che per desiderio dei ragazzi è stato devoluto all’associazione Ecohimal, come contributo per la ricostruzione di una delle tante scuole distrutte dal terremoto del 25 aprile 2015. Poi, nel novembre 2015, in occasione delle celebrazioni per il centenario della Grande Guerra, la stessa classe, ormai diventata 3G, ha partecipato ad un secondo concorso, Invito alla lettura, patrocinato e organizzato dall’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra, ottenendo un altro secondo posto e altri 300 euro, che i ragazzi hanno deciso di investire in un progetto più mirato, cioè il mantenimento agli studi per cinque anni di una piccola nepalese rimasta orfana del papà, morto sotto la spaventosa frana del villaggio di Lang Tang. La bambina, sorella adottiva dei ragazzi di Varese, continuerà ancora a studiare grazie alla loro sensibilità.
“Ma quest’anno, oltre alla novità della vittoria del primo premio, per l’Ipc Einaudi di Varese la soddisfazione più grande è stato il coinvolgimento di un’altra classe, la 1 F, che dopo un momento iniziale di scetticismo, ha partecipato con entusiasmo, forse con inconsapevolezza, per loro stessa ammissione. Poi, durante la premiazione, avvenuta sabato 21 maggio a Milano, nella “Casa del Mutilato”, ho visto nei loro occhi qualcosa e ho capito che quel giorno finalmente si sono resi conto di aver fatto qualcosa di davvero importante – ha raccontato la professoressa Mimmo -. Non solo hanno fatto storia sul campo, rendendosi conto che trascrivere centinaia e centinaia di nomi di caduti non è un lavoro compilativo, ma di conservazione della memoria di tanti uomini e donne che hanno dato la loro vita perché noi potessimo vivere liberi, ma in qualche modo ne hanno seguito l’esempio, nel loro piccolo: anche loro hanno dato qualcosa, la loro fatica, il loro tempo libero, per migliorare la vita di qualcun altro: una piccola vita, nel caso di Puja. E non c’è per me soddisfazione più grande di questa, che ho da sempre la convinzione che, opportunamente stimolati e guidati alla riflessione, i ragazzi rispondono in maniera profonda, sfatando il luogo comune di essere superficiali ed egoisti. All’annuncio della vittoria, a me e alla professoressa Zonca, che dall’anno scorso ci accompagna in questa avventura, è venuto un nodo in gola nel sentire l’urlo di gioia dei ragazzi, come se avessero vinto, che so, una partita importante, ed è stato bellissimo, come sentirli cantare a squarciagola l’inno d’Italia o battere le mani a tempo sulle note della fanfara dell’Aeronautica Militare. Eppure la fatica è stata tanta: cercare i monumenti (abbiamo dovuto sconfinare dalla provincia di Varese, avendo già partecipato all’edizione dello scorso anno), fotografare i monumenti, tornare sul luogo per migliorare le foto”. Ecco il messaggio di grandissima emozione che abbiamo raccolto, che si conclude con le parole di una delle Esploratrici della Memoria inviate alla professoressa: “Questo concorso mi ha insegnato che siamo noi a dover combattere per garantirci un futuro e per garantirlo a chi verrà dopo di noi. Mi creda, prof. non poteva esserci soddisfazione più grande. E siamo già pronti per l’anno prossimo ad affrontare nuovi  concorsi o qualunque altra idea lei ci proponga”.