221333 - Lastra alle dieci vittime civili del bombardamento angloamericano 12 aprile 1943 – Vibo Marina (VV)

la Lastra, a circa mt 3 dal suolo, è posta a metà del muro laterale sinistro dell’entrata principale della Scuola elementare Presterà a Vibo Marina frazione di Vibo Valentia. E’ in memoria delle 10 vittime innocenti del bombardamento anglo-americano che non fu, come oggi si definirebbe, un bombardamento “chirurgico” limitato ad obiettivi militari, ma piuttosto un bombardamento “a tappeto” che colpì il piccolo centro abitato; gli aerei sganciarono il loro carico di morte e distruzione provocando vittime fra la popolazione civile, perlopiù bambini.

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Vibo Marina
Indirizzo:
Via Veneto
CAP:
89811
Latitudine:
38.715435586884
Longitudine:
16.121972655987

Informazioni

Luogo di collocazione:
Muro Scuola elementare Presterà
Data di collocazione:
1993
Materiali (Generico):
Marmo
Materiali (Dettaglio):
Lastra rettangolare in marmo bianco circa mt 1,50 x 1,00 x 0,15 sui 4 angoli borchie a chiusura pomello in ferro; le incisioni a laser
Stato di conservazione:
Buono
Ente preposto alla conservazione:
Ministero dell'Istruzione, Università, Ricerca
Notizie e contestualizzazione storica:
il 12 aprile 1943 una formazione di bombardieri anglo-americani, decollati dalla base Raf di Malta, giunsero sull’obiettivo assegnato: il porto e la stazione ferroviaria di Vibo Marina. Lo scopo della missione era quello di interrompere i collegamenti con la Sicilia, verso la quale i comandi militari dell’Asse stavano facendo affluire truppe e materiali in previsione di un possibile sbarco anglo-americano che sarebbe poi avvenuto il 10 luglio 1943 (operazione Husky). Dalla stazione di Vibo Marina, in quel periodo, arrivarono a passare, diretti in Sicilia, 95 convogli al giorno, quasi tutti militari. Le bombe sganciate dagli aerei anglo-americani, aldilà di ogni probabile obiettivo di punti strategici di Vibo Marina, presidiati dai militari italiani le cui perdite non furono rese note, si abbatterono ancor più sull’inerme piccolo campo sportivo all’epoca adiacente alla scuola “Presterà” – oggi nota come pinetina “12 aprile 1943” – e le fragili abitazioni vicine, provocando tanti feriti e 10 giovani vittime tra la popolazione civile: Annunziata Corso (anni 7) e le sorelline Rosaria e Lucia De Lorenzo (5 e 11 anni) che giocavano nel campo, Giovanna Lenza studentessa ginnasiale (14 anni), Rosina Sacco da poco sposata (anni 29), della famiglia Neri perdeva la vita la mamma Mariantonia Romano (33 anni) insieme ai suoi 4 figli Nicolina (10 anni), Vincenzo (7 anni), Anna (3 anni) e Franca (appena 7 mesi)».
Quella terribile giornata, è stata più volte ricordata da testimoni diretti: don Domenico Costa, Domenico Satriani, Giuseppe Minorchio, Domenico Papandrea, Francesco Fedele, Giuseppe Lenza ed altri. In particolare la scuola Presterà, è richiamata nel ricordo della maestra Angelina De Maria all’epoca insegnante di quel plesso. «Negli anni ‘40 – narra – la scuola elementare Presterà, la sola a quel tempo presente, cominciava a non essere sufficiente alle esigenze di Vibo Marina; bisognava far venire a turno i ragazzi, al mattino o nel pomeriggio… Quel 12 aprile del ‘43 mi recai alla scuola Presterà nel pomeriggio; la calda giornata primaverile ci invogliò ad una passeggiata con tutta la scolaresca che, in fila e contenta superata la falegnameria Cianflone e la ferrovia del porto, giunse sulla bella grande spiaggia ove ci soffermammo con tante attività. Tornati quindi a scuola, il tempo di dare i compiti per il giorno dopo, suonò la campanella seguita dai vivaci saluti dei ragazzi già ansiosi di rivedersi il giorno dopo… Uscita, andai allora a trovare la mia figlioccia “Tina Gatto” che abitava in una casa sul porto; affacciati al suo balcone guardavamo il mare, un piroscafo che entrava lentamente in porto; parlavamo serenamente di tante cose. All’improvviso rimanemmo spaventate ed impietrite; fu un tutt’uno, un rombo assordante e una fortissima detonazione e la terra che tremò tutta… Percepimmo che qualcosa di terribile era successo; uscimmo di corsa sconcertate. Ricordo tanta polvere e fumo, odore acre, grida di dolore e di disperazione proveniente dal campo sportivo, persone che chiamavano i loro cari, case e baracche intorno distrutte, purtroppo tanti feriti e morti sotto le macerie… Qualcuno correva per prestare soccorsi tra cui il nostro parroco don Costa, altri fuggivano per paura. Molti danni riportava anche la nostra cara scuola Presterà, poco prima piena di scolari. Mentre scendeva la sera, tutto non era più come prima».

