257918 - Lastra in memoria di Giuseppe Consoli – Milano

Lastra in granito rosato ‘porrino’ di dimensioni approssimative cm. 60×50, posto nell’androne all’interno del numero civico 20 di via Carlo Forlanini. La lastra è fissata alla parete mediante quattro chiodi con testa borchiata piramidale in bronzo.

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
zona Ortica
Indirizzo:
Via Carlo Forlanini, 20
CAP:
20133
Latitudine:
45.471617824013
Longitudine:
9.2327975424624

Informazioni

Luogo di collocazione:
Androne all'interno del numero civico 20
Data di collocazione:
Informazione non reperita
Materiali (Generico):
Informazione non reperita
Materiali (Dettaglio):
granito rosato 'porrino'
Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
Informazione non reperita
Notizie e contestualizzazione storica:
Giuseppe Consoli
nacque il 5 luglio 1897 a Milano, città in cui visse con la moglie Giuseppina Favini in via Carlo Forlanini 20.
Lavorò nello stabilimento di Meda (in Brianza) della Isotta Fraschini in cui il conte Giovanni Caproni aveva avviato la produzione di motori per aerei ed autocarri.
Già da ragazzo, Consoli militò nell’organizzazione giovanile socialista e nell’agosto del 1943 aderì al partito comunista. Nella Isotta Fraschini si adoperò per una intensa propaganda antifascista, contribuendo all'organizzazione dei grandi scioperi di marzo e aprile del 1944.
Ciò attirò su di sè l'attenzione rabbiosa del regime in disfacimento. Il giorno 1 agosto 1944 fu arrestato a Meda (allora in provincia di Como) ed imprigionato ne carcere milanese di San Vittore.
Il 7 settembre 1944, nel cortile del carcere fu organizzato il trasporto con numerose 'corriere' che condussero alcune centinaia di prigionieri politici ed ebrei, uomini e donne, al campo delle SS di Bolzano, da dove il mattino del 5 ottobre 1944, quando in un viaggio durato quattro giorni Consoli fu deportato nel Lager nazista di Dachau (Monaco di Baviera). Giunto a Dachau il 9 ottobre 1944, gli fu assegnato il numero di matricola 113222 ed il triangolo rosso per distinguere i prigionieri politici.

Il 27 ottobre 1944 fu trasferito nel Lager di Buchenwald (Lipsia), questa volta immatricolato col numero 94442, assegnato al sottocampo di Bad Gandersheim, alla riattivazione degli impianti per la fabbricazione di aeroplani.
Le fame, il freddo, le disumane condizioni della detenzione e le violenze subite da Consoli (e moltissimi altri deportati) ne causarono un estremo deperimento che sopravvenuta una polmonite, il 23 gennaio 1945 pose fine alla sua vita, all'età di 48 anni.

La sua salma è tumulata nel Cimitero Militare Italiano di Amburgo.

Il deportato Vitaliano Zappi, sopravvissuto alle medesime estreme difficoltà, nel dopoguerra raccontò che nonostante le disumane condizioni del lager, Consoli conservava il suo spirito indomito e che per ciò divenne un punto di riferimento e sostegno per i giovani deportati.
Disse anche: “Era diventato il papà mio e di tutti i giovani che sempre erano attorno a lui a sentire la sua parola ferma di incitamento alla resistenza al patimento del campo”.
Riferì anche le le seguenti parole di Consoli: “solo i giovani potranno domani essere quelli che avranno nelle loro mani l’eredità di tutti coloro che per la lotta sostenuta clandestinamente hanno finito i loro giorni nelle più atroci torture”.
Dal 2013, a Giuseppe Consoli ed a Carlo Baldi sono dedicate due panchine presso gli stabili ALER di via Forlanini 26.

Sia Giuseppe Consoli che Carlo Baldi sono ricordati anche da:
  • ai Caduti per la Libertà – Loggia dei Mercanti – Milano
  • Campo della Gloria (campo 64) – Cimitero Maggiore di Milano
  • ai Caduti nei Lager in Germania – Cimitero Monumentale - Milano

    FONTI:
  • Deportati.it
  • Contenuti

    Iscrizioni:

    CONSOLI GIUSEPPE
    LA FEROCIA NAZIFASCISTA
    PIEGO' IL CORPO
    MA NON LO SPIRITO
    BUCHENWALD 23 - 1 - 1945

    Simboli:
    Informazione non reperita

    Altro

    Osservazioni personali:
    Essendo collocata nell'androne interno dell'edificio, la lastra risulta pulita e protetta dagli agenti atmosferici, ma non svolge a sufficienza la sua funzione primaria: la commemorazione collettiva.

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