154870 - Bosco della memoria – Monza

Il bosco della memoria è un parco cittadino dedicato ai deportati monzesi composto da 92 alberi di specie diverse ma tutte locali, ognuno di essi associato al nome di un deportato. Ogni albero è circondato da un cilindro di corten che riporta il nome e cognome di un monzese deportato. Gli alberi inoltre sono raggruppati in varie sezioni secondo la geografia dei campi di sterminio. Al centro del bosco c’è inoltre un landmark verticale con la scritta Bosco della memoria per segnalare il parco anche a chi passa in macchina o in treno. Lì si trovano anche dei cartelli informativi e una frase di Bertold Brecht sull’importanza di mantenere alta l’attenzione su ogni possibile ritorno dell’ideologia nazista. Altri nove landmark portano i nomi dei maggiori campi di sterminio.

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
via Ernesto Messa, angolo via Emilio Osculati
CAP:
20900
Latitudine:
45.5855625
Longitudine:
9.2904375

Informazioni

Luogo di collocazione:
Parco pubblico lungo la via Ernesto Messa e lungo la linea ferroviaria e il passaggio a livello, attraversato da una pista ciclabile
Data di collocazione:
Il parco è stato inaugurato dal Sindaco di Monza il 27 gennaio 2018
Materiali (Generico):
Altro
Materiali (Dettaglio):
I cerchi che circondano gli alberi, i landmark verticali dei campi di concentramento e della scritta Bosco della memoria così come l'iscrizione di Brecht sono in acciaio corten, un materiale molto particolare, molto resistente sia alla corrosione che alla trazione.
Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
Comune di Monza
Notizie e contestualizzazione storica:
Dei 92 deportati monzesi, solo quattro erano di religione ebraica. Tutti gli altri vennero deportati per la loro attività antifascista e in particolare per aver partecipato ai grandi scioperi del 43 e del 44 che animarono le aziende Falck, Breda e Marelli presso cui molti di loro lavoravano. Queste industrie negli anni '43 e '44 fornivano le armi ai nazisti per continuare la loro guerra. Queste persone quindi decisero di non lavorare, di scioperare per opporsi al nazismo e scioperare significava prendere una posizione politica e quindi rischiare di essere deportati e morire. Dei 92 deportati solo quattro erano di religione ebraica. A mo’ di esempio ricordiamo qui due storie molto diverse ma entrambe molto significative: quelle di Enrico Bracesco e di Santina Pezzotta. Enrico Bracesco era uno dei leader degli scioperi del ’43, iscritto al partito comunista clandestino dal 35 e appartenente a una famiglia antifascista. In seguito agli scioperi, nel giugno del ‘43 venne arrestato, detenuto in carcere per un mese e infine licenziato. Tornato a casa riuscì a farsi riassumere alla Breda e nell'ottobre di quell'anno risultava già iscritto al GAP locale. Il 4 novembre è infatti impegnato in un'azione partigiana: trasportare un carico d'armi a bordo di un autocarro. L'autocarro però, nel tragitto tra Cinisello Balsamo e Muggiò, si rovescia e Bracesco nell'incidente perde una gamba. Nel marzo dell'anno successivo viene arrestato e lì inizia il suo calvario: prima il carcere di Monza, poi san Vittore a Milano, quindi Fossoli, Bolzano, Mauthausen e infine il castello di Harteim dove Bracesco morirà l'8 dicembre 1944. Un'altra figura interessante anche se molto diversa da Enrico Bracesco è la giovane Santina Pezzotta, deportata a 16 anni per due semplici ragioni: era molto brava nel suo mestiere di avvolgitrice e aveva un padre antifascista. Anche se dopo l'esperienza in Germania tornò a casa, non raccontò mai nulla di quanto aveva vissuto e non riuscì mai a superare il trauma subito. Per le altre biografie rimandiamo al sito www.boscodellamemoria.it Il bosco della memoria è nato da un'idea di Milena Bracesco ed è stato progettato e realizzato dall'architetto Rosa Lanzaro con il contributo dell'ANED.

