135245 - Cippo ai martiri della Libertà di Brembilla

Breve pilastro in pietra alto circa 2 metri sul quale è fissata la lapide commemorativa dei tre giovani martiri della Libertà, Caduti il 28 luglio 1944.

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Congiunzione tra via Don Pietro Rizzi e via Roma
CAP:
24012
Latitudine:
45.81995102325771
Longitudine:
9.597366703041075

Informazioni

Luogo di collocazione:
Lato strada
Data di collocazione:
Anni Cinquanta del Novecento
Materiali (Generico):
Marmo, Pietra
Materiali (Dettaglio):
Cippo in pietra; lapide in marmo bianco con iscrizioni in bronzo.
Stato di conservazione:
Buono
Ente preposto alla conservazione:
Informazione non reperita
Notizie e contestualizzazione storica:
Il cippo fu eretto a spese delle famiglie interessate nel secondo dopoguerra, per ricordare le tre vittime dell’incursione dei repubblichini del 28 luglio del 1944. Fu proprio in questo posto che due di essi, Offredi e Pesenti, furono uccisi.
Alcune testimonianze locali raccolte nel 50° anniversario di quel giorno e pubblicate sul bollettino parrocchiale (Angelo in Famiglia, luglio 1994) ci aiutano a ricostruire quella tragica giornata attraverso le vite dei tre giovani caduti.

La prima testimonianza ricorda Vincenzo Offredi: “Notte tra 27 e 28 luglio 1944. Una squadra di repubblichini salita da Bergamo è appostata e vuole fare la posta ai partigiani che di notte scendono in paese. Questi ultimi si accorgono dell’agguato e cominciano a sparare, costringendo i fascisti a battere in ritirata. Non stanno via molto, infatti alle sette di mattina sono già alle porte del paese, più numerosi e su tre camion, smaniosi di vendicarsi per lo scontro avvenuto la notte. I fascisti hanno con se’ anche taniche di benzina per appiccare fuoco alle case. Le donne che stanno per recarsi al lavoro si accorgono di loro e tornano indietro, diffondendo la voce dell’arrivo dei fascisti. Un gruppo di repubblichini intanto blocca la strada e ferma tutti quelli che vi stanno passando a piedi. Queste persone vengono bloccate e picchiate selvaggiamente senza alcun motivo. Altri repubblichini si dividono nel paese e uno degli ordini è di requisire tutte le bottiglie di liquore nei locali pubblici. In questo momento alcuni fascisti bussano alla porta della Trattoria del Forno dei fratelli Giuseppe e Vincenzo Offredi. Vincenzo, coraggiosamente decide di scendere ed aprire la porta, nonostante i tentativi della moglie e del fratello di trattenerlo. Lui ha la coscienza a posto; si è sempre mantenuto neutrale e non ha mai tollerato che nel suo locale si discutesse di politica. Non appena apre la porta viene afferrato e spinto per strada. Poi viene accusato di aver lanciato una bomba contro le Camicie Nere quella notte e quando lui cerca di spiegargli che si stanno sbagliando, gli danno del bugiardo e cominciano a percuoterlo con il calcio dei fucili e a spingerlo verso il centro del paese. Sono 300 i metri che separano il centro alla Trattoria di Vincenzo e questi sono diventati un calvario: stramazza al suolo tre volte e il suo viso è una maschera di sangue. Quando Vincenzo arriva all’altezza dell’imbocco di via don Pietro Rizzi, si accascia definitivamente al suolo, ormai moribondo. La moglie intanto cerca di andare a raggiungerlo, non sa come l’hanno ridotto. Poco dopo qualcuno sbotta:”cosa volete fare ancora a quel poveretto?” Un fascista si gira e spara una raffica di mitra contro il corpo a terra e infine gli viene poi sparato anche il colpo di grazia. A mezzogiorno la Trattoria del Forno sarà costretta ad ospitare a pranzo una quarantina di fascisti, tra i quali, all’insaputa dei familiari, anche coloro che hanno ucciso il padrone di casa”.

La seconda testimonianza racconta così la morte di Lorenzo Pesenti: “La squadra di fascisti che la mattina del 28 luglio stava bloccando le persone che passavano per la strada, quando ritenne di aver fatto un buon lavoro, carica sul camion i 30 prigionieri, tra i quali c’è anche Lorenzo, un giovane di 25 anni. Ha combattuto nella campagna di Russia ed ora si trova a casa in licenza per poter dare l’ultimo esame di medicina all’università. Lorenzo è tranquillo in quanto ha compiuto il suo dovere di soldato ed è legalmente a casa. Quando i fascisti bussano a casa sua, senza alcun timore va ad aprire, ma loro lo afferrano e lo accusano di aver partecipato allo scontro avvenuto la notte, lo percuotono e lo costringono a lavorare per loro: lo mandano con una carretta carica di bottiglie di liquore a rifornire le pattuglie fasciste sparse per il paese. Viene però bloccato dal gruppo di fascisti che stavano bloccando la strada e viene ancora percosso. Quando si trova sul camion con gli altri prigionieri un fascista chiede: ”Chi di voi è stato in Russia?”. Il povero giovane viene fatto scendere. Come tocca terra “Girati!” gli viene intimato; e subito dopo gli sparano un colpo mortale alla testa”.

Dalla terza testimonianza sappiamo che “Il 28 luglio del 1944 Bortolo Vanotti, un ragazzo di 17 anni, sta segando il “secondo fieno” con uno zio e un fratello a Berbenno. Uno scroscio di pioggia li obbliga ad interrompere il lavoro e decidono di fare un salto a casa, anche per cambiare l’impugnatura della falce che si è rotta: Bortolo sa che il nonno ne tiene una di scorta sul solaio. Mentre ancora sta cercando, sente alcuni spari e raffiche di mitraglia. Gli spari provengono da un punto in cui i fascisti hanno incendiato ben 8 stalle. Bortolo si affaccia ad una finestra del solaio per vedere cosa sta succedendo: suo fratello e lo zio sono stati sorpresi dai fascisti, che li bersagliano di colpi senza però riuscire a colpirli. Un fascista si accorge del ragazzo e lo colpisce in piena fronte. La tragica giornata del 28 luglio finisce verso le sei del pomeriggio, quando i fascisti, su ordine dei tedeschi salgono sui camion e ripartono, non senza prima aver compiuto altre violenze. Si racconta che avrebbero voluto anche incendiare tutta la via don Pietro Rizzi, se non fosse intervenuta una maestra riuscendo a fare loro cambiare idea".

Il testo delle testimonianze è stato abbreviato e adattato, n.d.r.
I testi integrali delle testimonianze riportate sul bollettino parrocchiale (Angelo in Famiglia, luglio 1994) sono state pubblicate in G. Salvi, In memoriam. Dedicato ai caduti in guerra di Brembilla, Giovananza Fratelli, Cisano Bergamasco, 2002.

Contenuti

Iscrizioni:
AI MARTIRI DELLA LIBERTA’
CADUTI IL 28 LUGLIO 1944

OFFREDI VINCENZO

PESENTI LORENZO

VANOTTI BORTOLO
Simboli:
Informazione non reperita

Altro

Osservazioni personali:
Fonte: G. Salvi, In memoriam. Dedicato ai caduti in guerra di Brembilla, Giovananza Fratelli, Cisano Bergamasco, 2002.

Censimento a cura di Danesia Capelli della classe 4GLSA.

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