Posizione
- Nazione:
- Italia
- Indirizzo:
- via 5 Maggio 1944
- CAP:
- 54013
- Latitudine:
- 44.251197999021
- Longitudine:
- 10.192520268648
Informazioni
- Luogo di collocazione:
- Parete esterna sinistra della chiesa di S. Martino.
- Data di collocazione:
- 4 Maggio 2014
- Materiali (Generico):
- Marmo
- Materiali (Dettaglio):
- Marmo bianco per l'intera lastra e per i cappucci a copertura delle viti di fissaggio.
- Stato di conservazione:
- Ottimo
- Ente preposto alla conservazione:
- Informazione non reperita
- Notizie e contestualizzazione storica:
- La lapide è stata posta il 4 maggio 2014 dalla Sezione A.N.P.I di Casola in Lunigiana-Fivizzano "Hans e Sophie Scholl" in memoria delle vittime del rastrellamento avvenuto il 4-5 maggio 1944 e che ha coinvolto cittadini dei comuni di Fivizzano (22 vittime), Casola in Lunigiana (1 vittima), Minucciano (4 vittime), Giuncugnano (2 vittime).
- Si riporta di seguito il testo per la contestualizzazione storica fornito da Daniele Rossi, ricercatore e presidente della Sezione A.N.P.I. di Casola in Lunigiana-Fivizzano "Hans e Sophie Scholl".
Il rastrellamento del 3-4-5 maggio 1944 è un’operazione militare compiuta nel Comune di Fivizzano e Casola in Lunigiana (Prov. di Massa-Carrara), nel Comune di Minucciano, Giuncugnano e Sillano (Prov. di Lucca). L’operazione nazifascista causa la morte di sei persone nella provincia di Lucca così distribuite: quattro nel Comune di Minucciano, una nel Comune di Giuncugnano, una nel Comune di Sillano, una persona uccisa nel Comune di Casola in Lunigiana. Ventidue persone uccise nel Comune di Fivizzano, di cui sei residenti a Mommio, tale villaggio viene completamente distrutto: 70 delle 72 case vengono minate o date alle fiamme.
Il rastrellamento viene effettuato da circa 2.000 soldati appartenenti alla III compagnia del 135° Brigata da Fortezza della “Luftwaffe”, dalla II, III, IV, V, Compagnia del reparto esplorante motorizzato della Divisione Paracadutisti Corazzata “Hermann Göring” (Fallschirm-Panzer-Aufklärung-Abteilung, le compagnie citate erano formate da un plotone con artiglieria pesante, lanciafiamme, plotone anticarro, cannoni da fanteria) un gruppo Flak antiaereo della stessa Divisione “Hermann Göring”, da un reparto del II Battaglione (Russisches) proveniente da Lucca, da militi del battaglione Lupo della “X° Flottiglia M.a.s.”, un reparto di reclute della Divisione San Marco, da militari appartenenti alla Guardia Nazionale Repubblicana di Fivizzano, Casola, Pontremoli, Lucca, Massa e Parma; da squadristi di Piazza al Serchio, Castelnuovo Garfagnana e Carrara, da alcuni militari della Guardia di Finanza di La Spezia, utilizzati come soldati nei posti di blocco sulla Statale 63 nei pressi di Fivizzano. L’Azione è ideata dal Colonnello Kurt Almers, Comandante della III compagnia della 135° Brigata da Fortezza della “Luftwaffe” (Kurt Almers, nato a Braunschweig, 01-11-1897, ufficiale di carriera, colonnello comandante la III compagnia 135° Brigata da Fortezza della Luftwaffe dal 08-09-1943 fino alla fine della guerra). Il 3 maggio 1944, un reparto russo tedesco del II Battaglione Russiches inizia l’operazione di rastrellamento, nel Comune di Sillano (LU); nel villaggio viene catturato Regali Luigi (vulgo Francesco), partigiano nativo di Piazza al Serchio e nei dintorni del villaggio viene fucilato. Il 4-5 maggio, tocca ai Comuni di Giuncugnano, Minucciano. Fivizzano e Casola, Le truppe nazifasciste erano divise in 5 colonne provenienti da Carrara, La Spezia, Pontremoli, Reggio Emilia e Garfagnana. Ad Aulla si concentrano le forze giunte da Pontremoli, La Spezia e Carrara, formando un unico gruppo. In località Cormezzano di Fivizzano, la colonna proveniente da Aulla si divide, una parte del gruppo della Decima M.a.s., insieme alle reclute della Divisione S. Marco, prende l’attuale strada regionale 445 del Passo dei Carpinelli; nei pressi di Casola in Lunigiana il reparto si divide ulteriormente, le reclute della S. Marco si dirigono verso Regnano mentre i militi della Decima si dirigono verso la Garfagnana, in direzione Albiano-Sermezzana (Comune di Minucciano). Da Castelnuovo Garfagnana e da Piazza al Serchio giunge nel Comune di Giuncugnano e Minucciano un reparto nazifascista su 10 autocarri, al comando del prefetto di Lucca Mario Piazzesi. Il gruppo è formato da militi della Guardia Nazionale Repubblicana di Lucca, squadristi di Castelnuovo Garfagnana e Piazza al Serchio, questi ultimi al comando del segretario del fascio repubblicano Francesco Diamantini.
