3945 - Cippo a ricordo di sei giovani Partigiani – San Giacomo Roncole

Il cippo, in ricordo di sei giovani Partigiani morti impiccati il 30 settembre 1944, è posto lungo via Statale Sud a San Giacomo Roncole frazione di Mirandola (MO). Lungo la stessa via, nei punti precisi in cui sono stati impiccati, si trovano le singole targhe in marmo appese ad un palo di legno.

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
San Giacomo Roncole
Indirizzo:
Via Statale Sud, 148
CAP:
41037
Latitudine:
44.8613125
Longitudine:
11.0593125

Informazioni

Luogo di collocazione:
Lato strada
Data di collocazione:
Non si è riusciti a risalire alla data esatta di collocazione del monumento in quanto non indicata nelle iscrizioni e nemmeno nei documenti reperiti in biblioteca e in comune.
Materiali (Generico):
Marmo, Altro
Materiali (Dettaglio):
Il monumento è costituito da una base di cemento in cui è inserita una targa di marmo. Sopra a questa base si trova una colonna a base rettangolare sempre in marmo. Sopra alla colonna si trova una croce in ferro.
Stato di conservazione:
Buono
Ente preposto alla conservazione:
Comune di Mirandola (MO)
Notizie e contestualizzazione storica:
Questo monumento è stato eretto in memoria di sei giovani partigiani impiccati il 30 settembre 1944 durante la Seconda Guerra Mondiale. Di seguito i sei partigiani citati sul monumento.
ADRIANO BARBIERI – Nato a Medolla il 15 agosto 1923, di professione operaio. Fugge dall’esercito della Repubblica di Salò dove era stato costretto ad arruolarsi, per aderire alle squadre d`azione "Italia" a San Giacomo Roncole. Nel settembre 1944entra nella squadra di Walter Tassi, di cui è amico. Questi, arrestato, minacciato e torturato, tradisce il movimento resistenziale e lo denuncia insieme a molti altri del movimento cattolico.
Barbieri è catturato a casa sua il 14 settembre e segue la sorte delle altre vittime della delazione di Tassi: imprigionato nella casa del fascio di Mirandola, viene interrogato e maltrattato dal capitano Falanga che lo consegnerà alla Gestapo. Per ordine di quest`ultima, verrà impiccato dai brigatisti neri insieme ad altri cinque partigiani il 30 settembre 1944 a San Giacomo Roncole, di fronte alla chiesa parrocchiale, come rappresaglia die repubblichini all’uccisione di alcuni ufficiali tedeschi.
NIVES BARBIERI – Nato a Massa Finalese il 20 maggio 1926 e di professione barbiere. Residente a Medolla al confine con San Giacomo Roncole, non ha obblighi militari.ma seguendo l’esempio di altri giovani di Medolla, si arruola nelle squadre d`azione "Italia" con il nome di battaglia "Massa". Dai primi di settembre del 1944 fa parte della squadra di San Giacomo Roncole ed è coinvolto dalla delazione di Tassi negli arresti che a metà di quello stesso mese sconvolgono gran parte dell’organizzazione clandestina della bassa. Imprigionato a Mirandola con altri cinque patrioti, viene impiccato con il fil di ferro ad un palo della luce stradale a San Giacomo Roncole di fronte alla chiesa parrocchiale.
GIUSEPPE CAMPANA – Commesso nato a Correggio il 19 marzo 1928, è il più giovane degli impiccati di San Giacomo Roncole del 30 settembre 1944. Fa parte della brigata "Scarpone", con il nome di battaglia "Cesare". Di famiglia antifascista, si impegna nella lotta, nonostante sia poco più che ragazzo, nella sua zona tra Correggio e Carpi. Ferito e catturato durante un`imboscata, dopo un coraggioso ma inutile tentativo di fuga, il 18 settembre 1944 viene portato a Mirandola nella casa del fascio ed impiccato a San Giacomo Roncole il 30 settembre 1944. Viene decorato di medaglia d’argento al valore militare.
ALFEO MARTINI – Insegnante nato a Vallalta di Concordia il 12 febbraio 1907, ha moglie e due figli. Antifascista fin da ragazzo, conosce e frequenta Don Mazzolari e don Zeno. E` collaboratore dell`opera Piccoli Apostoli e rappresenta la D.C. nel comitato di liberazione nazionale di Moglia, di cui è promotore e segretario dal settembre 1943. Dall’ottobre 1943 è costretto alla clandestinità. Arrestato e ferito, è ricoverato all’ospedale di Modena, dal quale riesce a fuggire con l’aiuto di Don Monari. Ritornato in pianura si consegna alla brigata nera, che lo sottopone a durissimi interrogatori a Modena e a Mirandola, dove verrà impiccato il 30 settembre 1944.
LUCIANO MINELLI – Studente universitario, nato a Modena il 16 luglio 1925, appartenente alla leva di mare, dopo l`8 settembre 1943 non deve rispondere a nessuna chiamata del governo fascista e potrebbe rimanere nascosto. Cresciuto nell`azione cattolica, dalla quale ha ricevuto una forte concezione morale della vita, assume l`impegno resistenziale nelle squadre cittadine della brigata "Italia" dal marzo 1944. Nel giugno assume responsabilità di comando accanto a Zanoli, Da luglio ha anche il compito di occuparsi della rete clandestina nella zona di Mirandola-Finale ed è più volte a San Giacomo Roncole presso i Piccoli Apostoli di Don Zeno. Viene arrestato il 15 settembre 1944, insieme a Zanoli, detenuto a Mirandola, duramente interrogato e messo a confronto con il padre per indurlo a fare rivelazioni. Decide di non parlare e si dichiara fiero della sua fede antifascista. "Mi sono trovato difronte ad un carattere superiore, ad un caso di fermezza e di fede più unico che raro", dichiarò lo stesso capitano Falanga della polizia fascista. Minelli viene consegnato alla Gestapo di Campiglio di Vignola e poi riportato a Mirandola per essere impiccato il 30 settembre 1944. Sono numerosi i testimoni che attestano che, quando già il cappio stava per stringergli la gola, egli gridò: "Viva l‘Italia libera! Viva la democrazia cristiana!". Minelli viene decorato di medaglia d’argento al valore militare.
ENEA ZANOLI – Impiegato, nato a Mirandola il 7 dicembre 1919. L‘8 settembre 1943 si trovava in licenza; nell’ottobre tenta inutilmente di passare il fronte. Entra nella resistenza attraverso il "Movimento giovanile per la resistenza e la rinascita"; mentre studia lettere e lavora., assume crescenti responsabilità nell’organizzazione clandestina. In maggio è comandante delle squadre cittadine: organizza, spesso partecipandovi, colpi di mano, sabotaggi, disarmi, trasporto d’armi, distribuzione di materiale di propaganda, avvio di uomini in montagna, collegamenti ed informazioni. Si espone al punto che gli è proposto il trasferimento prima nella "bassa", poi in montagna. Sta una settimana a San Giacomo Roncole presso i Piccoli Apostoli di Don Zeno. Il 15 settembre viene arrestato su delazione del traditore Walter Tassi, portato a Mirandola e poi consegnato alla Gestapo che lo riconsegna alla "Brigata nera" con l’ordine di impiccarlo il 30 settembre 1944. Zanoli viene decorato di medaglia d’argento al valore militare.