Contenuti

Iscrizioni:
12 APRILE 1943

VITTIME BOMBARDAMENTO AEREO

CORSO ANNUNZIATA ANNI 7
DE LORENZO LUCIA " " 11
DE LORENZO ROSARIA " " 5
LENZA GIOVANNA " " 14
SACCO ROSINA " " 29
ROMANO MARIANTONIA IN NERI " " 33
NERI NICOLINA " " 10
NERI VINCENZO " " 7
NERI ANNA " " 3
NERI FRANCA MESI 7

LA MORTE DI GIOVANI INNOCENTI
SIA PER TUTTI SEME DI PACE

VIBO MARINA 1993 - I CITTADINI
Simboli:
Informazione non reperita

Altro

Osservazioni personali:
libri
- Bartuli Filippo, Le incursioni aeree angloamericane del 1943 su 60 città e località calabresi, Ed. Mapograf 2002;

eventi

06/04/2008 pubblicazione da parte della Comunità di Porto Santa Venere oggi nominata Vibo Marina(VV) progetto Percorsi di Autonomia Mentale, della testimonianza del dott. Domenico Satriani, cittadino di Porto Santa Venere (odierna Vibo Marina), medico di grandi doti umane e culturali, scomparso nel 1996:
"La guerra, la guerra. E’ stato un brutto giorno quel 12 aprile del lontano 1943 per la borgata di Vibo Marina e la sua piccola popolazione che, numericamente, all’epoca non raggiungeva le cinquecento anime, a parte la presenza dei militari. La pace di quella comunità fu in quel giorno frantumata, come un vaso di coccio sotto un colpo di pietra. Ebbe luogo, infatti, improvvisamente, un tremendo bombardamento aereo che colpì il centro del piccolo paese oltre che la piazza, oggi non più esistente, frequentata da noi ragazzi per i nostri giochi.
Si era in guerra in quell’epoca ed una delle forze belligeranti era proprio l’Italia con il suo impero coloniale. Molte città del nord e del sud erano state colpite dalle bombe, ma non si pensava che anche Vibo Marina potesse diventare obbiettivo e teatro di guerra. Purtroppo ciò accadde con rovine, devastazioni e tanto sangue. In quella tragica occasione ricordo che grande fu l’impegno, il coraggio, la dedizione manifestata da don Domenico Costa, allora parroco di Vibo Marina.
Ma, prima di citare l’episodio drammatico cui fui testimone, ritengo utile tracciare un breve “escursus” sui fatti del periodo storico da me e da altri vissuto.
Si era in guerra, ripeto, ed è risaputo che ogni guerra è portatrice di rovine e di morte.
Ma noi abitanti di un piccolo paese non eravamo assolutamente preparati al peggio.
Un piccolo centro, un piccolo porto - si pensava - non sarebbero stati certamente oggetto di attenzione da parte dei bombardieri americani e inglesi. Fu un errore.
In verità c’erano stati diversi segnali premonitori in periodi precedenti. Saltuariamente infatti dalla fine del 1942 in poi, saltuariamente e sempre di notte, ci furono diversi mitragliamenti compiuti da aerei su navi ormeggiate nel porto. Ci eravamo quasi abituati a sentire quel crepitio notturno di breve durata che si sommava al crepitio delle mitragliatrici italiane e tedesche che rispondevano al fuoco.
Ricordo anche i traccianti luminosi sulle direttrici di tiro che si intrecciavano e che ci facevano pensare ai fuochi d’artificio che si sparavano, anche allora,in agosto, in occasione della festa della Madonna.
Sempre di notte, inoltre,puntualmente, ogni sera, sentivamo il rombo di un ricognitore. Anche a questo eravamo abituati. Esso si presentava per lo più alle ore 21. I ferrovieri l’avevano chiamato “il guardialinee” poiché nella sua rotta era privilegiato il tracciato ferroviario.
Si preparava intanto il terreno per la devastante e insanguinata giornata di quel 12 aprile.