Il rastrellamento nella zona dell’alto fivizzanese viene eseguito con il dispiego delle truppe a “pettine”, così da controllare il territorio e perquisire i villaggi. A causa di ciò, il Comune di Fivizzano risulta il più colpito. (22 vittime). Il centro dell’operazione è la zona di Mommio e Massicciano (zona pianeggiante, a nord del borgo); qui, i tedeschi della Divisione “Hermann Göring” arrivano percorrendo un sentiero proveniente dal Passo del Cerreto e dalla zona di Sassalbo (Casa Giannino). All’interno di Mommio, giungono percorrendo la strada carrozzabile che porta al paese, la stessa sorte viene riservata al paese di Vendaso. La zona del crinale destro e sinistro della vallata di Fivizzano e il territorio a sud di Mommio, viene rastrellato dalla colonna nazifascista proveniente da Aulla.
In Garfagnana l’atteggiamento è diverso, a causa del minor numero di truppe utilizzate e dalla vastità del territorio. I nazifascisti perquisiscono i singoli villaggi e si addentrano in modo limitato nella campagna circostante. I fascisti avevano preparato l’operazione cercando nei giorni precedenti informazioni su persone che potessero essere partigiani o renitenti (vedi testimonianze). Vengono perquisiti i paesi di Magliano, Pugliano, Albiano, Sermezzana, Trippalla, Carpinelli, Metra, Giuncugnano, Sillano. Ottavio Franchi, uno dei fermati di Magliano, verrà fucilato il 6 maggio presso il cimitero di S. Anna di Lucca. Il 4 maggio viene arrestato con le armi in pugno nei pressi del cimitero del paese, si era impadronito di un fucile caduto con il lancio del 2 maggio e stava cercando il figlio. Agostino Pippi, di Stazzema (LU) era un partigiano della formazione versiliese “Gino Lombardi”, viene arrestato il 28 aprile 1944 a Gorfigliano (LU), ed accusato di aver organizzato un attentato contro il prefetto Mario Piazzesi.
Il 27 aprile 1944, alcuni partigiani del gruppo di Azzari-Marini, sparano decine di colpi sulla casa di un noto fascista di Varliano di Giuncugnano. Il 28 aprile l’auto del colonnello Giuseppe Fossa, comandante dell’85° Legione della Guardia Nazionale Repubblicana di Apuania, viene colpita nei pressi di Codiponte di Casola in Lunigiana da numerosi proiettili, causando il ferimento dell’autista. Il 29 aprile, nella zona di Piazza al Serchio, tre fascisti vengono attaccati. A Magliano, il 1 maggio, giorno della fiera paesana, un gruppo partigiano comandato da Angelo Marini, formato da ribelli di Magliano, entra in paese e disarma alcuni militi fascisti di servizio presso il posto di avvistamento del Monte Argegna, anch’essi scesi per partecipare alla fiera. Nella notte tra il 2 ed il 3 maggio, gli alleati lanciano un rifornimento che a causa di una fallace segnalazione fatta con i fuochi, operata da alcune spie (probabilmente i fratelli Ambrosini e Garzella, sfollati da Navacchio, Pisa), cadono nelle frazioni di Cogna e Dalli (prov. di Lu). Nella mattinata del 3 maggio, Domenico Azzari giunge a Magliano ed organizza il trasporto del materiale sul Monte Tondo. L’attività militare partigiana ed i rifornimenti alleati piovuti sul Comune di Giuncugnano, preoccupano i nazisti tanto da organizzare insieme ai “comandanti provinciali della Guardia Nazionale Repubblicana di Apuania-Lucca-Parma e La Spezia (…) una vasta azione di rastrellamento da svolgere nel territorio di confine interessante le 4 province (…) ove è segnalata la presenza di una banda ribelle forte di circa 1000 elementi”.