Di seguito riporto una testimonianza orale raccolta nel 1974 da Norina Galavotti di San Giacomo Roncole.
"Dentro di me avevo ancora l’immagine dei sei che avevano impiccato, proprio sotto i nostri occhi, a San Giacomo Roncole. Poveri giovani! Ancora oggi, ripensandoci, sembra impossibile. Eppure sono cose vere. Un sabato mattina ci fecero chiudere tutte le finestre, con l’ordine di non aprirle finché non ci avrebbero dato l’ordine: altrimenti, i mitra puntati contro di noi ci avrebbero sparato. Ma dalle fessure si poteva vedere cosa succedeva fuori: un grande via vai di camion militari, mitragliatrici puntate verso di noi sul piazzale… Ricordo che, pochi istanti prima che arrivassero loro, un corteo con una coppia di sposi era entrato in chiesa, e così nessuno sapeva niente. Mentre quelli si sposavano, proprio davanti alla chiesa, al palo della luce, impiccavano un giovane, in modo che il corteo, uscendo di chiesa, il primo spettacolo era un giovane appeso al palo della luce. Ricordo benissimo che quando ci diedero il permesso di uscire, io vidi aprirsi la porta grande della chiesa e i primi ad apparire furono gli sposi; la povera sposina lanciò un urlo. Fecero dietro front e uscirono da di dietro. Poi fu l’inizio della tragedia dei parenti e genitori. La mamma di uno di questi che si chiamava Adriano, tornava dal mercato di Mirandola; gli avevano portato via il figlio e non sapeva più nulla; ma in quella notte aveva sognato che il suo figliolo la chiamava e le chiedeva aiuto. Lo ritrovava impiccato, al ritorno dal mercato. Vidi questa povera madre cadere dalla bicicletta, stramazzare al suolo, con urli, invocando il suo figliolo. Corre verso di lui, per staccarlo da quel palo; ma i fascisti la presero e la fecero portare via, minacciandola che l’avrebbero uccisa, se si fosse avvicinata".

