97014 - Lapide a Salvatore Principato

Lapide, con epigrafe e mezzo busto in marmo, situata nell’atrio della Scuola Primaria Statale Leonardo Da Vinci di piazza Leonardo da Vinci 2 in Milano, dedicata a Salvatore Principato, maestro nella omonima scuola. Gli fu dedicata il 25 aprile 1947 ad opera dello scultore Alfeo Badeschi.
Principato fu uno dei 15 partigiani fucilato dai tedeschi in piazzale Loreto il 10 agosto 1944. Divise la sua vita tra l’insegnamento e l’impiego politico, visti l’uno come completamento dell’altro.
Militante del movimento “Giustizia e Libertà”. Avversario dichiarato di ogni forma di violenza, durante la Grande Guerra ottenne la medaglia d’argento al valor militare non per temerarie imprese d’assalto, bensì per aver realizzato un sorprendente numero di prigionieri austriaci con lo scopo esplicito di salvare loro la vita.

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Piazza Leonardo Da Vinci 2
CAP:
20133
Latitudine:
45.477733
Longitudine:
9.224764

Informazioni

Luogo di collocazione:
Atrio di ingresso della Scuola Primaria Leonardo Da Vinci
Data di collocazione:
25/ 04 / 1947
Materiali (Generico):
Marmo
Materiali (Dettaglio):
In marmo, lastra con epigrafe incisa e mezzo busto in bassorilievo
Stato di conservazione:
Buono
Ente preposto alla conservazione:
Comune di Milano
Notizie e contestualizzazione storica:
Salvatore Principato, nacque in Sicilia nel 1892; giunse a Milano nel 1913, dopo aver conseguito il diploma per l’insegnamento nelle scuole elementari.
Fu tra i rappresentanti dell’antifascismo milanese per tutto il ventennio.
Morì nel 1944 per mano dei tedeschi nella strage di piazzale Loreto a Milano.
Cresciuto a Piazza Armerina, città sensibile alle istanze socialiste di fine Ottocento, s'impegna presto nella lotta politica contro le ingiustizie sociali.
Tra il novembre e il dicembre 1911, appena diciannovenne, è coinvolto (ma poi sarà assolto), in un processo per una protesta popolare, (terminata con l'incendio di alcune carrozze), contro il monopolio di una locale impresa di trasporti.
Diplomatosi, si trasferisce a Milano nel 1913 e incomincia a insegnare, prima al Collegio privato "Tommaseo" di Vimercate, poi alle scuole comunali, che abbandona quasi subito, perché chiamato alle armi.
Combatte sul Carso come semplice soldato (e poi come caporale), ottenendo una Medaglia d'argento per aver catturato, e poi anche salvato, «una quindicina di prigionieri», durante la battaglia del monte Vodice del maggio 1917.
Rientrato alla vita civile, riprende l'insegnamento, prima a Vimercate, poi a Milano alla scuola di via Comasina, e in successione alla «Giulio Romano», alla «Tito Speri» e alla «Leonardo da Vinci».
A Milano comincia a frequentare gli ambienti socialisti, animati dalla presenza di Filippo Turati e di Anna Kuliscioff, e da subito contrasta il nascente fascismo. Nei primi anni Trenta figura, con l'appellativo di "Socrate", nelle relazioni dell'ispettore generale di Pubblica Sicurezza Francesco Nudi. L'ispettore lo indica tra i principali referenti milanesi del movimento di «Giustizia e Libertà» e della concentrazione antifascista di Parigi. "Socrate" risulta attivo soprattutto per quel che riguarda la gestione della stampa clandestina e il progetto, con Alfredo Bonazzi, di un «giornaletto» antifascista. È in contatto con Carlo Rosselli e con Rodolfo Morandi, ed è tra gli artefici, nell'aprile 1931, della fuga di Giuseppe Faravelli in Svizzera.
Arrestato il 19 marzo 1933, Principato è deferito al Tribunale speciale nell'ambito di un'operazione di polizia molto vasta, che coinvolge i componenti milanesi e genovesi del movimento di «Giustizia e Libertà». È rilasciato dopo oltre tre mesi di carcere. Da allora diventa un sorvegliato speciale dell'O.V.R.A.
È reintegrato nell'insegnamento diurno alla «Leonardo da Vinci», ma gli viene impedito di insegnare nelle scuole serali, perché non è iscritto al PNF.
Nell'ottobre 1942 Principato figura, con Roberto Veratti, tra i fondatori del Movimento di Unità Proletaria, costituito durante una riunione clandestina in casa di Ivan Matteo Lombardo. Negli anni della guerra, terminata l'esperienza del M.U.P., Principato divenne uno dei punti di riferimento del Partito Socialista di Unità Proletaria, a Milano; in via Cusani 10, con lo schermo di una piccola officina (la Fabbrica Insegne Arredi Mobili Metallo Affini), maschera e gestisce lo smistamento della propaganda antifascista.
Fa parte della 33ª brigata Matteotti, è nel secondo e nel terzo comitato antifascista di Porta Venezia e nel Comitato di Liberazione Nazionale della Scuola.
Tra i suoi più stretti collaboratori, negli ultimi tempi, sono Dario Barni ed Eraldo Soncini.
L'8 luglio 1944, forse tradito da un suo dipendente, Principato è arrestato in via Cusani dalle SS.
Imprigionato nel carcere di Monza, è torturato dalla polizia nazifascista, che gli rompe anche un braccio.
Ai primi d'agosto viene trasferito al carcere San Vittore di Milano.
Fucilato in Piazzale Loreto, è il più anziano dei Quindici martiri.
La moglie Marcella Chiorri e la figlia Concettina ne hanno continuato la lotta partigiana fino alla Liberazione.

Contenuti

Iscrizioni:
SALVATORE PRINCIPATO
ANIMA DI EDUCATORE
TEMPRA DI COMBATTENTE
MEDAGLIA D’ARGENTO AL V.M.
DELLA GUERRA MCMXV-MCMXVIII
CREBBE QUI I GIOVANI AL CULTO
DEL LAVORO DELLA GIUSTIZIA
DELLA PATRIA

CADDE MARTIRE DELLA LIBERTÀ
IL X AGOSTO MCMXLIV
Simboli:
alloro

Altro

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