I fascisti si muovono di seguito e creano “tre liste di nomi dove in una vi erano segnati i padri dei partigiani e dei giovani richiamati alle armi, in un'altra i cittadini giudicati contrari alla repubblica, in una infine i pericolosi che, secondo l’informatori, avevano agito contro i nazifascisti, una quarta lista segnalava infine le famiglie di fascisti di Magliano da non toccare”.
Nella notte tra il 3 e 4 maggio arrivano a Magliano circa 400 soldati nazifascisti. La componente repubblichina è formata da militi della Guardia Nazionale Repubblicana di Lucca e da numerose camicie nere, comandate dal prefetto della città Mario Piazzesi. Nella tumultuosa giornata, il segretario del fascio repubblicano di Giuncugnano, Francesco Diamantini, diviene la guida delle truppe tedesche ed è lui ad indirizzare i soldati verso le case dei presunti partigiani e dei loro familiari. A Varliano, piccola frazione sulla strada per Magliano, il gruppo nazifascista viene bloccato dai partigiani, viene ucciso un tedesco.
Petriccioli Achille di Magliano, racconta: “Ormai la notizia che i tedeschi stavano entrando era stata diffusa dai partigiani, i quali, disordinatamente, erano tutti in moto (…) Il Franchi scambiando i tedeschi per partigiani, andava loro incontro dicendo: ‘Aspettatemi! Vengo anch’io!’ Così fu arrestato per primo. Intanto altri automezzi stavano comparendo sulla strada rotabile: erano carichi di soldati tedeschi e di militi fascisti. Si bussava alle porte per dare l’avviso del pericolo, ma anche per intendersi sul da farsi. Molti dei partigiani pensarono di allontanarsi dal paese e così quasi tutti i giovani fuggirono. (…) Vennero a casa mia dei militari tedeschi e uno repubblicano in divisa (…) tenendo i fucili puntati alla finestra, alla quale io mi affacciai per domandare chi fosse stato a bussare alla porta e mi arrestarono chiamandomi per nome e cognome”.
Nel paese di Magliano, all’interno della casa di un noto fascista locale, vengono malmenati e interrogati circa trenta arrestati. La ferocia dei fascisti garfagnini diviene pura violenza. Aristide Giuseppe Alberini di Magliano: “Verso le ore due vennero in casa i tedeschi e rovistarono tutto, forse in cerca di armi, ma non le trovarono e quindi andarono via (…) Verso le 5 arrivarono molti militi repubblicani che sparavano alle finestre e mi arrestarono (…) Fui portato alla casa di Contipalle Corrado dove da Piazzesi, da uno di media statura (Messori) e da un certo Silla Turri di Castelnuovo Garfagnana (…) fui picchiato con pugni, calci in tutte le parti del corpo e uno al ventre mi ha lasciato sofferente per molti mesi e ceffoni e sballottato in mezzo a loro; mi fu chiesto se avessi ricevuto il lancio. I più tremendi erano i fascisti garfagnini”.
Don Barsotti, Ottavio Franchi, Aristide Giuseppe Alberini, e altri sei abitanti di Magliano, tra cui due donne, vengono portati a Lucca. Qui, Ottavio Franchi e Aristide Giuseppe Alberini, vengono giudicati da un tribunale speciale presieduto da Mario Piazzesi, Ottavio Franchi verrà condannato a morte e fucilato insieme ad Agostino Pippi, all’alba del 6 maggio 1944, presso il cimitero cittadino di Sant’Anna, da un plotone di militi della Guardia Nazionale Repubblicana.