Mi è rimasto ben saldo nella memoria il ricordo agghiacciante di quel pomeriggio, quando io, adolescente studente del III ginnasiale, alle ore 17 e 55 precise sentii un sibilo assordante, intenso, infernale,improvviso, indescrivibile.
Sembrava che un cataclisma si stesse rovesciando su di noi. E cataclisma fu.
Dopo il sibilo agghiacciante che ebbe la durata di diversi secondi che non finivano mai, ci fu un immenso boato e mi ritrovai avvolto da una coltre di polvere sempre più fitta, sempre più nera..
Mi precipitai di corsa per le scale in gran parte divelte per raggiungere la strada.
Pervenuto all’aperto ebbi con immediatezza l’impressione di non trovarmi più nella tranquilla Vibo Marina ma in un mondo da apocalisse. Di fronte a me non esisteva più niente di quanto conoscevo. Le case intorno erano tutte ridotte a macerie fumanti che ostruivano le strade ed una nube fitta incombeva sul paese. Si sentivano tante urla di terrore e di dolore. Figli che chiamavano le madri, madri che chiamavano i figli, e tante voci di disperazione.
Io come inebetito camminavo cercando di orizzontarmi tra quelli case non più esistenti, su quelle strade cosparse di macerie, di buche profonde e fumanti, sotto un cielo reso invisibile dalla polvere.
Nel polverone ad un tratto vidi un’ombra umana. Essa proveniva dalla strada che si diparte dalla piazzetta della Chiesa che dal punto in cui mi trovavo era distante circa 50 metri. Quest’ombra procedeva a grandi falcate e quando mi fu prossima mi accorsi che era un prete.
Ero rimasto fermo in attesa che quella figura fosse riconoscibile. Anche io cercavo qualcuno. In pochi istanti quell’ombra che correva si fece sempre più distinta.
Quando fummo vicini riconobbi in quell’ombra il Parroco di Vibo Marina: don Domenico Costa, impolverato da cima a fondo, come me d’altra parte.
Mi conosceva molto bene don Domenico Costa anche perché nel 1937 mi ero cresimato ed era stato mio padrino.
Io, impaurito, sconvolto, ma non tanto da perdere la cognizione di quella drammatica improvvisa realtà, mi rivolsi a lui dicendo: “Compare, c’è stato forse un terremoto?”.
“Figlio” mi rispose “salvati se puoi, è successo forse molto di più.”
“Compare ma dove andate?”
“Figlio” mi ripetè” cerca di salvarti. Io vado a fare il mio dovere. Ci sono certamente tanti morti e tante anime a cui dare l’Estrema Unzione”
E riprese la sua corsa, a grandi falcate, con quella sua veste nera imbiancata, con la stola viola svolazzante verso la morte, verso il dolore di tanti suoi parrocchiani.
Dopo qualche istante l’ombra di don Domenico Costa scomparve ai miei occhi inghiottita dal gran polverone. In quell’occasione, quel 12 aprile del ’43 i morti furono tanti, quasi tutti giovani e bambini, i feriti molti di più.”

12/04/2018 in occasione del 75mo anniversario la Pro loco di Vibo Marina ha commemorato la sentita ricorrenza del bombardamento areo del 1943 e, come ogni anno, in collaborazione con l’Istituto comprensivo “A. Vespucci”, ha promosso una cerimonia nel corso della quale, i ragazzi del plesso “Presterà” hanno deposto dei fiori primaverili sulla targa in marmo posta sul muro della stessa Scuola – collocata dai cittadini di Vibo Marina nel 1993 – per ricordare quell’evento;

12/04/2021 Il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei Diritti umani ha ricordato, nella sezione notizie del proprio sito di rete globale, le giovanissime vittime e le maestre della strage di Vibo Valentia del 12 aprile 1943;

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