140324 - Lapide ai Caduti della strage di Penetola di Niccone del 28/6/’44 – Umbertide

All’una di notte del 28 Giugno 1944 alcuni soldati tedeschi appartenenti al 305° Pionier Bataillon della 305a Infanterie Division irruppero nel casale del podere Penetola e, dopo aver derubato i presenti, li radunarono tutti in una stanza al primo piano. Poi appiccarono il fuoco al fabbricato: coloro che cercarono scampo dalle fiamme, furono massacrati a colpi d’arma da fuoco e bombe a mano. Morirono così, inspiegabilmente, 12 civili dei 24 che vi si trovavano in quel momento, tra sfollati e residenti. Nel 30° Anniversario della strage l’Amministrazione comunale di Umbertide ha apposto una lapide sulla parete esterna del casale, oggi abbandonato e ridotto ad un rudere. Si tratta di una lastra rettangolare di marmo sostenuta al muro mediante quattro perni di bronzo. L’epigrafe è composta da caratteri di bronzo in rilievo. Vi sono riportati i nomi delle vittime in ordine alfabetico, ognuna con la relativa età, la data della strage e l’Ente committente. Il sito si raggiunge seguendo la strada sterrata che parte dal cippo posto sulla “provinciale”, anche questo eretto a memoria dei Caduti di Penetola. In linea d’aria sono poco più di 600 mt.
STAFF PIETRE: Scheda aggiornata con il contributo di Simone Riccardini in data 40/02/2020

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Frazione Niccone, località Penetola
Indirizzo:
Pressi di Via Caduti di Penetola/Strada Regionale 416/Strada Provinciale 146
CAP:
06019
Latitudine:
43.3161875
Longitudine:
12.2840625

Informazioni

Luogo di collocazione:
Parete esterna di una casa diroccata in aperta campagna
Data di collocazione:
1974
Materiali (Generico):
Bronzo, Marmo
Materiali (Dettaglio):
Marmo per la lapide. Bronzo per i caratteri in rilievo dell'epigrafe e per i quattro perni di sostegno.
Stato di conservazione:
Buono
Ente preposto alla conservazione:
Comune di Umbertide
Notizie e contestualizzazione storica:
Il fatto dal racconto di una sopravvissuta:

«Nella nostra casa colonica si trovavano ventiquattro persone: dodici della famiglia Avorio-Luchetti e dodici delle famiglie Forni e Nencioni, sfollate in campagna. Era la notte del 28 giugno 1944 e tutti dormivano: alcuni in casa, altri negli essiccatoi del tabacco. Verso l'una di notte sentimmo dei rumori, comandi secchi, voci gutturali. Erano una ventina di nazifascisti, forse guidati da qualche repubblichino locale, che avevano circondato l'abitazione e stavano trasportando fieno nel suo interno.
Due SS si fecero accompagnare da mio marito, sotto la minaccia delle armi puntate, per attingere acqua presso il pozzo: avevano una gran sete. Intento altri tedeschi ci perquisirono tutti e si fecero consegnare documenti e denaro: la fede d'oro l'avevamo già data alla Patria. chiedemmo il motivo di quell'incursione. "Dovete morire tutti", fu la risposta. Un gruppo di soldati fece uscire le bestie dalle stalle e, quando ebbe finito di sistemare il fieno in varie parti della casa, lanciò bombe a mano incendiarie. Il fieno cominciò a bruciare e noi, ventiquattro persone, ci rifugiammo in una piccola stanza. Per il calore che saliva il fumo che accecava e toglieva il respiro aprimmo la finestra; subito una bomba lanciata dal di fuori scoppiò all'interno della camera, ferendo alcuni di noi ed asportando il braccio sinistro a mio figlio Renato.
Il sangue, i lamenti, il caldo, il fumo, il buio trasformarono quella stanza in una bolgia infernale! Mio nipote Guido Luchetti, mentre attraverso una fessura del muro stava spiando all'esterno fu colpito da una pallottola alla tempia. La famiglia Forni, presa dalla disperazione, pensò di salvarsi saltando dalla finestra: Canzio, Ezio ed Edoardo furono presi ed immediatamente fucilati. I Nencioni tolsero alcune mattonelle dal pavimento, già sconnesso dalla bomba, e si calarono nella sottostante stalla delle pecore: furono presi ed uccisi a colpi di fucile. Intanto si stava facendo giorno e noi, feriti ma vivi, cercavamo di sollevare quelli in più gravi condizioni e di combattere con il fuoco che ci lambiva, gettando dell'aceto contenuto in un recipiente che si trovava in un angolo della stanza. Convinti di averci uccisi tutti, i nazisti se ne andarono; in dodici ci salvammo in quell'angolo rimasto in piedi.
Fonte: Wikipedia.com, data consultazione 04/02/2020

Contenuti

Iscrizioni:
IL 28 GIUGNO 1944
IN QUESTO CASOLARE
AVORIO ANTONIO DI ANNI 11
AVORIO CARLO – 8
AVORIO RENATO – 14
FORNI CANZIO – 58
FORNI EZIO – 21
FORNI EDOARDO – 16
LUCCHETTI GUIDO – 18
NENCIONI CONFORTO – 36
NENCIONI EUFEMIA – 44
NENCIONI FERRUCCIO – 46
NENCIONI RENZINI ERMINIA – 68
NENCIONI BERNACCHI MILENA – 41
INNOCENTI
FURONO ARSI VIVI
DALLE ORDE NAZI-FASCISTE IN FUGA

L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE
NEL XXX° ANNIVERSARIO
LI RICORDA
A QUANTI AMANO LA LIBERTA'
Simboli:
Non sono presenti simboli

Altro

Osservazioni personali:
Informazione non reperita

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