276171 - Cippo ai Caduti – Sorbano di Sarsina (FC)

Cippo che ricorda i 10 uomini uccisi a Sorbano, luogo della strage operata dai tedeschi nel  settembre del 1944.

 

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Sorbano
Indirizzo:
via SR 71 Umbro Casentinese Romagnola
CAP:
47027
Latitudine:
43.9240689
Longitudine:
12.1604966

Informazioni

Luogo di collocazione:
Lato strada
Data di collocazione:
Informazione non reperita
Materiali (Generico):
Marmo
Materiali (Dettaglio):
Monumento commemorativo realizzato in marmo costituito da un basamento a forma prismatica sul quale poggia un tronco di piramide su quale si erge una croce.
Stato di conservazione:
Buono
Ente preposto alla conservazione:
Comune di Sarsina
Notizie e contestualizzazione storica:
Nel settembre 1944 il rapido spostamento del fronte portò l’8ª brigata Garibaldi Romagna a preparare la discesa verso Forlì e Cesena, da un lato per aprire la strada agli Alleati, dall’altro per raggiungere le due città prima delle truppe britanniche così da presentare i partigiani come liberatori autonomi dell’Italia. Nel corso dello spostamento, i paesi e i centri abitati tra l’Appennino e la pianura dovevano essere progressivamente presi dalle forze partigiane. Il III battaglione della brigata si portò verso Santa Sofia (FC), il IV a San Piero in Bagno (FC) e il II battaglione della brigata ricevette l’ordine di portarsi a Sarsina (FC) e di occupare la cittadina da cui i tedeschi si erano allontanati, restando però nelle vicinanze e colpendo con l’artiglieria il centro abitato.
I partigiani giunsero a Sarsina tra il 26 e il 27 settembre e all’alba del 27 un gruppo di resistenti si scontrò con una pattuglia tedesca. Si ebbero solo due feriti per parte; i tedeschi si allontanarono e nel pomeriggio del 27 tutti i partigiani del II battaglione entrarono in paese rassicurando la popolazione sul prossimo arrivo dei britannici che erano vicini. In serata giunse però la notizia che gli inglesi non sarebbero entrati a Sarsina il giorno dopo perché i tedeschi avevano distrutto un tratto di strada che conduceva a Sarsina per impedire l’avanzata alleata. Secondo gli ordini ricevuti, i partigiani avrebbero dovuto entrare a Sarsina e restarvi, difendendo la cittadina fino all’arrivo degli Alleati, ma il II battaglione non era sufficientemente equipaggiato e preparato per organizzare una difesa statica della cittadina, né era in grado di resistere ai cannoneggiamenti dell’artiglieria tedesca che tirava su Sarsina. I partigiani lasciarono quindi Sarsina e si ritirarono a Valbiano, a pochi chilometri di distanza.
Il 28 settembre 1944 all’alba circa trenta tedeschi appartenenti alla 114ª Jäger Division entrarono a Sarsina e iniziarono a rastrellare l’abitato per radunare la popolazione; inoltre diedero fuoco ad alcune case. I civili che non potevano camminare e quelli che tentarono di fuggire furono uccisi dai tedeschi. I tedeschi concentrarono gli abitanti di Sarsina nella piazza centrale dove radunarono anche le persone che si trovavano nel duomo per pregare, proteggersi da eventuali scontri e rastrellamenti e per assistere i feriti e vegliare le salme dei morti nel cannoneggiamento tedesco del 26 settembre. Quando iniziò a piovere, su richiesta di monsignor Francesco Comandini, lasciarono entrare donne e bambini nel duomo, ma trattennero sulla piazza circa 80 uomini. Poi ordinarono a Comandini di dire ai civili che le case di Sarsina erano state incendiate perché il giorno precedente era stato ferito un tedesco e che se altri tedeschi fossero stati feriti vi sarebbe stata una rappresaglia. Secondo alcune versioni i tedeschi minacciarono di uccidere l’intera popolazione; secondo altre, invece, fu detto ai civili rimasti nel duomo che gli uomini erano stati presi per lavorare per i tedeschi e che sarebbero stati uccisi in caso di ulteriori attacchi contro i tedeschi. I nazisti fecero mettere gli uomini rimasti sulla piazza in una colonna che avviarono in marcia verso Sorbano. A chiudere la colonna era Pio Benvenuti, cui i tedeschi fecero portare una cassa di granate. Tra gli uomini incolonnati vi era Antonio Francioni che era rimasto ferito a un braccio e a una gamba nel cannoneggiamento del 26 settembre ed era stato portato nel duomo; quando Francioni non riuscì più a camminare, un tedesco gli ordinò di sedersi sul ciglio della strada e, mentre sfilava la colonna, un altro tedesco gli sparò alla testa, uccidendolo. A un chilometro e mezzo circa dal centro di Sarsina in località Ca’ di Martino i tedeschi fecero fermare gli uomini, ne scelsero in un primo momento 14, a cui poco dopo ne aggiunsero altri due, che fecero allineare sul ciglio della strada: si trattava di uomini giovani che avrebbero potuto essere attivi come partigiani. I tedeschi lasciarono andare gli altri (tranne Pio Benvenuti che fu trattenuto per essere testimone della fucilazione dei suoi concittadini), non senza averli minacciati ripetendo il messaggio già fatto comunicare a Comandini in piazza.
I tedeschi piazzarono una mitragliatrice e aprirono il fuoco sui 16 uomini: nove di loro (Antonio Canu, Angelo Faggi, Gino Neri, Edgardo Rossi, Giuseppe Rossi, Rovigo Serra, Alberto Toni, Alfredo Verecondi, Verecondo Verecondi) morirono subito; Antonio Catalano restò ferito gravemente e morì poche ore dopo; Antonio Righi, pure ferito, fu ricoverato presso l’ospedale di Arezzo; si salvarono
gettandosi giù dalla scarpata Sergio Belli, Tullio Beltrami, Ettore Sami e Giuseppe Tosi e Odoardo Ricchi che si buttò a terra e si finse morto. Eseguita la fucilazione i tedeschi fecero rotolare i cadaveri per la scarpata e se ne andarono. Giunti in località Montepetra dove si erano insediati, liberarono Pio Benvenuti.

Contenuti

Iscrizioni:
PIETÀ
E
SDEGNO
VOLLERO
RICORDARE
IL SIMBOLO
DELLA
REDENZIONE
NOMI DELLE
FIORENTI VITE
SPENTE
QUI INNOCENTI
DALLA
RAPPRESAGLIA
TEDESCA
IL XXVII SETT.MCMXLIV
CANÙ ANTONIO
CATALANO ANTONIO
FAGGI ANGELO
NERI GINO
ROSSI EDGARDO
ROSSI GIUSEPPE
SERRA ROVIGO
VERECONDI VEROCONDO
VERECONDI ALFREDO
TONI ALBERTO

Simboli:
Croce sulla quale Gesù, innocente e indifeso, è stato crocifisso ed è spirato come i giovani uomini qui uccisi.
Corona con FOGLIE E GHIANDE DI QUERCIA: rappresentano forza, solidità, potere, ma anche elevazione spirituale e vittoria. Simbolo di gloria militare.
la corona si conclude in alto con due FUCILI, simbolo dell'Esercito e una STELLA centrale simbolo di speranza, guida e ispirazione. Dedicando una stella a una persona , puoi onorare la sua memoria e fornire conforto a chi è in lutto.

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Informazione non reperita

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