Posizione
- Nazione:
- Italia
- Indirizzo:
- Via Giovanni Paisiello, 6
- CAP:
- 20131
- Latitudine:
- 45.4813429
- Longitudine:
- 9.2179814
Informazioni
- Luogo di collocazione:
- A destra del portone di ingresso di quella che fu la sua abitazione.
- Data di collocazione:
- Informazione non reperita
- Materiali (Generico):
- Marmo
- Materiali (Dettaglio):
- lastra in marmo bianco, cornice fotoritratto e borchie sui chiodi di fissaggio in acciaio inossidabile.
- Stato di conservazione:
- Ottimo
- Ente preposto alla conservazione:
- A.N.P.I.
- Notizie e contestualizzazione storica:
-
- Jenide Russo
nacque a Milano il 23 giugno 1917.
Con la madre e due sorelle, visse a Milano in via Paisiello e lavorò come operaia.
Conobbe Renato, partigiano della Brigata Garibaldi che operava in Val d'Ossola. Egli frequentò la casa di Jenide, spesso in compagnia di Egisto Rubini, responsabile dei G.A.P. di Milano. Furono queste circostanze a far maturare in lei quell'interesse per la politica che mai avuto prima.
Dopo breve tempo, nell'ottobre del 1943, divenne una 'staffetta' nel "Distaccamento 5 Giornate" e col nome di battaglia 'Eneidina' si assunse il compito ed il rischio di trasportare armi e munizioni per i partigiani.
Un delatore, membro della 3a G.A.P. provocò la cattura di Jenide, avvenuta in via Aselli il 18 febbraio 1944, quando Jenide fu arrestata, mentre trasportava nitroglicerina destinata ai partigiani di Val d'Ossola.
Jenide fu provvisoriamente incarcerata a Monza e successivamente nel raggio dei politici del carcere milanese di San Vittore.
Il 27 aprile 1944 giunse nel campo di concentramento di Fossoli (vicino a Carpi), il campo da dove i prigionieri venivano smistati e deportati nei lager nazisti d'Europa.
Nella lettera che Jenide riuscì ad inviare alla madre, datata 11 maggio 1944 che si legge:
«Siccome non volevo parlare con le buone, allora hanno cominciato con nerbate e schiaffi. Mi hanno rotto una mascella (ora è di nuovo a posto.) Il mio corpo era pieno di lividi per le bastonate; però non hanno avuto la soddisfazione di vedermi gridare, piangere e tanto meno parlare. Sono stata per cinque giorni a Monza, in isolamento, in una cella, quasi senza mangiare e con un freddo da cani. Venivo disturbata tutti i giorni perché volevano che io parlassi. Ma io ero più dura di loro e non parlavo. Dì pure che ho mantenuto la parola di non parlare: credo che ora saranno tutti contenti di me.»
Trattamento ben più duro fu riservato ad Egisto Rubini che ormai convinto di non poter più resistere alle torture, nel timore di lasciar sfuggire qualche nome, decise di togliersi la vita. Egli fu sepolto nel cimitero di Rodano (in provincia di Milano.)
Jenide fu deportata nel campo di Ravensbruck, dove si ammalò di tifo, ma riuscì a guarire.
Per mezzo di un carro bestiame, sul finire del 1944 Jenide fu trasferita nel lager di Bergen Belsen, dove ammalatasi nuovamente di tifo, il 26 aprile 1945 morì all'età di 27 anni, pochi giorni dopo la liberazione del campo.
Il luogo della sua sepoltura è ignoto.
Jenide Russo è ricordata anche in:
- ai Caduti per la Libertà – Cimitero Maggiore – Milano (Cippo F3 Lastra 1)
- Pietra d'inciampo a ricordo di Jenide Russo – Milano
- Lastra 'Ai Caduti della zona Città Studi e Argonne', via Giuseppe Ponzio, 35 – Milano
- Lapide 'Ai Caduti della Resistenza', via Boscovich, 42 - Milano
FONTI:
- TWbiblio
- Pietredinciampo.eu
- x.com Lotti Carlotta
- Viaggiatori Ignoranti.it
- A.N.P.I. Milano
- Chieracostui
- Toponomastica femminile
- Jenide Russo
Contenuti
- Iscrizioni:
L'EROICA PARTIGIANA
JENIDE RUSSO
DI 27 ANNI
STRONCATA DALLE SEVIZIE A BELSEN
VIVE ORA
TRA I MARTIRI DELLA LIBERTÀ
E DELLA PATRIA
23-6-1917 - 30-4-1945
- Simboli:
- Informazione non reperita
Altro
- Osservazioni personali:
- Il 23 gennaio 1972 la lapide posta in via Paisiello 7, in memoria di Jenide Russo fu oltraggiata ed imbrattata.
Alla sua memoria, nel 2018 fu posata una pietra di inciampo nel marciapiede sotto alla lapide.