3166 - Lapide ai Caduti di Porto Recanati

Lapide posta sulla facciata esterna del Castello Svevo in Piazza F.lli Brancondi a Porto Recanati. lampada in metallo. La lastra commemorativa riporta i nomi di persone morte durante la prima e seconda guerra mondiale. Presenta due fasce laterali in marmo che terminano, in alto, con decorazioni marinare. Tutto il Castello, molto frequentato dai turisti, è adibito alla realizzazione di mostre ed eventi vari, in particolare nel periodo estivo.  All’estremità del Castello c’è la lastra che indica l’intitolazione della Piazza ai F.lli Brancondi che furono uccisi dai nazisti il 29 giugno 1944 in quanto ritenuti partigiani.

NOTA STAFF PIETRE: Questa lapide è stata censita dagli studenti delle scuole Ipsia F. Corridoni sede Macerata e I.C. Paladini nell’ambito della prima edizione marchigiana del concorso Esploratori della Memoria.

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Piazza F.lli Brancondi
CAP:
62017
Latitudine:
43.435195665329
Longitudine:
13.662455828645

Informazioni

Luogo di collocazione:
Facciata esterna del Castello Svevo
Data di collocazione:
03/05/1920
Materiali (Generico):
Marmo, Altro
Materiali (Dettaglio):
Lapide in marmo con due fasce laterali in marmo che terminano, in alto, con decorazioni marinare in bassorilievo. Sempre in alto c'è una decorazione trasversale in marmo. In basso c'è una lampada votiva con porta lampada in metallo.
Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
Comune di Porto Recanati
Notizie e contestualizzazione storica:
Caduti nella prima e seconda guerra mondiale
www.comune.porto-recanati.mc.it

Fratelli Brancondi:
I fratelli Paolo (Porto Recanati, 16 luglio 1906 – Castelfidardo, 29 giugno 1944) e Bruno Brancondi (Porto Recanati, 14 agosto 1921 – Castelfidardo, 29 giugno 1944) furono due importanti figure di attivisti dell'antifascismo e della Resistenza italiana. Furono barbaramente uccisi dai nazisti nelle campagne di Castelfidardo, due giorni prima del passaggio del fronte. Nell’aprile del 1944 Loreto fu occupata dall'esercito tedesco; di contro, nel mese successivo, si costituì un locale “Comitato di Liberazione Nazionale” e, parallelamente, il “Gruppo Brancondi”, con a capo l’ingegner Paolo, tornato da Pontedera dove lavorava alla Piaggio. Il Gruppo era composto da ufficiali e uomini di cultura, tra cui suo fratello Bruno (più giovane di quindici anni). Presero presto contatto con i comandi della Resistenza delle zone montane e con il cappellano francese Mons. Delattre, addetto al controllo delle chiamate telefoniche tra la Prefettura e il Comando tedesco; l'intento della formazione partigiana era quello di catturare spie fasciste su segnalazione di Radio Bari ed il sabotaggio delle linee telefoniche e telegrafiche e dei collegamenti stradali. Paolo Brancondi, pur schierato, era comunque un moderato e godeva della stima di tutti (fu infatti chiamato a organizzare una locale “Guardia Civica di Sicurezza Pubblica” che doveva collaborare con i carabinieri per il mantenimento dell’ordine pubblico). Il 20 giugno 1944 il gruppo Brancondi decise di catturare Mario Marchionni, un noto fascista; poiché questi fungeva da interprete con i nazisti, impedirne l'attività, nell'intento del gruppo, significava rallentare la caccia dei partigiani. Quando questi riuscì in qualche modo a liberarsi, venne raggiunto dalle guardie partigiane e malmenato, nonostante le disposizioni di Brancondi che, accortosi delle percosse, rimproverò le guardie e lasciò libero il Marchionni, errore che gli fu fatale. Infatti il Comando Tedesco apprese il fatto e considerò Brancondi responsabile della vicenda. Fu ordinata una perquisizione nella loro casa, ma gran parte del materiale compromettente era già stato occultato grazie all'avvertimento di un sacerdote. Sfortunatamente però vennero rinvenute due pistole e bracciali con coccarde tricolori e dalla carta carbone di una macchina da scrivere si poté risalire ai componenti del gruppo.
I tedeschi arrestarono i presenti, tra cui la moglie e il fratello di Paolo e minacciarono Lamberto, cugino dei Brancondi, che se l'ingegnere non si fosse presentato l'indomani entro le 10, sarebbero stati tutti fucilati. Qualche ora dopo Paolo, informato dei fatti, decise di costituirsi per salvare la vita della moglie e del fratello. Alle 21,30 si recò al Comando tedesco; nella notte, durante l'interrogatorio, venne violentemente pestato. Quindi venne letta loro la sentenza: i fratelli Brancondi venivano condannati a morte per detenzione di armi. Paolo chiese la salvezza per il fratello, ma non ottenne risposta.
Alle 23,30 furono portati in camion lungo l’ex statale 16 e vennero fucilati: Paolo con due colpi, uno al cuore l’altro alla testa; Bruno con un solo colpo al cuore. I corpi furono poi occultati in una buca scavata come ricovero antiaereo che fu prontamente ricoperta di terra. Dopo due soli giorni a Loreto sarebbero arrivati gli alleati.
I corpi furono ritrovati a distanza di circa dieci giorni, grazie alla segnalazione di alcuni contadini che avevano notato dei tedeschi ubriachi nella zona.
Il 13 luglio fu eseguita l’autopsia nella cappella mortuaria del cimitero. Oltre ai colpi d’arma da fuoco, Paolo presentava fratture per le percosse subite. Il 14 (anniversario della morte del padre) si tenne il funerale. Finita la guerra, Mario Marchionni fu arrestato, processato e condannato a parecchi anni di carcere, ma beneficiò dell’amnistia generale. A Paolo Brancondi è stata concessa la medaglia d’argento al valor militare alla memoria.

