8769 - Lapide a ricordo firma resa a Villa Migone – Genova

Lapide in marmo con bordatura esterna in bassorilievo. Affissa sul muro esterno di Villa Migone, sotto un piccolo portico. E’sovrastata dallo stemma di Genova, sempre in marmo, con una frase latina. Ricorda l’unico caso in tutta Europa di resa dell’esercito tedesco a civili.

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Via San Fruttuoso, 68
CAP:
16143
Latitudine:
44.40766904468685
Longitudine:
8.960662186145782

Informazioni

Luogo di collocazione:
Sul muro esterno di una villa, vicino al portone d'ingresso, sotto un piccolo portico.
Data di collocazione:
25/04/1953
Materiali (Generico):
Marmo
Materiali (Dettaglio):
Informazione non reperita
Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
Informazione non reperita
Notizie e contestualizzazione storica:
VILLA MIGONE – 25 APRILE 1945
A villa Migone, residenza privata del cardinale Pietro Boetto, situata nel quartiere genovese di S. Fruttuoso, accanto al parco di villa Imperiale, il 25 aprile 1945 fu firmata la resa da parte del generale tedesco Gunther Meinhold al Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) della Liguria, unico caso in tutta Europa di resa dell'esercito tedesco a civili.
Villa Migone accolse, nel pomeriggio del 25 aprile 1945, le due delegazioni: quella tedesca era composta dal generale Meinhold, dal capitano Asmus e dal sergente, con funzione di interprete, Pohl (che si sarebbe suicidato nel corso della notte), mentre quella del Comitato di liberazione era guidata dall’operaio Remo Scappini, presidente del CLN ligure, coadiuvato da Errico Martino, Giovanni Savoretti e dal comandante della Piazza di Genova Mauro Aloni. Erano presenti anche il console tedesco e l’uomo di collegamento tra Meinhold e il CLN. In quel contesto, la Chiesa genovese svolse un ruolo di mediazione attivo grazie all’intervento del cardinal Boetto che, dopo i bombardamenti, si era rifugiato in quella villa. Fu scelta questa sede per la trattativa perché l’edificio aveva quattro ingressi: in tal modo i due nemici non potevano incontrarsi lungo la via, dove avrebbero dovuto combattersi a vicenda.
La mattina del 25 aprile 1945 il professor Stefano (Carmine Romanzi) giunse a Savignone dopo un avventuroso viaggio in ambulanza da Genova e consegnò due lettere al generale Meinhold, una del card. Boetto, l’altra la proposta di resa del CLN. Il generale tedesco decise di trattare la resa poiché era venuto a conoscenza anche del fatto che tutte le strade per la ritirata sulla linea del Po erano saldamente in mano ai partigiani e come garanzia consegnò a Romanzi la sua pistola.
Alle ore 15 il generale Meinhold e i suoi accompagnatori arrivarono con l’ambulanza a Genova dopo cinque ore di viaggio, scortati da due partigiani in motocicletta e si recarono a villa Migone, residenza del cardinale.
Dopo circa tre ore di trattative, alle 19,30 il generale Meinhold firmò l’atto di resa dell’esercito tedesco che, a partire dal mattino successivo, si sarebbe consegnato ai partigiani; il generale firmò quasi improvvisamente, dopo molte incertezze; tutti ebbero l’impressione che stesse compiendo lo sforzo più impegnativo della sua vita.
Paolo Emilio Taviani inquadra così la situazione all’epoca:
“Le truppe tedesche, nell’aprile del ’45, erano ancora bene armate e, per quanto lo spirito non fosse più quello degli anni trascorsi, i loro ufficiali non concepivano neppure la possibilità di dover scendere a patti con dei borghesi e dei popolani in armi. Invece fu questo il risultato a cui si giunse, dopo due giornate di vivacissima lotta. La sera del lunedì 23 aprile le autorità fasciste fuggivano dalla città. Il generale germanico Meinhold faceva sapere al Cardinale Arcivescovo che le truppe tedesche avrebbero abbandonato la città e la provincia in quattro giorni, che non l’avrebbero distrutta, se non in qualche impianto bellico…”. Il Comitato di Liberazione, però, non avrebbe mai accettato nessuna trattativa coi tedeschi, avendo avuto troppi esempi della malafede nazista.
Fu così che all’alba di martedì 24 si decise di passare all’azione, dando il via a una vera e propria insurrezione cittadina: già fra le quattro e le cinque del mattino si udirono in città le prime fucilate; a metà mattinata moltissimi volontari si erano uniti alle squadre di azione patriottica, liberando il Palazzo del Comune, i Telefoni, la Questura, le Carceri di Marassi. I tedeschi cercarono di abbandonare la città e lo stesso generale Meinhold minacciò di aprire il fuoco su Genova con le batterie pesanti di Monte Moro e con quelle leggere del porto, se non si fossero lasciate evacuare in ordine le truppe tedesche. Gli Americani erano ancora distanti più di cento chilometri; bisognava resistere.
Intanto, negli scontri scoppiati in città, che continuarono anche il giorno successivo, mercoledì 25, erano stati fatti prigionieri più di un migliaio di tedeschi: sarebbero stati passati per le armi nel caso di un bombardamento. All’opera del Comitato si aggiunse quella dell’Arcivescovo, il quale riuscì a convincere il console di Germania a contattare il comando tedesco per evitare la distruzione della città. Fu così che, su di un’ambulanza, un medico genovese portò la proposta di resa al generale Meinhold a Savignone, dove era il suo Quartier Generale.
Il documento originale è oggi conservato a Palazzo Tursi, sede del Comune di Genova, mentre una lapide posta sotto il Ponte Monumentale in via XX Settembre ricorda gli stessi documenti.
Firmando la resa, il generale Meinhold risparmiò ulteriore spargimento di sangue, mentre i soldati tedeschi catturati furono considerati prigionieri di guerra e nessuno di loro subì violenze.
Genova fu l’unica città in Europa in cui il 25 aprile di più di 70 anni fa non solo si compì la Liberazione prima dell’arrivo delle truppe alleate, ma in cui l’esercito nemico si arrese, firmando un atto di resa, alle forze partigiane e non all’esercito alleato. Per questa azione coraggiosa la città fu insignita della Medaglia d’Oro al valor militare.

