89361 - Cippo a Leopoldo Gasparotto – Fossoli di Carpi

Cippo in granella di pietra, posto in una piccola area in cemento con recinzione in legno. Il corpo principale, di forma rettangolare, ha al suo interno la lapide in marmo con la foto in ceramica del Caduto, racchiusa in un ovale in bronzo. Il testo dell’epigrafe ha i caratteri incisi e riempiti con vernice nera. Sulla parte superiore del manufatto si trova una colonna tronca, a pianta ottagonale, che poggia sua una base trapezoidale nella quale è dipinta una croce cristiana con vernice nera. Sotto la lapide è apposta la targhetta tricolore del CVL (Corpo Volontari della Libertà, l’organismo militare che raggruppava tutte le formazioni partigiane). Alla base del manufatto è presente un vaso portafiori in pietra, colorato con il tricolore dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia).

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Fossoli
Indirizzo:
Via dei Grilli
CAP:
41012
Latitudine:
44.8250914356728
Longitudine:
10.914265215396881

Informazioni

Luogo di collocazione:
Lato strada
Data di collocazione:
Informazione non reperita
Materiali (Generico):
Bronzo, Marmo, Pietra, Altro
Materiali (Dettaglio):
Pietra per il cippo ed il vaso portafiori. Marmo per la lapide. Ceramica per l'immagine del Caduto. Bronzo per la cornice della fotografia. Legno per la recinzione.
Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
Informazione non reperita
Notizie e contestualizzazione storica:
Leopoldo Gasparotto (“Poldo”, nato a Milano il 30 Dicembre 1902, avvocato. Alla sua memoria è stata conferita la medaglia d’Oro al Valor Militare.
Per la sua figura ritengo utile riportare la biografia pubblicata sul “Dizionario della Resistenza” edito da Einaudi nel 2001, vol. II pag. 549:
“Di origine friulana, figlio di Luigi – deputato radicale nel 1913 e più volte ministro nel secondo governo Bonomi (12 Dicembre 1944) e nel dopoguerra -, si trasferisce a Milano dove esercita la professione di avvocato. Tenente nel 2° Reggimento artiglieria da montagna, compie ascensioni di rilievo nel Caucaso centrale (1929) e in Groenlandia (1939) ed è insegnante del Club alpino italiano e, nel 1938, istruttore alla Scuola militare di alpinismo ad Aosta. Antifascista attivo già prima dell’8 Settembre 1943, alla vigilia dell’occupazione nazista è, insieme al padre e ad altri, tra i promotori del tentativo di costituzione della Guardia nazionale per la difesa di Milano, dove apre anche un centro di arruolamento nel garage della sua abitazione di Via Donizetti 12. Il 12 Settembre, accompagnati in Svizzera la moglie e il figlio, ritorna nel capoluogo lombardo dedicandosi immediatamente alla creazione e all’organizzazione delle prime bande partigiane sul Pian del Tivano, in Val Codera e in Val Brembo. Comandante delle nascenti formazioni lombarde Giustizia e Libertà e responsabile del primo Comitato militare del Partito d’Azione, partecipa a rischiose azioni finché, tradito da un delatore, l’11 Dicembre viene arrestato in Piazza Castello insieme al generale Giovanni Tavazzani, al colonnello Luigi Feraci, al tenente Plazzotta, all’avvocato Gigi Martello e ad altri membri del Comitato. Rinchiuso nel carcere di San Vittore, viene inutilmente torturato dalla polizia di sicurezza germanica e, nell’Aprile 1944, tradotto al campo di transito di Fossoli di Carpi in attesa di essere deportato in Germania. Continua la lotta organizzando la resistenza interna al campo, finché, il 22 Giugno 1944, consegnato a due SS giunte dall’esterno, viene trasportato in campagna e assassinato a raffiche di mitra”.
Il 22 Giugno 1944, poco prima di mezzogiorno, Gasparotto, detenuto nel Campo di polizia e di internamento di Fossoli (Polizeiliches Durchgangslager), diretto dal SS-Untersturmfuhrer (sottotenente) Karl Friedrich Titho, viene prelevato nella sua baracca dal SS-Hauptscharfuhrer (maresciallo maggiore) Hans Haage, vicecomandante del campo stesso, e consegnato a due militari delle SS che lo stavano attendendo all’ingresso principale.
Gasparotto, dopo che è stato ammanettato, viene fatto salire su un’auto che parte a forte velocità. Ma il tragitto è breve perché il veicolo si ferma poco dopo in Via dei Grilli, nei pressi di un ponticello, per un presunto problema ad una gomma. Gasparotto viene fatto scendere ed avviato in un prato adiacente dove viene trucidato a scariche di mitra.
Probabilmente per dare maggior credibilità al fatto che Gasparotto sarebbe stato ucciso in un tentativo di fuga, i due soldati si recano in una casa poco distante, dove abita Vittoria Manfredini, per chiedere se può prestargli due biciclette che le saranno restituite una volta che torneranno al campo. Le dicono che l’auto nella quale viaggiavano ha subito un guasto e che necessita dell’intervento di un meccanico. Inoltre l’avvisano di non avvicinarsi al veicolo perché potrebbe essere pericoloso.
Non passa che poco tempo che le due SS ritornano per restituire le biciclette, accompagnati da un moto furgoncino sul quale caricano il cadavere del Gasparotto, coprendolo con un telo. Poi raggiungono l’auto, sostituiscono la gomma con il pneumatico di scorta e si allontanano in direzione opposta a quella del campo. Il moto furgoncino, invece, rientra nel lager.
Il corpo viene sepolto nel Cimitero di Carpi in una fossa anonima. Solo il 29 Aprile 1945, a guerra finita, il padre Luigi può recarsi sulla tomba del figlio, accompagnato dal principe Umberto di Savoia, luogotenente del Regno d’Italia. Poi “Poldo” sarà riesumato e consegnato alla famiglia.
L’ordine di uccidere Gasparotto pare sia venuto dal Comando dello SD di Verona, diretto dal SS- Gruppenfuhrer e tenente generale della polizia Wilhelm Harster, comandante della Sicherheitspolizei del Sicherheitsdienst (Polizia di Sicurezza e del Servizio di Sicurezza) in Italia, in quanto lo considerava un elemento pericoloso. Il giorno precedente la sua morte, infatti, Gasparotto avrebbe avuto un colloquio con un’internata, la russa Kira Niguiski, alla quale avrebbe consegnato una lettera poi sequestrata dai tedeschi. Anche il giorno della sua morte aveva parlato a lungo con uno sconosciuto attraverso la recinzione del campo, forse per organizzare un tentativo di fuga. Pare che Gasparotto nascondesse una pistola e degli arnesi per mettere in pratica questo proposito e che, grazie alla spiata di qualcuno, fossero stati scoperti dai soldati e sequestrati il giorno avanti al suo assassinio.

Contenuti

Iscrizioni:
LEOPOLDO
GASPAROTTO
DI ANNI 41
PRELEVATO DAL CAMPO DI
CONCENTRAMENTO DI FOSSOLI
VENNE QUI TRUCIDATO
ALL’ALBA DEL 22 . 6 . 1944
PER ORDINE
DEL COMANDO TEDESCO
CVL
Simboli:
Croce cristiana dipinta nel corpo della base della colonna tronca.

Altro

Osservazioni personali:
L'ANPI di Carpi ha fatto un eccezionale ed esemplare lavoro per mantenere in ottimo stato tutti i manufatti dedicati ai Caduti della lotta di Liberazione (civili e partigiani) sempre omaggiati ad ogni ricorrenza.

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