135954 - Lapide a don Pasquino Borghi – Reggio Emilia

Lastra  marmorea rettangolare , tenuta da supporti in metallo, a memoria del luogo di prigionia da cui il sacerdote don Pasquino Borghi fu portato al luogo della sua esecuzione. Le scritte sono in rilievo, a lettere di bronzo. Ai quattro lati quattro chiodi a testa quadrata di bronzo.

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Via dei Servi
CAP:
42121
Latitudine:
44.69903450860486
Longitudine:
10.625300919049096

Informazioni

Luogo di collocazione:
Muro esterno del chiostro grande della Basilica della Ghiara, oggi sede dell’ostello della città di Reggio Emilia.
Data di collocazione:
29 Gennaio 1984
Materiali (Generico):
Bronzo, Marmo
Materiali (Dettaglio):
Base di marmo bianco, testo in rilievo in bronzo, agli angoli 4 chiodi di bronzo a testa quadrata.
Stato di conservazione:
Buono
Ente preposto alla conservazione:
Non reperito
Notizie e contestualizzazione storica:
La lastra è collocata sul muro del chiostro grande della Basilica della Ghiara perchè, dall’autunno del ‘43 alla liberazione (aprile ‘45) durante l’occupazione tedesca, l’edificio confinante (sempre parte del complesso del convento della Ghiara e ora abbattuto per l’edificazione del palazzetto dello sport) fu utilizzato come carcere politico. Qui fu portato quindi anche don Pasquino Borghi, dopo aver subito percosse, e da qui fu condotto al poligono di tiro per subire la fucilazione insieme ad altri 8 compagni.
E’ stata commissionata, non dal comune, ma dai partigiani cristiani, come segno di riconoscimento a Don Pasquino Borghi. Essi durante la Resistenza facevano parte della Brigata “Fiamme Verdi” e agivano nei territori di Reggio Emilia e Modena. Fondatore della brigata fu un sacerdote reggiano, don Domenico Orlandini, che non condivideva i metodi di lotta delle brigate partigiane comuniste della zona.

Don Pasquino Borghi è stato un sacerdote reggiano, nato nel 1903 a Bibbiano (RE). Divenuto sacerdote nel 1929, fu prima missionario comboniano nel Sudan anglo-egiziano, dove rimase sette anni, al termine dei quali dovette rientrare in Italia per una grave malattia. Qui giunto, fu monaco nella Certosa di Farneta (Lu) per circa un anno, per poi rientrare in diocesi nella vita sacerdotale attiva, dopo la morte di suo padre, nel 1939, per poter aiutare la madre rimasta vedova. Il vescovo di Reggio, mons. Edoardo Brettoni, lo mandò come curato a Cànolo di Correggio, dove rimase per tre anni e mezzo, dando prova di convinto antifascismo e attirandosi le ire della polizia del regime. Proprio per allontanarlo e proteggerlo, il vescovo decise di nominarlo parroco a Tapignola, in montagna, in una piccola parrocchia (circa 500 anime) poverissima, dove giunse il 30 agosto 1943. Pochi giorni dopo ci fu l’armistizio.
In appennino arrivavano i prigionieri fuggiti, inglesi, americani, russi, che speravano di ricongiungersi oltre il fronte ai loro eserciti. Oltre a loro c’erano i renitenti alla leva della Repubblica di Salò e i primi partigiani. Il 25 ottobre don Pasquino incontrò e accolse nella sua canonica un gruppo di partigiani guidato da Aldo Cervi, uno dei fratelli che furono fucilati un mese prima di lui al Poligono di tiro a Reggio.
Don Pasquino fu quindi partigiano e prese il nome di “Albertario”, a ricordo del sacerdote giornalista che nel 1898 aveva sostenuto la manifestazione di protesta dei milanesi contro cui il generale Bava Beccaris aveva ordinato di sparare le cannonate.
Il 10 gennaio 1944 don Pasquino scese a Reggio per chiedere aiuti al C.L.N. Nella canonica di San Pellegrino incontrò don Angelo Cocconcelli e Giuseppe Dossetti i quali gli riferirono che i fascisti sapevano che ospitava i partigiani e avrebbero fatto irruzione nella sua canonica. Gli consigliarono, anche, di mandarli via. Lui rispose che nessuno li avrebbe ospitati e aggiunse che si può anche morire per la causa della patria.
Il 21 gennaio da Villaminozzo due militi andarono a Tapignola, alla canonica, e la perquisiropno. Salirono nella stanza in cui erano nascosti una quindicina di partigiani che spararono per far fuggire i fascisti. Nessuno fu ferito. Fu però la prova che Don Pasquino ospitava i partigiani. Fu raggiunto a Villaminozzo, dove si trovava a predicare, venne arrestato e picchiato. Quattro giorni dopo venne portato in carcere a Scandiano.
Il 28 gennaio a Correggio venne ucciso un caposquadra della Guardia Nazionale Repubblicana. Per rappresaglia il Tribunale Speciale fece trasferire Don Pasquino da Scandiano a Reggio, nel carcere politico dei Servi, e lo condannò insieme ad altre otto persone alla pena di morte per fucilazione alla schiena. La condanna fu eseguita al mattino del 30 gennaio al Poligono di Tiro di Reggio. Un ragazzo di 16 anni, Sergio, lo finì “per allenamento” sparandogli con la sua pistola.
Don Pasquino è sepolto nel Cimitero Monumentale di Reggio, vicino alle vittime dell’eccidio della Bettola. E’ stato insignito della medaglia d’oro al valor militare.
Nel 1946 la mamma di don Pasquino perdonò Sergio.

Contenuti

Iscrizioni:
DALLA VICINA CASA DEI SERVI
GIÀ LUOGO DI CARITA’
E DI PREGHIERA TRASFORMATA
DALLA REPUBBLICA DI SALO'
IN UN LUOGO DI OFFESA E DI
TORTURA DI UOMINI LIBERI
LA MATTINA DEL 30
GENNAIO 1944 FU PORTATO
AL SUPPLIZIO IL SACERDOTE
PASQUINO BORGHI
MEDAGLIA D'ORO DELLA
RESISTENZA CHE ANCORA
UNA VOLTA CONFORTANDO
I COMPAGNI DI SACRIFICIO
CONFERMO' LE SUE ALTE
VIRTÙ SACERDOTALI E IL
GRANDE AMORE DI LIBERTÀ
REGGIO EMILIA
29-1-1984
A CURA DELLA ASS.
PARTIGIANI CRISTIANI
Simboli:
Non sono presenti simboli

Altro

Osservazioni personali:
La lastra non si trova in un luogo facilmente visibile dalla strada. E’ stata ivi collocata perché è il punto più vicino al carcere dove, anche solo per poche ore, sostò Don Pasquino prima della fucilazione. Il testo sottolinea come un luogo dedicato alla vita cristiana sia stato adibito all’esercizio della violenza in spregio alla libertà. Ricorda poi il valore di don Pasquino: il suo amore per la libertà, in nome della quale ha dato la vita, e la carità cristiana verso gli uomini, avendo rivolto parole di conforto ai compagni prima dell’esecuzione e di perdono ai suoi assassini. Anche se la lastra è molto semplice, il suo contenuto è di significato potente.

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