3775 - Cippo al partigiano Attilio Stampa

Il cippo in pietra rappresenta la commemorazione del sacrificio del partigiano Attilio Stampa, trucidato dalle milizie repubblichine il 14 luglio 1944. Il cippo è situato nella piazza adiacente la chiesa parrocchiale di S.Maria nell’omonimo vecchio borgo del comune di Aprica in Valtellina (SO).

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Borgo S.Maria
Indirizzo:
Via Madonna, 16
CAP:
23031
Latitudine:
46.1503587
Longitudine:
10.137907400000017

Informazioni

Luogo di collocazione:
Nella piazzetta adiacente alla chiesa parrocchiale di Aprica, vicino alla scalinata che permette l'accesso al luogo di culto.
Data di collocazione:
08/09/1984
Materiali (Generico):
Bronzo, Pietra
Materiali (Dettaglio):
La pietra riporta incastonate le lettere in bronzo che descrivonoo l'epigrafe commemorativa
Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
Comune di Aprica (SO)
Notizie e contestualizzazione storica:
Attilio Stampa, classe 1922, all'inizio degli anni '40 era uno dei più brillanti ragazzi di Aprica, precisamente della contrada Santa Maria. Con suo fratello Enrico (classe 1923, vivente), era tra gli sportivi più promettenti della località. Militavano nelle fila degli sciatori della GIL Sondrio e già gareggiavano fuori provincia, ottenendo buoni risultati. La guerra tagliò loro la strada e Attilio entrò nel primo gruppo di partigiani locali, che si ritirarono in una zona impervia delle montagne aprichesi denominata Guàt.
Nel suo libro Ricordi di guerra, la storica locale Luisa Moraschinelli narra che un giorno ebbe occasione d'incontrarlo sulla porta della baita di Magnolta dove si era recata a portare dei viveri al fratello, loro coetaneo, che era uccel di bosco, non avendo voluto mettersi ne coi fascisti, ne coi compaesani partigiani. Attilio era armato fino ai denti: mitra in spalla, bombe a mano e cartucce alla vita.
"Vieni con noi, Davide, o ti faranno la pelle", disse deciso al compaesano, che non rispose all'invito. Così, dopo essersi salutati, ognuno prese la propria strada; Davide Moraschinelli rientrò nel bosco verso il suo nascondiglio, il partigiano Attilio Stampa verso i suoi compagni da un'altra parte nel bosco, la giovanissima Luisa a valle da sola.
La guerra continuava e una settimana dopo circa, tornando Luisa con altre compagne dalla torbiera di Pian di Gembro dove lavoravano, arrivate in zona Piscé, un pastore del posto le avvertì: "Se scendete troverete delle sorprese, hanno sparato a lungo giù in paese (all'Aprica)".
Ma le giovani dovevamo pur rientrare a casa. Arrivate a contrada Santa Maria la trovarono vuota, con una strana atmosfera che aleggiava tra le vecchie case. Gli uomini da tempo si rifugiavano nelle baite dei propri maggenghi per la paura, ma quel giorno anche le donne erano sparite. Salite in montagna e in Val Belviso, ad avvisare mariti e figli di leva di non rientrare in paese per alcun motivo.
(da una traccia storica della drsa Luisa Moraschinelli)
Fu così che le amiche vennero a sapere cos'era successo.

In quei giorni, il partigiano Attilio Stampa era sceso nella sua casa, dai suoi, colpito da forti mal di denti. E lì vi fu l'agguato. Era sul balcone quando un compagno partigiano, dalla trattoria di fronte gli fece segno di scappare, dopo aver visto un drappello di repubblichini aggirarsi nei dintorni. Attilio, che era anche un esperto rocciatore, saltò dal balcone, oltrepassò il torrente e salì velocemente il versante solivo per i ripidi e nudi campi terrazzati, da un muretto all'altro. Commise però l'errore di mettersi a tiro, visto che il nemico era appostato proprio sul versante opposto, sopra Santa Maria.

Fu facile per i fascisti seguirlo con le raffiche di mitra. Ancora pochi metri e Attilio sarebbe stato nel bosco, ma non fece in tempo. Lo colpirono e poi lo trascinarono giù per i campi come un pezzo di legna, ancora vivo. Il fratello Enrico ricorda che il poveretto chiedeva disperatamente un prete. Ma non gli fu usata nessuna pietà e il suo corpo fu caricato come un sacco di patate su un carro, prima di essere riconsegnato alla disperata madre e alla famiglia. Era il 14 luglio 1944.

Fu una gran perdita anche per i suoi compagni, che da quel momento lasciarono il rifugio del Guàt e si trasferirono sul Mortirolo, unendosi agli altri gruppi partigiani delle Fiamme Verdi, che lassù rimarranno fino alla fine della guerra, combattendo quella che, tra il 9 aprile e il 2 maggio 1945, fu probabilmente la più grande e vittoriosa battaglia campale sostenuta dalla Resistenza in Italia

Contenuti

Iscrizioni:
A ricordo di Attilio Stampa anni 22.
"Hanno spento la sua voce ma il suo silenzio grida ancora dentro il cuore dei vivi.
Le fiamme verdi memori nel "40 dell'olocausto"
Aprica 8.9.1984
Simboli:
Fotografia (b/n) in ceramica a mezzo busto del partigiano Attilio Stampa, contornata da cornice in bronzo

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