Vicenza, trovate ossa di soldati in sacchi di plastica

VICENZA – Salme di soldati della Grande Guerra spogliate della loro identità e poi abbandonate in sacchi per la spazzatura nei boschi del Novegno.  Scavi illegali e tentativi di manomissioni in trincee già recuperate e diventate musei a cielo aperto. Testimoni di questi ed altri fatti indecorosi diversi ricercatori locali e archeologi che, per amore del proprio mestiere e rispetto verso i caduti per la Patria, non possono più accettare di assistere a tali scempi e puntano il dito contro alcuni neo-recuperanti che oggi si fanno forti del loro patentino.  Da giugno esiste una normativa regionale in materia di corretto esercizio della attività di raccolta dei cimeli e dei reperti riferibili al primo conflitto mondiale ed è stato introdotto l’obbligo di un permesso, una specie di patentino appunto, con l’obiettivo di creare, in chi è alla ricerca di reperti, la consapevolezza di esercitare un’attività che necessita di molta attenzione, cura, conoscenza e rispetto. Ma questa è solo la teoria perché nella pratica tutto è diverso, tanto è vero che gli esperti chiedono maggiori controlli e più senso civico. «Il patentino sta diventando quasi un alibi per scavare nei luoghi sacri o nelle trincee – spiega lo storico Siro Offelli che partecipa da tempo a scavi archeologici con i dipartimenti di archeologia delle università di Trento e Padova oltre che con la Sovrintendenza ai beni culturali di Verona – e pochi si rendono conto che in questo modo si altera un sito archeologico. L’aspetto “predatorio” non ha limiti: in tre anni abbiamo trovato sette salme di soldati depredati di tutto e poi abbandonati in sacchi di plastica. Non avranno mai più un’identità». I resti dei soldati, non si sa ancora di che nazionalità essendo stati spogliati di divise e oggetti, sono a disposizione dell’autorità giudiziaria che dovrà decidere per la loro sepoltura.  Questi atti incivili sono stati commessi sui monti Cengio e Barco, sul versante est del monte Giove in Novegno e in zona Valbona sul confine tra Trento e Arsiero. «Sul Cimone e sul Novegno sono state recuperate delle trincee ed effettuati dei restauri conservativi – continua Giorgio Dall’Igna, già assessore alla cultura del comune di Schio e presidente dell’associazione IV Novembre – ma c’è chi, perfino di notte, si è recato in questi luoghi con metal detector e ha scavato mandando in fumo questi musei a cielo aperto. Pochi hanno capito che i reperti storici, presi singolarmente, perdono di interesse, mentre nel luogo di ritrovo raccontano una storia, ci fanno risalire ad un’azione di guerra, possono ridare un’identità ad un soldato». Si teme che con l’avvicinarsi del centenario della prima guerra mondiale questi fenomeni si intensifichino, alimentati da un mercato commerciale illegale sempre più esteso grazie alla rete internet. «Nella nostra associazione – prosegue Giacomo Tessarolo, del comitato scientifico dell’associazione IV Novembre – abbiamo notato una corsa all’iscrizione, ma solo perché in questo modo si ottiene un risparmio sul costo del patentino per diventare recuperante. Lo scopo non è contribuire al lavoro associativo bensì avere più convenienza».

Anna Lirusso

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