Posizione
- Nazione:
- Italia
- Indirizzo:
- Via Giovanni Bertora, 6, Genova
- CAP:
- 16122
- Latitudine:
- 44.4119273
- Longitudine:
- 8.942126899999948
Informazioni
- Luogo di collocazione:
- Area verde.
- Data di collocazione:
- Non disponibile.
- Materiali (Generico):
- Marmo
- Materiali (Dettaglio):
- Cippo in marmo di colore bianco, nella parte basilare inferiore e grigio/bianco nella parte superiore.
- Stato di conservazione:
- Buono
- Ente preposto alla conservazione:
- Non disponibile.
- Notizie e contestualizzazione storica:
- Riccardo Pacifici era rabbino capo della comunità israelitica di Genova, quando, nel novembre del 1943, venne deportato dai nazisti. Egli fu una delle personalità più notevoli fra gli ebrei italiani, negli anni fra le due guerre e nel periodo delle persecuzioni antisemite. Nato a Firenze il 18 febbraio 1904, visse nella sua citta' fino alla conclusione degli studi. Nel 1928 fu chiamato a Venezia a ricoprire la carica di vice rabbino. Dopo essersi sposato a Pisa, il 24 agosto 1930 con Wanda Abenaim, si trasferì a Rodi, dove era stato invitato dalla locale comunità per assumere la direzione del collegio rabbinico. Fu insegnante eccellente, buon psicologo, sensibile e comprensivo di fronte ai problemi dei giovani affidati alle sue cure. A lui fu poi affidata l'alta carica di gran rabbino di Rodi, che egli ricoprì fino al 1936. In quell'anno si trasferì a Genova, dove assunse la carica di rabbino capo e dove, profondamente stimato e amato dai correligionari e conosciuto nei vari ambienti cittadini per la sua forza d'animo e per la sua integrità, rimase fino al momento della sua deportazione. Mori' ad Auschwitz (Polonia) il 12 dicembre 1943, come risulta dalla testimonianza scritta, resa nel 1951 da Enzo Levy (deceduto nel 1958), suo compagno di deportazione, che si trova presso il comitato ricerche deportati ebrei (lungotevere Sanzio 9 - Roma). Dotato di una profonda cultura umanistica, fu maestro di dottrina ebraica. Di fronte alle crescenti difficoltà che si opponevano, come ostacoli quasi insormontabili, allo svolgimento della sua attività, tutta tesa al bene degli ebrei genovesi e di molti altri che giungevano profughi dai paesi d'Europa devastati dai nazisti, egli, anziché desistere dalla lotta, piegare il capo sotto il peso delle circostanze, seppe sempre trovare la forza per risolvere gli innumerevoli problemi che senza posa gli si presentavano. Fin dal 1938 si dedico' con passione e con eccezionale decisione a risolvere il problema grave, ampio e quanto mai sfaccettato della educazione dei bambini, dei ragazzi e dei giovani ebrei, improvvisamente scacciati da ogni ordine di scuole, che correvano, in eta' critica e delicata, il rischio peggiore di sbandamenti dalle incalcolabili conseguenze. Il suo esempio di fermezza e di serenità fu luminoso: solo grazie alla sua attività indefessa i giovani di allora, gli uomini d'oggi che lo ricordano con amore, seppero dare alla loro vita, nonostante tutto, un sano, giusto equilibrio.
Altrettanto impegnativo e altrettanto serenamente affrontato, fu per lui il problema dei profughi, che giungevano numerosissimi a Genova, sede centrale della delasem (delegazione assistenza emigranti): alcuni, pochi, restarono a Genova per un certo periodo, prima di riuscire ad emigrare in vari paesi extraeuropei, altri, la maggior parte, vennero raccolti in campi di concentramento nell'Italia meridionale. Il rabbino Pacifici aiuto' moralmente e materialmente gli uni e gli altri senza risparmiare energie e le testimonianze di chi ebbe il suo appoggio in quel periodo sono numerosissime.
Dopo l'8 settembre '43, quando ormai pericoli sempre più gravi incombevano sugli ebrei, Riccardo Pacifici, nonostante le pressanti insistenze dei familiari e dei suoi collaboratori che, sapendo quanto egli si esponesse nello svolgimento della sua attività, volevano che si mettesse in salvo allontanandosi da Genova, non volle abbandonare la sua comunità. Continuo' a prodigarsi per i suoi fratelli fino a quando una mattina di novembre, il tre, le SS tedesche fecero irruzione nella sinagoga, sorpresero il custode, sig. Polacco (deportato poi con tutta la sua famiglia) e lo costrinsero, sotto la minaccia delle pistole, a convocare telefonicamente in comunità, come se nulla fosse accaduto, il rabbino, i consiglieri, tutti gli ebrei che potevano essere rintracciati. Riccardo Pacifici cadde nella trappola e parti' per la deportazione senza ritorno.
Un cippo marmoreo davanti alla sinagoga di Genova, una lapide nell'atrio della stessa sinagoga e un'altra lapide all'entrata del cimitero ebraico di Staglieno ricordano il nome e l'opera del rabbino Pacifici; ma soprattutto la sua memoria vive, egli vive per sempre in mezzo ai giovani, che tanto amò, fra i ragazzi della scuola ebraica di Genova, che dal 1945 è intestata al suo nome. Dal luglio 1966 il comune di Genova ha intestato al nome di Riccardo Pacifici una piazza nel centro cittadino. Rav. Aldo Luzzatto, dal sito http://www.e-brei.net .
Contenuti
- Iscrizioni:
- LA COMUNITA' ISRAELITICA DI GENOVA
A PERENNE RICORDO
DEL RABBINO RICCARDO PACIFICI
CHE ATTUO' LA LEGGE DIVINA
DEGNAMENTE INSEGNATA DAL PULPITO
CHE NELL'ORA DEL PERICOLO
RIMASE AL SUO POSTO DI MAESTRO
PRECEDENDO I CONFRATELLI
NELLA DEPORTAZIONE SENZA RITORNO
1943 1945
- Simboli:
- Non presenti.
Altro
- Osservazioni personali:
- A Riccardo Pacifici è dedicata pure un'iscrizione, posta all'interno di un ambiente della sinagoga. In città, si trova anche il Largo Riccardo Pacifici.