Il rastrellamento del 3-4-5 maggio è la prima grande operazione compiuta in Lunigiana e in Garfagnana. I nazifascisti non potevano permettere di avere lungo la strada Statale 63 del passo del Cerreto e lungo la Statale 445 del Passo dei Carpinelli, una grande base partigiana che potesse disturbare il transito delle truppe, considerato che le due direttrici avevano funzioni strategiche importanti: il Passo del Cerreto era una delle porte che collegava il nord Italia con il centro, ed il porto di La Spezia, dove erano presenti numerosi arsenali militari. Mentre la Statale 445, era un prezioso collegamento est-ovest tra due zone importanti per i nazifascisti: la Lunigiana e la Garfagnana. I nazisti non volevano che si radicasse in questo territorio un forte movimento resistenziale. Fin dall’estate del 1943 l’alto Comando della Wehrmacht, aveva scelto per il fronte italiano, come barriera di contenimento e di difesa ad oltranza, la linea dell’Appennino centro settentrionale: la futura Linea Gotica. Le formazioni partigiane presenti nel territorio considerato erano il gruppo di Azzari-Marini con sede in Tea di Monte Tondo, a nord di Regnano di Casola in Lunigiana. Dal 15 aprile 1944, alcuni partigiani di Azzari-Marini si trasferiscono a Massicciano di Mommio, per prepararsi a ricevere un lancio alleato, per poi tornare nella zona dei Prati di Tea e l’Argegna. Le forze ribelli del territorio erano: il gruppo di Almo Bertolini “Oriol” nella zona di Sassalbo; 3 gruppi presenti nel Comune di Minucciano, Giuncugnano, Borsigliana di Sillano, di cui quello comandato da Filippetti di Minucciano era il più numeroso e organizzato. Nel territorio intorno a Sassalbo, fino al 22 aprile 1944, vi era la formazione di Francesco “Renzo” Ferrari “primo Diavolo Nero”. A Massicciano vi era un piccolo gruppo di ribelli di Mommio, 8/10 persone native del borgo, comandati da Armido Fiori. La zona di Massicciano era un campo di transito per i partigiani, grazie alle numerose capanne lì presenti. Questa zona viene utilizzata per il ricovero temporaneo di tutti gli ex prigionieri alleati, provenienti dal nord Italia, che volevano passare il fronte. Solo alcuni ex prigionieri dell’est rimangono nel gruppo di Azzari Marini. I partigiani stavano dando parecchi fastidi ai nazifascisti lungo lungo la strada statale 63: il gruppo di Bertolini si collega alle formazioni emiliane e con esse organizza le prime operazioni militari sia nel versante fivizzanese che reggiano. Ciò avviene fino al marzo 1944, dopo questa data il gruppo di “Oriol”, diviene indipendente dalle formazioni reggiane. Il 17 marzo 1944, un gruppo partigiano al comando di Francesco Ferrari ed Orazio Ricci della formazione di Azzari-Marini, attacca il presidio fascista del Cerreto, disarmando e catturando l’intera guarnigione della Guardia Nazionale Repubblicana. L’11 aprile 1944, una pattuglia di cinque uomini appartenenti al gruppo di Bertolini fanno esplodere una carica di tritolo che danneggia la casa cantoniera della Fossa, vicino a Sassalbo. I partigiani erano venuti a conoscenza che il comando della Guardia Nazionale Repubblicana era in procinto di ricostruire lì un presidio a controllo del Passo del Cerreto. Nella seconda metà del mese di aprile, vengono uccisi due fascisti a nord di Fivizzano ed uno nel Comune di Casola in Lunigiana. Occorre poi parlare dell’intensa attività del gruppo di Francesco Ferrrari “Diavolo Nero”: in occasione di un bando fascista, in cui si ordinava la consegna del bestiame all’ammasso repubblicano, Francesco Ferrari, a cavallo, corre per tutti i villaggi, incitando i contadini a contravvenire all’ordine. Per ristabilire l’autorità, un gruppo formato da militi della Guardia Nazionale Repubblicana di presidio nel Comune di Fivizzano e da Camicie Nere provenienti da Carrara attacca in forze, ma è fermato dagli uomini del Diavolo Nero, nei pressi di Collegnago di Fivizzano.
Il 21 aprile, è bloccato un convoglio tedesco nella zona di Fivizzano, i soldati sono disarmati e il carico di vettovaglie è trasportato a Mommio e Vendaso. Tale operazione è compiuta dai partigiani di Marini-Azzari in collaborazione con Maggiorino Folegnani, comandante di un gruppo di sede nella Valle del Lucido.
