224570 - Dipinto della tragedia della famiglia Cervi – Gattatico (RE)

Opera dell’artista Arnaldo Bartoli (Reggio Emilia, 9 marzo 1900 – Guastalla, 23 settembre 1993) situata nella sala consigliare, dal titolo “Storia dei sette fratelli Cervi”, dedicata alla drammatica vicenda della famiglia Cervi e alle tragedie della seconda guerra mondiale.

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Praticello
Indirizzo:
Piazza Cervi
CAP:
42043
Latitudine:
44.804977335353
Longitudine:
10.475426304963

Informazioni

Luogo di collocazione:
Su una parete della sala consiliare del Municipio, subito a sinistra della porta d’ingresso.
Data di collocazione:
4 giugno 1967
Materiali (Generico):
Altro
Materiali (Dettaglio):
Informazione non reperita
Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
Comune di Gattatico
Notizie e contestualizzazione storica:
Durante la dittatura di Mussolini la famiglia Cervi, di radici cattoliche e impegnata in politica, fu chiaramente antifascista. Alcide, iscritto al Partito Popolare fino al 1921, educò i figli all’impegno coniugato alla fede. La madre Genoeffa Cocconi inculcò ai 9 figli [sette maschi: Gelindo (1901), Antenore (1906), Aldo (1909), Ferdinando (1911), Agostino (1916), Ovidio (1918), Ettore (1921), e due figlie: Rina e Diomira] l’amore per la lettura e la sete di conoscenza. I Cervi furono autodidatti, spinti dal desiderio di emancipazione sociale attraverso il lavoro nei campi e l’innovazione nella stalla. Durante gli anni 1920-30 la numerosa famiglia Cervi passò da essere mezzadri ad affittuari. Nel 1934 si trasferisce al podere ai Campirossi, tra Caprara e Praticello.
Il terzogenito Aldo, che era stato un attivista in prima fila per l’Azione Cattolica locale, fu il primo ad abbracciare l’ideologia comunista. Insieme a Didimo Ferrari, realizzò una Biblioteca Popolare per essere liberi di pensare fuori dagli schemi: più studio per essere padroni del proprio lavoro ma anche padroni delle proprie idee. Casa Cervi (con la famiglia allargatasi con 4 spose e 10 bambini: 23 persone in tutto) diventò un laboratorio di antifascismo applicato. Le informative su questa famiglia di irrequieti contadini si accumularono sui tavoli della autorità fasciste. Aldo, Gelindo e Ferdinando furono soggetti a provvedimenti restrittivi tra la fine degli anni ’30 e i primi anni ’40.
Dopo l’armistizio i fratelli scelsero subito di passare dalla propaganda all’azione, anche in contrasto con gli altri compagni di lotta che non condivisero l’approccio della nascente “banda Cervi”. Aldo, Otello Sarzi, Dante Castellucci, Tarassov e altri Cervi salirono in montagna nell’ottobre del 1943, dopo aver trasformato la casa ai Campirossi in un centro di latitanza. Si alternarono azioni in montagna (l’assalto alla caserma di Toano, l’incontro con Don Pasquino Borghi a Tapignola) e i colpi in pianura (disarmo del Presidio dei Carabinieri a San Martino in Rio, il fallito attentato al segretario del Partito Fascista Giuseppe Scolari).
Ma all’alba del 25 novembre 1943, i Cervi vennero sorpresi, con altri partigiani e con fuggiaschi dai campi di prigionia, nella loro casa colonica. Un ingente gruppo di militi della Guardia Nazionale Repubblichina circondò l’abitazione e i fascisti ordinarono ai Cervi di deporre le armi e di arrendersi.
Iniziò un conflitto a fuoco che fu breve perchè la stalla e il fienile furono dati alle fiamme e queste minacciarono la casa dove c’erano donne e bambini. La resa fu inevitabile.
Furono arrestati: il padre e i sette fratelli Cervi, Quarto Camurri, Dante Castellucci (Facio), il russo Anatolij Tarassov, e 3 soldati alleati rifugiati: i sudafricani John David Bastiranse (Basti) e John Peter De Freitas (Jeppy), l’irlandese Samuel Boone Conley.
Alle 6,30 del 28 dicembre 1943 nel Poligono di Tiro di Reggio Emilia, le vite dei fratelli Cervi e del loro compagno Quarto Camurri furono tranciate dalla fucilazione.
L’eccidio fu tenuto in assoluto silenzio dalle autorità locali fasciste. Nessuno assistette alla fucilazione e la tumulazione delle salme fu fatta in modo molto veloce, il tutto per evitare la pubblica conoscenza dell’eccidio di ben sette fratelli.

Contenuti

Iscrizioni:
Sul libro rosso sotto il braccio del fratello Cervi primo a sinistra:
ARNALDO
BARTOLI

1965
Simboli:
Nel dipinto si possono vedere:
- al centro, in primo piano, c’è il padre Alcide Cervi con i sette figli;
- a destra ancora Alcide Cervi che consola i nipoti e, sullo sfondo, la fucilazione dei sette fratelli da parte di un plotone di fascisti;
- a sinistra il rifugio dato dalla famiglia Cervi al fante russo Anatolij Makarovič Tarasov scappato dalla prigionia dei tedeschi;
- in basso a sinistra un partigiano a terra colpito a morte con sullo sfondo alcune scene di guerra (carrarmati, casa in fiamme).

Altro

Osservazioni personali:
Fonti:
https://www.anpireggioemilia.it
https://www.istitutocervi.it
https://4000luoghi.provincia.re.it

Gallery