Medaglie d’oro ai deportati nei lager nazisti

Ieri mattina nel palazzo del Governo di Macerata si è svolta la cerimonia di consegna delle Medaglie d’Onore ai cittadini italiani, militari e civili, deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra ed ai familiari dei deceduti.

L’orrore dei campi di concentramento nazisti è ancora molto presente nei ricordi di chi ha vissuto sulla propria pelle la della Seconda guerra mondiale. Per non dimenticare la tragedia che l’intera Europa ha attraversato 67 anni fa. A testimoniare il valore e la dignità dei migliaia di italiani internati nel lager tedeschi, lo Stato Italiano ha istituito nel 2006 una Medaglia d’Onore. Ieri mattina, nel Salone di rappresentanza della Prefettura di Macerata, si è svolta la cerimonia di consegna delle Medaglie ai decorati della provincia di Macerata alla presenza del prefetto di Macerata, Pietro Giardina, dei sindaci dei Comuni decorati e dei rappresentanti delle Forze dell’ordine. Hanno ricevuto l’onorificenza Terzina Barboni, per conto di Enrico Lorenzotti, militare, originario di Castelraimondo, internato nel campo Stammlager III dal 1943 al 1945, Tiziana De Angelis, in ricordo di Mario Fortuna, militare, nato a Sarnano ed internato nel lager 782/C dal 1943 e 1945, anno in cui venne fucilato dalle truppe tedesche. Altre due medaglie d’onore sono state consegnate ad Alfio Colonnelli, civile, residente a Tolentino, internato in Germania dal 1944 al 1945 e Luigi Campilia, militare, originario di Treia, internato nel campo di lavoro di Asckesleve dal 1943 al 1945. “A tutt’oggi ancora non è certo il numero degli internati e deportati – ha detto il prefetto Giardina -. Si stima che, tra l’8 settembre 1943 e l’8 maggio 1945, oltre settecentomila italiani militari e civili deportati ed internati in Germania, per venti mesi, giorno dopo giorno furono costretti a servire l’economia e la macchina bellica del regime hitleriano che, aggirando l’osservanza delle norme dei trattati internazionali, li privò dello status di prigionieri di guerra, sottoponendoli, nella maggior parte dei casi, a trattamenti inumani. Voglio esprimere pertanto la mia sentita partecipazione e quella dell’Istituzione che rappresento agli insigniti ed ai loro familiari, cui va un deferente pensiero, ed i più fervidi e sinceri auguri”.

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