Posizione
- Nazione:
- Italia
- Indirizzo:
- via Felice Poggi, 13
- CAP:
- 20131
- Latitudine:
- 45.483078336953
- Longitudine:
- 9.2278657932164
Informazioni
- Luogo di collocazione:
- Parete dello stabile dove visse con la sua famiglia
- Data di collocazione:
- Informazione non reperita
- Materiali (Generico):
- Bronzo
- Materiali (Dettaglio):
- bronzo
- Stato di conservazione:
- Buono
- Ente preposto alla conservazione:
- A.N.P.I.
- Notizie e contestualizzazione storica:
-
- Giuseppe Ottolenghi detto Beppe,
figlio di Giorgio (quam prof. Giuseppe), nacque il 15 novembre 1921 a Milano.
'Beppe' Ottolenghi fu un attivo partigiano nella 110a brigata S.A.P. (Squadre di Azione Patriottica) una delle “Brigate Garibaldi” che nella città di Milano si oppose ai fascisti ed agli invasori nazisti.
Nel novembre 1943, Beppe fu accusato ed arrestato da due infiltrati partigiani di aver loro fornito delle armi. L'accusa era falsa in quanto i due erano agenti provocatori ma Beppe riforniva effettivamente armi ai partigiani.
Beppe ebbe la lucidità di dare il falso nome Antonio Maugeri, al fine evitare il coinvolgimento della sua famiglia e nonostante le percosse per costringerlo a rivelare il vero nome, non se lo lasciò sfuggire.
A tal proposito, un articolo di Nino Lamprati, apparso nel 1965 su “La Resistenza racconta” è infatti intitolato: “Morì con un nome non suo” (vedi fonti).
Il 19 dicembre 1943, per evidente rappresaglia per l'attentato in cui il 18 dicembre 1943 fu ucciso il federale di Milano Aldo Resega, otto detenuti nel carcere di San Vittore per attività antifasciste, furono condannati a morte dal Tribunale militare straordinario costituito dal generale Solinas, su ordine del ministro dell'interno della RSI Guido Buffarini Guidi e del capo della Provincia Oscar Uccelli, perché considerati “responsabili di omicidi, di rivolta contro i poteri dello Stato, d'incitamento alla strage, detentori di armi e munizioni, di apparecchi radio trasmittenti e di materiale di propaganda comunista”.
Si trattava di Carmine Campolongo, Fedele Cerini, Giovanni Cervi, Luciano Gaban, Alberto Maddalena, Carlo Mendel, Amedeo Rossin e Giuseppe Ottolenghi (alias Antonio Maugeri); quest'ultimo fu arrestato prima dell'attentato a Resega, ma questo importante fatto fu volutamente ignorato.
Il giorno stesso avvenne la loro esecuzione presso l'Arena Civica di Milano il 19 dicembre 1943.
La dimostrazione che la condanna a morte, (già decisa prima del processo-farsa) fosse una rappresaglia per l'uccisione di Resega, la fornì il fatto che reparti militari bloccarono al pubblico l'Arena (luogo previsto per l'esecuzione) già alcune ore prima della sentenza del tribunale (vedi sentenza citata della Corte d'Assise del 1946)
Il 20 dicembre 1943 il Corriere della Sera pubblicò un articolo sugli omaggi ad Aldo Resega ed uno sulla già eseguita esecuzione all'Arena degli otto partigiani, definiti "criminali".
Negli articoli si leggeva che Resega nel suo testamento chiedeva che non vi fossero rappresaglie ma che “tutto il fascismo è rimasto al suo posto, vigile e saldo, fidente che gli organi dello Stato avrebbero compiuto la loro opera di doverosa giustizia contro i sanguinari disgregatori dell’ordine e traditori della Patria”. Fu un tentativo per far apparire l'uccisione dei partigiani non collegata all’attentato.
Dopo la Liberazione, nel 1946 quei membri del Tribunale militare furono condannati a morte dalla Corte d'Assise speciale di Milano, ma col ricorso in Cassazione ottennero la revisione del processo e nel frattempo vi fu un'amnistia.
In memoria di questo tragico fatto, presso l'Arena Civica di Milano furono posti un cippo ed una lapide.
Beppe Ottolenghi è ricordato in:
- Lastra in ricordo della Strage all’Arena di Milano
- Memoriale ai Caduti – Idroscalo - Milano
- Ai Caduti per la Libertà – Loggia dei Mercanti – Milano
- ai Caduti per la Libertà – Campo della Gloria (campo 64) Cimitero Maggiore – Milano
dove egli riposa presso il cippo 151 (vedi galleria).
FONTI:
- Wikipedia
- A.N.P.I.
- Aldo Resega, la sua uccisione, i veri responsabili, il testamento
- Corriere della Sera 20 dicembre 1943
- Nino Lamprati, La Resistenza racconta, 1965: “Morì con un nome non suo”
- Giuseppe Ottolenghi detto Beppe,
Contenuti
- Iscrizioni:
IN QUESTA CASA
TRASCORSE LA SUA BREVE GIORNATA
IL VENTIDUENNE
BEPPE OTTOLENGHI
NEL CIELO CREPUSCOLARE
DELLA CIVILTÀ NUOVA
EGLI VISSE L'ARDENTE VIGILIA
OFFERSE IN OLOCAUSTO LA SUA VITA GENEROSA
IL 19 XII 1943 ALL'ARENA DI MILANO
VITTIMA DELL'ORDA FASCISTA
NATO IL 15 XI 1921
- Simboli:
- Informazione non reperita
Altro
- Osservazioni personali:
- Informazione non reperita