Contenuti

Iscrizioni:
PICCOLO TRIBUTO ALLA RICONOSCENZA AI GLORIOSI CHE DALLE INSANGUINATE TRINCEE NON TORNARONO I COMPAGNI D'ARMI I CONCITTADINI

CADUTI IN COMBATTIMENTO
Agostinelli Domenico, Agostinelli Egizio, Ascani Paolo, Cavallari Giustino, Barbini Paquale, Giaciola Nazzareno, Boccaneri Sante, Camilletti Luigi, Caporaletti Giacomo, Camilieri Giuseppe, Caetini Francesco, Galassi Antonio, Giri Geleso, Grilli Vincenzo, Mobili Vincenzo, Montili Giovanni, Moriconi Paolo, Moroni Ferdinando, Papa Enrico, Picaini Pacifico, Scoastianelli Giovanni, Senigaliesi Nicola, Trafcari Antonio, Vitali Giovanni.

DISPERSI E MORTI IN PRIGIONIA
Budini Giovanni, Cavallari Quintino, Fata Giuseppe, Feliciotti Antonio, Flamini Pietro, Mariolani Francesco, Micheletti Sante, Serchelli Luigi.

MORTI IN SERVIZIO MILITARE
Agostinelli Enrico Fu Gus, Agostinelli Enrico Fu Sant, Antinori Angelo, Ascani Paolo di Ascanio, Camilletti Antonio,Camilletti Giovanni, Castellani Vincenzo, Giorfini Francesco, Galieni Antonio, Iorini Carlo, Bocelli Marone, Palanca Tommaso, Pigini Antonio, Sabatini Nicola, Scocco Giacomo, Scocco Nazzareno, Sebastianelli Antonio, Serchelli Fortunato, Severini Achille, Sorgentini Giuseppe, Traferi Nazzareno, Tolfini Nazzareno.

CADUTI IN COMBATTIMENTO O IN SEGUITO A FERITE
Antogini Giacomo, Bianchi Bruno, Boccanera Alfredo, Bufalari Luigi, Bufarini Angelo, Bufarini Roberto, Camilletti Attilio, Cmilleti Luigi, Cittadini Carlo, Feliciotti Guglielmo, Silvestrini Dante, Gasparini Gaspare, Genga Sante, Gioacchini Gino, Giorgetti Pasquale, Lazzari G Battista, Librari Lucio, Mengascini Angelo, Palanca Tommaso, Sanseverenati Mario, Scocco Enrico, Toscani Marino, Nazzari Giuseppe, Budini Luigi, Pettinari Umberto, Fava Giuseppe, Galasi Alceo, Giorgetti Edici, Gionelli Pietro, Gargani Emilio, Palanca Giovanni, Perna Aldo, Pierini Alessandro, Rabuini Attilio, Rombini Giuseppe, Scocco Lorenzo, Silvestrini Pietro, Zazzetta Alberto, Bufarini Luigi.

SCRITTE LATERALI
1915 1918 1935 1945 3 maggio 1920
Simboli:
Lapide in marmo, in alto, sulla parte laterale sinistra e destra, bassorilievo in marmo di nodi e corde marinare con corona di alloro.

Altro

Osservazioni personali:
NOTA STAFF PIETRE: Questa lapide è stata censita dagli studenti delle scuole Ipsia F. Corridoni sede Macerata e I.C. Paladini nell'ambito della prima edizione marchigiana del concorso Esploratori della Memoria.

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