Napoli, il rifugio di guerra del Presidente

NAPOLI (di Paolo Barbuto) – Più di cento gradini divisi in sette rampe, da percorrere a perdifiato perché suonavano le sirene: il rombo delle fortezze volanti si avvicinava, le bombe sarebbero cadute di lì a breve. Più di cento gradini per arrivare nel cuore del monte Echia, nelle viscere della città che avrebbe protetto i più rapidi, i fortunati.

In fondo alle scale tanti tunnel, poi cave di tufo abbandonate, ampie come cattedrali, dove ogni famiglia aveva il suo posto preferito: sedili ricavati nella roccia, ore da trascorrere in attesa. È qui che il presidente Napolitano veniva a rifugiarsi assieme a migliaia di concittadini impauriti.

Oggi il percorso che si dipana sotto il palazzo di viale Calascione 16, quello dove visse il matematico Caccioppoli, è quasi inaccessibile. I cento gradini si sono perduti sotto il peso del degrado e dell’incuria: il sottosuolo per anni è stato usato come discarica. Prima le macerie della guerra, poi la stupidità degli operai (perché portare via i residui dei lavori edili quando si possono gettare in fondo a una scala o a un pozzo?).

Fonte dell'immagine: FONTE FOTO (non riferita al rifugio di cui parla l'articolo)

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