In base a quanto detto, risulta facile affermare che l’intera zona a nord di Fivizzano e Casola, e il territorio di Magliano di Giuncugnano, fosse sotto il controllo dei partigiani. Il paese di Mommio è distrutto perché i nazifascisti sapevano che la popolazione del villaggio sosteneva il movimento resistenziale ed era il villaggio più vicino al campo di lancio di Massicciano. Il rifornimento alleato è fatto nella notte del 30 aprile 1944, Domenico Azzari racconta: “Sapevo che a terra la preparazione non era sufficiente e d’altra parte temendo di perdere l’occasione, partii, raccolsi gli uomini, ma non giunsi in tempo sul campo. I segnali furono allestiti di là da un costone. C’era vento e i container finirono in parte sull’abitato di Mommio. Bloccammo la zona e nella notte feci radunare tutti i capi famiglia avvertendoli che ciò che stava accadendo era la cosa più tremenda che fosse mai accaduta a quel paese, chiesi l’aiuto di tutti. Non dovevano restare tracce. Non fui abbastanza chiaro e forse ciò che dicevo non era comprensibile. Molti effetti furono trafugati e nascosti. I miei ordini non furono sufficienti ad impedirlo, sarebbe stato necessario una severità che da quasi compaesano, non potevo esercitare”.
Giovanni Tonetti, di Tenerano, intervistato il 15-05-2018, racconta: “Io conobbi Domenico Azzari, durante una commemorazione dell’Eccidio di Tenerano. Iniziai con lui un dialogo per farmi raccontare quello che aveva passato durante la lotta partigiana, lui, tra le cose raccontate, mi parlò di Mommio, e gli vennero le lacrime agli occhi, quel partigiano si rimproverava di non essere stato duro con gli abitanti di quel villaggio, di non aver saputo impaurirli. Egli pensava che il paese fosse stato distrutto a causa del materiale trovato nel borgo e che lui non fosse riuscito ad intimidire gli abitanti per farsi consegnare tutto il materiale da loro nascosto”.
I partigiani perquisiscono il paese di Mommio, per trovare tutto il materiale lanciato. Renato Jacopini, inviato nel fivizzanese dal Comitato Provinciale di Liberazione di La Spezia afferma: “Giunsi in paese quando i partigiani stavano perquisendo le case per ritirare il materiale nascosto: era sparita perfino una piastra da mortaio”. Ivano Biancardi, storico di Fivizzano, nel suo volume Aspetti della Resistenza nel Fivizzanese e nella Bassa Lunigiana afferma: “A Mommio le cose prendono un aspetto più tragico. I tedeschi vennero e frugarono minuziosamente il paese e proprio nell’ultima casa scoprirono un mitra. Mettono tutto sottosopra scoprendo anche le altre armi”.
Contenuti
- Iscrizioni:
- SEZIONE A.N.P.I. DI CASOLA
IN LUNIGIANA-FIVIZZANO
"HANS E SOPHIE SCHOLL"
COMUNE DI FIVIZZANO
IN RICORDO DELLE VITTIME
DEL 4-5 MAGGIO 1944
COMUNE DI FIVIZZANO
BABBINI ARTURO 22 ANNI
BABBINI ERMINIO 36 ANNI
BIANCHI DOMENICO 36 ANNI
CAPELLI OVIDIO 28 ANNI
CONTI LUIGI 26 ANNI
FIORI CARLO 68 ANNI
INCERTI LUIGI 39 ANNI
LAZZERINI BALDINO 29 ANNI
LAZZERINI CESARE UBALDO 32 ANNI
LOMBARDI GIUSEPPE 43 ANNI
MANFRONI OTTAVIO 20 ANNI
NARDINI BERTOLO 28 ANNI
PALMIERI ANTONIO 39 ANNI
PIETRELLI MARIO 29 ANNI
PINELLI GUIDO 48 ANNI
ROSSELLI SIRIO 40 ANNI
ROSSI LINO 24 ANNI
SAVINA GUIDO 20 ANNI
SIGNANI ANGIOLINO 34 ANNI
TRAVERSI NELLO 29 ANNI
ANONIMO
COMUNE DI
CASOLA IN LUNIGIANA
BERTOLUCCI FERMO 33 ANNI
COMUNE DI MINUCCIANO
GHERARDI PIETRO 36 ANNI
GHERARDI GEREMIA 33 ANNI
MOROSINI PELLEGRINO 36 ANNI
MOROSINI EZIO 20 ANNI
COMUNE DI GIUNCUGNANO
FRANCHI OTTAVIO 46 ANNI
PIPPI AGOSTINO 18 ANNI
4 MAGGIO 2014
- Simboli:
- Informazione non reperita
Altro
- Osservazioni personali:
- Informazione non reperita