In occasione dell’anniversario della Liberazione, il 25 aprile di ogni anno, si svolge a villa Migone la tradizionale cerimonia commemorativa “Una firma per la pace e la riconciliazione tra i popoli” organizzata dall’Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, il Goethe-Institut Genua e il Comune di Genova.

Contenuti

Iscrizioni:
IL XXV APRILE MCMXLV L'ANCOR MINACCIOSO ESERCITO TEDESCO SORPRESO E VINTO DAL GENEROSO IMPETO DEL POPOLO GENOVESE SOTTOSCRISSE LA RESA AL COMITATO DI LIBERAZIONE LIGURE IN QUESTA VILLA OSPITALE AUSPICE L'ARCIVESCOVO CARDINAL BOETTO

IL COMUNE DI GENOVA POSE XXV APRILE MCMLIII
Simboli:
La pietra è sovrastata dallo stemma di Genova (croce rossa in campo bianco) decorato da un elmo e foglie.
Sotto lo stemma compare un'iscrizione in latino:
QUAE DESUNT UTINAM VIGEANT IN GENTE MICONA VIRTUTIS MANIBUS DELETA SIGILLA PROTERVIS
(QUEI VALORI CHE ORA MANCANO, POSSANO UN GIORNO RITORNARE VIVI NEL POPOLO PALPITANTE DI CORAGGIO. CHE CON LA FORZA HA DISTRUTTO LE IMPRONTE DEI POTENTI )

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Informazione non reperita

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