Posizione
- Nazione:
- Italia
- Indirizzo:
- Piazza d'armi
- CAP:
- 15033
- Latitudine:
- 45.12702984783285
- Longitudine:
- 8.458728343248367
Informazioni
- Luogo di collocazione:
- La lapide è collocata all'interno della cittadella, su un muro lungo il quale sono stati fucilati i partigiani della Banda Tom nel gennaio del 1945.
- Data di collocazione:
- Informazione non reperita
- Materiali (Generico):
- Marmo
- Materiali (Dettaglio):
- Informazione non reperita
- Stato di conservazione:
- Buono
- Ente preposto alla conservazione:
- Comune di Casale Monferrato
- Notizie e contestualizzazione storica:
- PROFILO di UNA BANDA PARTIGIANA: CHI ERA TOM
Antonio Olearo, detto Tom, era nato ad Ozzano Monferrato il 6 marzo 1921. Il padre Pietro era calzolaio, militante socialista. Pure monferrina la madre, Emma Deregibus. Per anni Tom fece il garzone fornaio in Borgo Ala, quartiere operario di Casale; nel periodo bellico fu soldato del Genio Militare a Casale, poi nella Guardia di Frontiera a Boves.
Così ci racconta lo storico Sergio Favretto in "Resistenza e nuova coscienza civile", mettendo in risalto la vocazione partigiana di Tom, prima in Val Susa, dopo l’8 settembre, poi, nel primo semestre del ‘44 organizzatore di un nucleo di resistenti, ispirato dall’antifascita Alfredo Piacibello.
LA BANDA TOM: ORGANIZZAZIONE E LUOGHI di OPERAZIONE
La banda, dotata di pochi mezzi, ma molto determinata agiva tra Rosignano Casorzo, Grazzano, Vignale, Altavilla, Ottiglio e Cellamonte.
LA VICENDA
Alla fine di dicembre del 1944 , un gruppo di uomini della banda uccise un ufficiale della Divisione Monterosa, una divisione addestrata dai tedeschi e al servizio della repubblica Sociale italiana. La G.N.R. (Guardia Nazionale Repubblicana) di Casale fa arrestare la madre di Tom, capo della Banda che aveva condotto l’azione; l’intenzione era quella di catturare il partigiano.
La banda di Tom e un gruppo scelto di uomini si trovava, nei primi giorni del gennaio 1945, a Casorzo. Tom si proponeva di liberare la madre detenuta nel carcere di Casale, ma i suoi tentativi fallirono. Nella notte del 12 gennaio, lasciarono Casale e ritornarono alla base operativa di Casorzo.
Nella notte tra il 13 e il 14 gennaio reparti della G.N.R. di Casale e della brigata nera di Alessandria sorpresero il gruppo a Casorzo, cercando ostinatamente in ogni cascina: solo tre di loro, si salvarono. I partigiani catturati furono legati con catene e fil di ferro e dovettero percorrere dieci chilometri sulla neve, a piedi scalzi. Poi, condotti a Casale, furono incarcerati, interrogati e torturati per ore, poi costretti a sfilare per la città, sfiniti per le percosse, a piedi nudi nella neve.
“Era una domenica pomeriggio […] e, nella notte, un improvvisato tribunale di guerra li condannò a morte”. A Tom fu negato di salutare la madre ancora in carcere. Con loro c’erano altri tre prigionieri politici e un militare inglese, fuggito da un campo di concentramento.
L’EPILOGO
“All’alba del 15 ( n.d.r. gennaio) Olearo e i suoi compagni vennero condotti alla periferia di Casale, al poligono di tiro, e fucilati […] I cadaveri furono lasciati per due giorni nella neve gelata, guardati a vista dai fascisti per impedire che i parenti delle vittime si avvicinassero.”
(La provincia di Alessandria nella Resistenza. 1981)
Contenuti
- Iscrizioni:
- In questo luogo
il XV gennaio MCMXLV
per mano di sicari al soldo della tedesca rabbia caddero
Giuseppe Augino, Aldo Cantarello, Giovanni Cavoli, Antonio Olearo, Boris Portieri, Luigi Santambrogio, Alessio Boccalatte, Luigi Cassina, Giuseppe Mangeri, Remo Peracchio, Giuseppe Raschio, Carlo Serretta, Harry Albert Harbyohire.
Il Comune ne perpetua i nomi e l'esempio ad ammonimento dei presenti e dei posteri.
- Simboli:
- Non sono presenti simboli
Altro
- Osservazioni personali:
- Informazione non reperita