2687 - Lastra di Porta San Paolo alla Resistenza – Roma

Lastra posta dall’amministrazione comunale di Roma a ricordo degli eventi avvenuti il 10 settembre 1943, quando a Porta San Paolo ci fu l’estremo tentativo dell’esercito italiano di evitare l’occupazione tedesca di Roma.

Visualizza la mappa

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
I Municipio
Indirizzo:
Piazzale Ostiense
CAP:
00154
Latitudine:
41.87661726363
Longitudine:
12.482241690159

Informazioni

Luogo di collocazione:
Mura Aureliane
Data di collocazione:
10/09/1970
Materiali (Generico):
Marmo
Materiali (Dettaglio):
Informazione non reperita
Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
Amministrazione comunale
Notizie e contestualizzazione storica:
La battaglia del 10 settembre 1943 [FONTE WIKIPEDIA]

Il 10 settembre 1943, Porta San Paolo fu teatro dell'estremo tentativo dell'esercito italiano di evitare l'occupazione tedesca di Roma.
La sera del 9, la 21ª Divisione fanteria "Granatieri di Sardegna"[5] aveva iniziato un ripiegamento ordinato verso posizioni più interne, in maniera da lasciare il conteso ponte della Magliana (unico punto di passaggio nord-sud sul Tevere al di fuori della cerchia urbana), ma ingaggiando duri combattimenti sulla Via Laurentina (località Tre Fontane), attorno alla Collina dell'Esposizione (attuale quartiere EUR) e al Forte Ostiense (cosiddetta "Montagnola di San Paolo"). I combattimenti erano tuttavia ripresi all'alba del 10 sulle nuove posizioni, dalle più esperte e meglio condotte truppe tedesche che ebbero buon gioco a sopraffare o aggirare uno dopo l'altro i capisaldi della divisione dei granatieri. Superata anche la Montagnola, le truppe tedesche si riversarono sulla Via Ostiense, dirette verso il centro cittadino.

Nonostante la schiacciante superiorità numerica e d’armamento delle truppe tedesche, il fronte resistenziale riuscì ancora ad attestarsi lungo le mura di Porta San Paolo, innalzando barricate e facendosi scudo con le vetture dei tram rovesciati. Qui i granatieri, dopo aver rifiutato di lasciarsi disarmare dai tedeschi il giorno precedente, diedero luogo a furiosi combattimenti, in cui furono anche coadiuvati da numerosi gruppi di civili.
Si ritrovarono così fianco a fianco, tra gli altri, oltre ai superstiti della divisione Granatieri di Sardegna, i Lancieri di Montebello, lo squadrone Genova Cavalleria, alcuni reparti della divisione Sassari[6], lo squadrone guidato dal tenente Maurizio Giglio[7] e moltissimi civili armati alla meglio.
A fianco dei granatieri cadde quasi subito Maurizio Cecati, romano di Testaccio, non ancora diciottenne. È forse il primo caduto nella lotta di liberazione cui è riconosciuta la qualifica di partigiano; sarà decorato di croce al merito di guerra al V.M. alla memoria[8].

L’azionista Vincenzo Baldazzi, con tutta la sua formazione di volontari, si era appostato sin dall’alba nei pressi della piramide Cestia, sul lato destro di porta San Paolo, fra piazza Vittorio Bottego e il mattatoio. Qui, all’altezza di via delle Conce, due civili della formazione, con armi anticarro, distrussero due carri armati tedeschi[9]. Tra i politici accorsi, Sandro Pertini si mise alla testa dei primi gruppi di socialisti della resistenza, utilizzando come arma anche i cubetti di porfido del piazzale[10]. Con lui combatterono il futuro ministro Mario Zagari, il sindacalista Bruno Buozzi[11], Giuseppe Gracceva e Alfredo Monaco[12].
Presero parte ai combattimenti Romualdo Chiesa[7], Alcide Moretti e Adriano Ossicini del movimento dei cattolici comunisti; Fabrizio Onofri del PCI e gli studenti Mario Fiorentini e Marisa Musu, futuri gappisti[12]. Sabato Martelli Castaldi[7] e Roberto Lordi[7], entrambi generali di brigata aerea in congedo, giunsero a porta San Paolo armati di due fucili da caccia[13]. Faranno entrambi parte della resistenza.

Intorno alle 12.30 circa, accorse sulla linea del fuoco, in abito civile e sommariamente armato, l’azionista Raffaele Persichetti, insegnante, invalido di guerra, ufficiale dei granatieri in congedo, per schierarsi al comando di un drappello rimasto senza guida[14]. Verso le 14,00, armato di moschetto e con le cartucce sull’abito civile, fu costretto a indietreggiare all’inizio di viale Giotto con la giacca già macchiata di sangue. Maria Teresa Regard, studentessa iscritta al Partito comunista e futura gappista, accorsa per fornire vettovaglie ai combattenti insieme ad altre donne, vide cadere Persichetti in viale Giotto[15]. A Persichetti sarà conferita la medaglia d’oro al V.M. alla memoria e gli verrà dedicata la via a fianco di Porta San Paolo.
Porta San Paolo fu oltrepassata dai tedeschi alle ore 17.00. Il sottotenente Enzo Fioritto, al comando di un plotone di carristi, effettuò un estremo tentativo di arrestare l’avanzata dal lato di viale Giotto, ma cadrà colpito da una granata[16] in Viale Baccelli[17]. Il drappello dei superstiti del movimento dei cattolici comunisti fu guidato da Adriano Ossicini attraverso il cimitero acattolico, sino al Campo Testaccio, dove la formazione si sciolse[12].
L'accordo della resa di Roma era già stato firmato alle ore 16.00, dal generale Giorgio Carlo Calvi di Bergolo, mentre i combattimenti ancora infuriavano.

Contenuti

Iscrizioni:
ALLA RESISTENZA
CHE ERIOCAMENTE
QUI SEGNO'
IL 10 SETTEMBRE 1943
IL SECONDO RISORGIMENTO
+ S.P.Q.R 10 SETTEMBRE 1970
Simboli:
E' presente una piccola croce prima dell'iscrizione, nella parte alta della lastra

Altro

Osservazioni personali:
Crediti fotografici: Mauro Bifani

Gallery