184638 - Lapide ai Caduti nella guerra di Liberazione – Calestano

La lapide, di forma rettangolare, si trova nella parte sinistra della facciata del Municipio di Calestano. Riporta 15 nomi di alcuni partigiani, altri civili uccisi per rappresaglia e due deportati nei campi di lavoro tedeschi dopo il rastrellamento del 1944. Nella parte superiore sono incisi i disegni di un fucile e una mitragliatrice al di sopra dei quali è posta una stella.

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Via Mazzini 16
CAP:
43030
Latitudine:
44.600727360359
Longitudine:
10.121890812155

Informazioni

Luogo di collocazione:
La lastra si trova sulla facciata del Municipio di Calestano - Lato Strada via Mazzini 16
Data di collocazione:
10/03/1946
Materiali (Generico):
Marmo
Materiali (Dettaglio):
Lastra in Marmo con iscrizioni e disegni incisi
Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
Amministrazione comunale
Notizie e contestualizzazione storica:
UGO MAGRI
Tratto da “IL CALESTANESE UGO MAGRI 1926-1945 – UN GIOVANE MARTIRE PER LA LIBERTA’ “ a cura di P. Bonardi e don D. Magri, Quaderno 28 Centro Studi per la Val Baganza, 2018.

Ugo Magri era un giovane calestanese di 17 anni studente al Liceo Marconi di Parma, preso prigioniero insieme a una cinquantina di uomini la notte del rastrellamento del 1944 a Calestano; forse venne prelevato per sbaglio, perché il suo viso, di colore scuro, lo faceva apparire più grande della sua età: era il più giovane del gruppo dei deportati calestanesi in Germania dove trovò la morte.
Fu portato a Bibbiano (RE) e da lì a Bologna, a Verona e poi in Germania. Sicuramente la sua conoscenza della lingua tedesca (imparata a scuola al Liceo Marconi) fu di aiuto per i compagni che erano con lui al campo di lavoro di Gottingen in Germania: infatti faceva da interprete ai compagni di prigionia. Ma questo fu per lui fatale: quando il campo venne liberato dagli Americani l’8 aprile 1945, un Tedesco che si era attardato, gli rivolse la parola e sicuramente la risposta che Ugo diede non fu di suo gradimento tanto che il Tedesco fece fuoco. Ugo non morì sul colpo, ma venne raccolto dai soccorsi americani poi quando, dopo alcuni momenti di agonia, smise di respirare, venne lasciato sul ciglio della strada e alcuni abitanti del luogo lo portarono al loro paese, Dransfeld (nei pressi di Gottingen) e lo seppellirono nel cimitero locale con altre salme trovate nei dintorni. Nel 1958 la sua salma fu portata ad Amburgo in un cimitero di guerra italiano, poi nel 2004 la sua urna è stato portato dal fratello don Domenico Magri al cimitero di Calestano dove riposa ancora oggi.




MENTORE ROSSI, DOMENICO ROSSI, REMO BERNINI, SINCERO BERNINI, WALTER BERNINI, UGO BERNINI
Tratto da F. Abelli , “EVENTI E MEMORIA 1943 -1945 Gli ultimi anni di guerra a Calestano e in val Baganza”, Ed. Comune di Calestano, 1999.