Contenuti

Iscrizioni:
Nomi dei deportati: Angelo Aglieri - Enrico Agostoni - Antonio Arosio - Enrico Arosio - Ambrogio Avvoi - Stefano Belli - Angelo Beretta - Rosa Beretta - Luigi Bersan – Osvaldo Bianchi – Mario Bioglia - Emilio Biraghi - Giovanni Bonacina -Domenico Bonfanti - Enrico Bracesco - Ernesto Caglio - Ferdinando Calcinati - Almo Campana - Primo Campana - Livio Capra - Libero Casarini - Giuseppe Casati – Achille Castoldi - Carlo Giuseppe Cerizza – Mario Certa – Gerolamo Colombo - Giuseppe Colombo - Mario Colombo - Umberto Diegoli – Antonio Duca - Luigi Fazzi –Italo Fedeli - Luigi Ferrari - Franco Fossati - Giulio Frangini - Angelo Fumagalli - Ettore Galimberti - Antonio Gambacorti Passerini - Federico Gaviraghi - Giuseppe Ghedini - Romolo Grilli - Agostino Mantica - Isidoro Maino - Antonio Marigo – Pietro Massari - Enrico Mentasti – Ernesto Messa – Vincenzo Moino - Giorgio Montesini - Luigi Montrasio - Giancarlo Moretti - Antonio Paleari - Aldo Pessina - Angelo Pezzan - Santina Pezzotta - Albino Pisoni - Giovanni Poli - Pierino Porta - Alessandro Pozzi - Angelo Preda – Carlo Prina - Carlo Radaelli - Giuseppe Radaelli - Virginio Radaelli – Matteoldani Rizzardi - Giuseppe Rizzardi – Dante Rosa - Guelfo Rossi - Alessandro Rovelli - Augusto Sala - Giacomo Sala - Carlo Samiolo - Giuseppe Santamaria – Mario Scuratti - Giuseppe Serughetti - Angelo Signorelli - Giuseppe Signorelli - Luigi Sirtori - Giovanni Sperandio - Alvaro Terzi - Ambrogio Tremolada -Ermanno Tronci - Giovanna Valtolina - Glauco Vilasco - Giuseppe Vismara - Angelo Zampieri - Alessandro Colombo - Giorgio Levi - Enzo Namias - Dorotea Pisetzky - Aurelia Josz - Ilda Zamorani

Landmark dei campi di concentramento: AUSCHWITZ, BOLZANO, BUCHENWALD, BUZLAND BRESLAVIA, CASTELLO DI HARTEIM, DORA MITTEBAU, EBENSEE, GUSEN, MAUTHAUSEN,

E voi, imparate che occorre vedere e non guardare in aria; occorre agire e non parlare. Questo mostro stava una volta per governare il mondo! I popoli lo spensero, ma ora non cantiam vittoria troppo presto il grembo da cui nacque è ancora fecondo, Bertold Brecht
Simboli:
Il bosco della memoria è un luogo fortemente simbolico. E' un parco cittadino dedicato ai deportati monzesi composto da 92 alberi di specie diverse ma tutte locali ognuno di essi associato al nome di un deportato. Solo una ventina di questi monzesi ritornarono a casa e la finalità di questo parco è proprio permettere loro di tornare a casa, o almeno tornare nel ricordo di chi visiterà questo parco. Ogni albero infatti è circondato da un cilindro di corten che riporta il nome e cognome di un monzese deportato per indicare la loro unicità ma anche il loro simbolico ritorno alla vita attraverso la memoria che proprio questo parco vuole preservare. Non c'è una particolare associazione tra deportato e tipo di albero scelto, solo in un caso, tre donne sono rappresentate da tre alberi da frutta collocati vicini. Gli alberi inoltre sono raggruppati in varie sezioni secondo la geografia dei campi di sterminio. Al centro del bosco c'è inoltre un landmark verticale con la scritta Bosco della memoria per segnalare il parco anche a chi passa in macchina o in treno. Lì si trovano anche dei cartelli informativi e la citazione di Brecht riportata nella sezione iscrizioni.

Altro

Osservazioni personali:
STAFF PIETRE: per chi volesse saperne di più Bosco della memoria

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