Informazioni prese dal libro "PER NON DIMENTICARE_Lapidi, cippi, monumenti partigiani nella Bassa Pianura Modenese" di Pietro Pedroni e Giorgio Barbieri con la collaborazione dell'ANPI Provinciale di Modena. Edizioni II Fiorino; e da altri documenti reperiti in biblioteca.

Contenuti

Iscrizioni:
O TU CHE PASSI /FERMATI ,LEGGI, RIFLETTI./SEI GIOVANI, BUONI E GENEROSI/LUNGO QUESTA STRADA/ DIEDERO AL VITA /PER DARE A TE IL DONO DELLA LIBERTA’./ DIFENDILO CUSTODISCILO/PER TE E PER TUTTI I TUOI FRATELLI/CON UNA VITA ONESTA E RISPETTOSA/RENDITI DEGNO DI TANTO DONO

(Lungo via Statale Sud, nei punti precisi in cui sono stati impiccati i sei giovani partigiani, si trovano le singole targhe in marmo appese ad un palo di legno, con indicati: il nome, l’età, il luogo di
provenienza, la data di morte del partigiano caduto e la scritta “qui martoriato dai nazifascisti”)
Iscrizioni:

– MINELLI LUCIANO
DI ANNI 19
DA MODENA
QUI MARTORIATO DAI NAZIFASCISTI
IL 30-09-1944
– CAMPANA GIUSEPPE
DI ANNI 16
DA CORREGGIO
QUI MARTORIATO DAI NAZIFASCISTI
IL 30-09-1944
– BARBIERI ADRIANO
DI ANNI 19
DA MEDOLLA
QUI MARTORIATO DAI NAZIFASCISTI
IL 30-09-1944
-ZANOLI ENEA
DI ANNI 25
DA MODENA
QUI MARTORIATO DAI NAZIFASCISTI
IL 30-09-1944
– MARTINI ALFEO
DI ANNI 37
QUI MARTORIATO DAI NAZIFASCISTI
IL 30-09-1944
– BARBIERI NIVES
DI ANNI 15
DA MASSA FINALESE
QUI MARTORIATO DAI NAZIFASCISTI
IL 30-09-1944
Simboli:
Non sono presenti simboli incisi sul marmo.

Altro

Osservazioni personali:
Ho scelto di parlare di questa "pietra della memoria" perché, leggendo le varie informazioni trovate in biblioteca e su internet, questa era quella la cui storia mi aveva colpito di più. Dalla documentazione e dalle testimonianze orali disponibili, emerge l’atrocità del nazifascismo nella sua forma più estrema e per questo, proprio come è scritto sul monumento, è importante riflettere e non dimenticare. Le parole scritte sulla base di cemento e marmo sono importantissime e preziose, dobbiamo ricordare e rispettare il sacrificio di coloro che si sono battuti e hanno dato la vita per la nostra libertà, soprattutto attraverso la nostra condotta di vita. Dobbiamo non rendere vano il loro sacrificio portando avanti ideali di onestà, giustizia, libertà, amore, fraternità e rispetto.
Mi ha colpito molto anche la giovane età di questi sei ragazzi che, nonostante questa, non hanno esitato a sostenere i loro ideali dando la loro stessa vita. Loro si sono sacrificati per la nostra libertà e noi dobbiamo esserne grati e non dimenticare il loro sacrificio.

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