I MARTIRI DI LAMA
Lama è un piccolo paese della val Baganza (PR) che, durante la guerra era abitato da sei famiglie contadine, tra le quali spiccavano 2 cognomi che, dopo la guerra, diventarono tristemente famosi: Rossi e Bernini.
La Val Baganza, come altre vallate del parmense, divenne importante quando, dopo la caduta di Roma, i Tedeschi furono ripetutamente sconfitti e ebbero molte perdite. Hitler allora diede al Feldmaresciallo Kesserling il permesso di stabilirsi lungo la linea Gotica, per cercare di stanare i partigiani che credevano di essere al sicuro in quelle vallate.
La dodicesima brigata Garibaldi si stabili’ nella val Baganza ed a Lama fu posta l’Intendenza: lì cioè si ammassavano i viveri requisiti, lì si preparava carne e pane per tutti i distaccamenti della brigata.
Dopo il proclama Alexander che invitava tutti i partigiani a tornare a casa per l’inverno, una riunione di Comando, svolta a Ravarano, aveva deciso di spostare al più presto il gruppo di Lama nel comune di Corniglio, ma purtroppo l’arrivo dei Nazisti non lasciò alcuna speranza di fuga ai partigiani.
La sera del 4 dicembre 1944 in casa Bernini si restò a parlare più a lungo e si cantò: era forse una festa di saluto e di congedo prima di partire?
Tra i partigiani c’era anche Zannarossa, di nome Bruno Ferrari, di Parma che sognava di fare il ferroviere, ma la sua bassa condizione sociale gli rendeva difficile realizzare il suo sogno: era il più attivo, il più deciso. Mendel, il capo del gruppo, lo definiva un “combattente intrepido”.
Quella sera non si montò la guardia. Dopo le quattro del mattino l’abbaiare dei cani, il rumore degli scarponi ferrati, una raffica di mitra e il breve guaire del cane dei Rossi tolsero il piccolo paese dal sonno.
Era una notte chiara e gli Araldi che abitavano tra i Rossi e i Bernini videro dalla finestra una mitragliatrice piazzata davanti alla casa dei Rossi. Subito i partigiani cercarono di nascondersi in solaio: tra questi anche Mentore Rossi e Remo Bernini che erano diventati partigiani con i nomi di Topolino e Rigoletto.
Non ci fu nulla da fare:
i Tedeschi urlavano i nomi dei partigiani, i partigiani uscirono con le mani alzate insieme ai Rossi e ai Bernini: solo uno restò dentro, Zannarossa non uscì e si portò una bomba a mano al ventre. A quel punto il forte boato al chiuso fermò l’opera di ricerca dei soldati tedeschi. Tutti furono portati davanti a casa Rossi, agli uomini furono legate le mani dietro la schiena con il fil di ferro.
Nessun’altra casa fu messa a soqquadro, nessun altro uomo fu prelevato.
Così quei Tedeschi, arrivati nella notte da Cassio, si allontanavano la mattina seguente, padroni assoluti di quasi tutti i partigiani e degli uomini di Lama.
La fila di soldati, prigionieri e carri, risalì fino a Chiastre e da lì scese lungo la mulattiera che tagliava la val Baganza vicino a una località chiamata “Salti del Diavolo” e arrivò entro sera a Cassio Parmense
Uno o due giorni dopo, in piena notte i dieci prigionieri furono portati fuori Cassio, sulla strada per Selva del Bocchetto, lì furono uccisi e seppelliti in un terreno bagnato e fangoso: poi quella sera si mise a nevicare.
Con loro c’era anche il giovane Walter Bernini di 15 anni!
Non si seppe più nulla per molti mesi: qualcuno diceva che fossero stati mandati a lavorare in Germania. In realtà, finita la guerra, il 2 maggio 1945, sciolta la neve, furono ritrovati i corpi sotto uno strato di fango: erano ammucchiati uno sopra l’altro con le mani legate dietro la schiena con il filo di ferro: erano Enzo Dall’Aglio, detto Gandolfi, Attilio Derlindati, detto Mongolo, Mario Saccardi, detto Ramir, Bonfiglio Tassoni, detto Silvio, Mentore Rossi, detto Topolino, Remo Bernini, detto Rigoletto, Domenico Rossi, Ugo Rossi, Sincero Bernini e il giovane Walter Rossi di soli 15 anni.
Accanto a loro c’era un uomo in uniforme tedesca, forse era uno dei soldati di origine causasica di stanza a Cassio (definiti “mongoli”) che probabilmente si era rifiutato di sparare ai prigionieri.
VENUSTI ERASMO E ANTONIO NADOTTI
Tratto da F. Abelli , “EVENTI E MEMORIA 1943 -1945 Gli ultimi anni di guerra a Calestano e in val Baganza”, Ed. Comune di Calestano, 1999.

