MONTE PRESENA – Un pezzo di storia che riemerge dai ghiacci portandosi dietro un carico di fascino e commozione: sul Presena gli operai al lavoro per preparare le piste da sci hanno ritrovato i resti di un soldato morto durante la Prima guerra mondiale, riaffiorato per l’abbassamento del ghiacciaio. Ancora non si sa se fosse un alpino italiano o un kaiserjager austriaco: quel che rimane del suo corpo verrà recuperato domani e analizzato dalla Soprintendenza per i beni storici del Trentino.
Il ghiacciaio del Presena è nel comune trentino di Vermiglio, al di là del confine bresciano. Lunedì gli operai della Carosello, la società che gestisce gli impianti del ghiacciaio e che fa parte del Consorzio Adamello Ski, erano al lavoro per rimuovere i teli geotermici posizionati a giugno per preservare l’integrità del ghiacciaio in vista della ripresa della stagione sportiva invernale. Uno di loro, Giuseppe Cristino di Vermiglio, attorno alle 15 ha notato qualcosa di strano a circa dieci metri di distanza dallo skilift che porta alla cima Presena. «Al di là dei teli – racconta «Beppo» Cristino – il ghiacciaio era molto più basso, di almeno tre metri. Ho fatto due passi, per vedere se, come già mi era capitato di scoprire in passato, in questi mesi d’estate fossero riemersi resti della Prima guerra mondiale, come pezzi di lattine o munizioni. E invece mi sono accorto che questa volta c’era qualcosa di diverso».
L’occhio esperto dell’operaio abituato a lavorare sul ghiaccio ha riconosciuto subito un giaccone grigio e un paio di bottoni arruggini: «allora mi sono avvicinato e ho visto una giberna (la custodia delle pallottole di un fucile), un ciuffo di capelli, il pezzo di una gamba e ossa più piccole, forse di una mano o di un piede. Ho capito subito che era un soldato, e ho chiamato tutti i miei colleghi». Quasi cento anni fa, su questo ghiacciaio sopra il Tonale, si combatteva la Prima guerra mondiale. Mai uomini in divisa si erano spinti così in alto, a tremila metri di quota e a quaranta gradi sotto zero, per sparare ad altri uomini. Qui correva la linea di confine fra l’Italia e l’impero asburgico, e controllare la conca del Presena, che all’inizio del conflitto fu occupata dagli austriaci, voleva dire avere in pugno una zona strategica per dominare la statale 42, via di accesso alla valle Camonica e a tutta la Lombardia. Soltanto quando mancavano pochi mesi alla fine della guerra gli italiani riuscirono a conquistare la conca. «Abbiamo detto una preghiera» riprende il racconto Beppo Cristino «ci è venuta spontanea, perché quell’uomo è rimasto lì sotto per quasi cento anni e ora ci è stato restituito. Non abbiamo avuto dubbi che fosse un soldato: anche se non abbiamo visto né fucile né piastrine, lo abbiamo capito subito dalla divisa».
Mercoledì sul ghiacciaio del Presena sono saliti anche i carabinieri di Vermiglio per un primo sopralluogo. Il recupero della salma è stato però programmato, tempo permettendo, per domani mattina. Saliranno i funzionari della Soprintendenza trentina e cercheranno di raccogliere le spoglie e di portarle a valle, recuperando anche ogni elemento utile per identificarlo. L’ultimo caso di un ritrovamento simile sul Presena risale a oltre dieci anni fa: «proprio sotto la cima Presena – ricorda Cristino – vennero ritrovati i corpi di due soldati. Ora riposano nell’ossario del Tonale». Su quella linea di confine per la quale combattevano.
Giuseppe Arrighetti
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