VENUSTI E NADOTTI PARTIGIANI DEL “GRIFFITH” PARTIGIANI UCCISI PER RAPPRESAGLIA

Nell’autunno del 1943 cominciavano a riunirsi da Parma, nella Val Baganza e dintorni i primi banditi: era il primo nucleo di quello che sarebbe diventato il gruppo Griffith.
Il gruppo si lego politicamente ai comunisti di Parma; da Calestano si unirono Erasmo Venusti, Antonio Nadotti e Armando Ferrari.
Erano sessanta o, qualcuno dice, anche ottanta: l’unico istruito era Giordano Cavestro.
Si nascosero tutti alla Casa del Corno di Montagnana presso la famiglia Magnani.
Lassù alla casa del Corno si andava e si veniva, si facevano spedizioni nei paesi vicini: il problema più importante era quello del cibo, perché sfamare ogni giorno più di sessanta persone non era facile!
Un giorno alcuni del gruppo bloccarono la corriera diretta a Corniglio (PR) e fecero prigionieri due militi fascisti e un graduato della guardia forestale di Bosco di Corniglio.
Purtroppo non si accontentarono di disarmarli, ma molto ingenuamente li portarono alla casa del Corno. Che fare di questi intrusi? Ucciderli? Lasciarli andare ed attirare i nazisti sul monte? Anche il padrone di casa si oppose all’idea di ucciderli. Così i prigionieri vennero rilasciati, ma a quel punto sarebbe stato meglio partire al più presto e nascondersi altrove: purtroppo il Griffith si trattenne troppo alla casa del Corno.
Così l’agguato dei Nazifascisti avvenne nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1944: cinquanta circa furono presi prigionieri, cinque morirono nello scontro armato.
Quella notte furono stananti in ogni angolo della casa , anche dentro il camino della cucina. La casa venne bruciata. Da lontano, al mattino si vedeva alzarsi il fumo nero della casa in fiamme.
Con i partigiani vennero presi anche i Magnani e portati tutti a Ravarano, una frazione di Calestano.Il 17 di aprile la famiglia venne messa in libertà.
Il 20 aprile si svolse il processo al gruppo più numeroso del gruppo: i disertori o renitenti alla leva. L’esito fu la condanna a morte per tutti.
La condanna fu poi sospesa per le rimostranze delle donne di Parma che si presentarono davanti al Tribunale: malgrado questo, cinque di loro vennero uccisi a Bardi: tra questi Erasmo Venusti e Giordano Cavestro. La loro fucilazione fu un atto di ritorsione all’uccisione di quattro fascisti e del figlio di uno di questi a Bardi e Bedonia, paesi dell’Appennino parmense.
Del partigiano Erasmo Venusti (Firpo), bracciante calestanese di 22 anni, resta l’ultima lettera inviata alla madre:
Cara mamma,
in questo momento penso a tutto quello che tu mi dissi. Mamma questa cosa tu non hai colpa ma tu non devi pensare che io ti odi non questo era il mio pensiero di fare nascere un'Italia libera. Sono orgoglioso di morire per la mia idea, ora mi uccidono ma sono innocente.
Vi abbraccio e vi bacio tutti vostro figlio.
Erasmo Venusti

Contenuti

Iscrizioni:
ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI ITALIA
SEZIONE DI CALESTANO

IL POPOLO DEL COMUNE DI CALESTANO VOLLE
QUI RICORDATI A GLORIA DEL LORO SACRIFICIO
PER UNA PATRIA LIBERA I SUOI FIGLI MIGLIORI
CADUTI DALLA GUERRA CONTRO LA BARBARIA NAZI=
FASCISTA/SETTEMBRE 1943 APRILE 1945

NADOTTI ANTONIO PATRIOTA
VENUSTI ERASMO PATRIOTA
BERNINI REMO PATRIOTA
MAGRI ETTORE PATRIOTA
ROSSI MENTORE PATRIOTA
BERNINI SINCERO ASSASSINATO PER RAPPRESAGLIA
BERNINI UGO " "
BERNINI WALTER ASSASSINATO PER RAPPRESAGLIA
ROSSI DOMENICO ASSASSINATO PER RAPPRESAGLIA
GENNARI FRANCESCO ASSASSINATO PER RAPPRESAGLIA
ANTONIOLI GIOVANNI ASSASSINATO PER RAPPRESAGLIA
MARAZZI ANTONIO ASSASSINATO PER RAPPRESAGLIA
BATTILOCCHI GIOVANNI
MAGRI UGO DEPORTATO E ASSASS.TO
VAROLI BRUNO DEPORTATO E DECED.TO

CALESTANO 10-3-1946
Simboli:
Una stella incisa nella parte alta della lastra
un fucile e una mitragliatrice simbolo della Resistenza partigiana

Altro

Osservazioni personali:
Informazione non reperita

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