263519 - Lastra in ricordo di Dario Barni – Milano

Lastra di dimensioni approssimative 50 x 30 cm. in memoria di Dario Barni, realizzata in marmo rosato privo di venature con caratteri capitali incisi e smaltati in nero, posta sopra al portone di ingresso di quella che fu l’abitazione di Dario, alla inconsueta altezza di circa 5 metri.

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
zona Loreto (Municipio 2)
Indirizzo:
via Giuseppe Pecchio, 11
CAP:
20133
Latitudine:
45.4845637
Longitudine:
9.2179416

Informazioni

Luogo di collocazione:
Parete esterna dello stabile dove abitò.
Data di collocazione:
Informazione non reperita
Materiali (Generico):
Marmo
Materiali (Dettaglio):
Informazione non reperita
Stato di conservazione:
Sufficiente
Ente preposto alla conservazione:
A.N.P.I.
Notizie e contestualizzazione storica:
  • Dario Barni
    figlio di Italo 'detto Emanuele' e Vittoria Franceschi, nacque il 10 aprile 1906 in via Torcicoda 143, Prato, comune che a quel tempo era in provincia di Firenze.

    Il giorno 1 luglio 1937, nella chiesa di Sant'Agostino, all'età di 30 anni Dario sposò Lilia Magnini, figlia di Ulderigo e di Pozzi Ebe. Gli sposi fissarono la loro prima residenza, finché Dario ottenne un impiego a Milano, come autista per la società Blort, consociata della Gondrand e decisero così di lasciare Prato per trasferirsi a Milano.
    Il 29 luglio 1938, a soli 37 anni Lilia morì in via Mazzoni N° 2 a Prato.
    Per il suo lavoro, Dario raggiungeva moltissime località in tutta Italia e così, pur consapevole di correre il rischio d'essere arrestato, egli colse l'opportunità che quel lavoro gli offriva per diffondere le copie clandestine dei giornali antifascisti.

    Il 27 settembre 1941, il trentacinquenne Dario, nella Chiesa Santa Maria Soccorso a Prato, sposò Lorenza Magni di anni 30: la coppia si stabilì a Milano in via Giuseppe Pecchio 11.
    In seguito Dario lavorò alle dipendenze della Pirelli sempre come autista.
    Nel 1943 entrò nell'organizzazione clandestina del Partito Socialista di Milano, con l'incaricato di preparare le bozze per la stampa de «L'avanti» e della sua distribuzione. Attività che concentrarono su di lui così tanti sospetti da costringerlo a lasciare la Pirelli, proseguendo però nel suo impegno politico.

    La casa dove abitava con sua moglie Lorenza, fu frequentemente luogo di incontro di un gruppo di antifascisti che comprendeva anche Salvatore Principato ed Eraldo Soncini.
    Il 9 luglio 1944 vi fu un rastrellamento in via Pecchio 11, ma grazie alla 'soffiata' di Giuditta Mozzolon (che quel giorno sostituiva la portinaia), Barni scampò miracolosamente alla fucilazione di Piazzale Loreto, gettandosi dalla finestra della sua abitazione e fuggendo fra i passaggi interni dei diversi caseggiati.

    Giuditta Mozzolon fu arrestata, rinchiusa a San Vittore in cui il 10 agosto fu caricata su di un camion con altri 15 detenuti, tutti trasportati in piazzale Loreto per essere fucilati. Giuditta fu risparmiata all'ultimo momento, ma fu spedita a Bolzano, deportata nel lager di Ravensbrück. Sopravvisse e tornò a Sesto San Giovanni dove visse fino al 23 settembre 1976.

    Barni convinto però che il suo arresto e quello di altri componenti del suo gruppo fosse causato da una spiata, decise di abbandonare Milano e continuare la lotta sui monti.
    Infatti dopo l'eccidio di Piazzale Loreto del 10 agosto '44, col nome di battaglia «Armando», Barni entrò nelle formazioni dell'Oltrepò pavese e ricoprì il ruolo di Commissario della Brigata Matteotti.
    Imbracciate le armi, combatté nell'Oltrepò Pavese, (Ruino, Zavattarello, Santa Maria della Versa, in provincia di Pavia), ma fu accettato con una notevole diffidenza, invidia ed ostilità da una parte dei partigiani locali.
    Durante l'operazione militare in località Begoglio, presso Santa Maria della Versa, visto giungere un camion di fascisti, i partigiani aprirono il fuoco, ma giunsero altri mezzi nemici rendendo la battaglia più dura. Barni cadde colpito in pieno petto dai colpi della mitragliatrice da 20 millimetri ben mimetizzata sul primo camion.
    Era il 18 settembre 1944, e Dario fu ucciso all'età di 38 anni.
    La camera ardente fu allestita a Pometo, in provincia di Pavia.
    Nemmeno nel suo funerale Dario poté aver pace: le sue spoglie furono trasportate da un carro agricolo trainato da buoi, accompagnato da un picchetto armato che oltre a rendere onore a Dario Barni, dovette a tener fronte ad una incursione tedesca.
    Fra i suoi effetti personali fu rinvenuta una fotografia di Salvatore Principato in memoria del quale fu senza dubbio Barni ad intitolare "Divisione Principato" una formazione partigiana nata dell'Oltrepò pavese.

    Dario Barni fu proposto per la Medaglia d Argento al Valor Militare alla memoria.
    Fino al 2011 Dario Barni era l'unico partigiano pratese a cui fu dedicato un monumento (a Begolio, PV).

    Oltre che da questa lapide, figura ed il valore di Dario Barni sono ricordati anche in:
  • Loggia dei Mercanti di Milano (lastra N.2/19)
  • Campo della Gloria (campo 64) Cimitero maggiore di Milano (Cippo E1 - Lastra 2) dove è sepolto presso il cippo N°143 (vedi galleria).
  • un piccolo monumento a cippo in località Begoglio (PV)
  • una strada di Prato intitolata all’operaio-eroe
    per cui vanno considerate le motivazioni sotto riportate, con cui la commissione comunale per la toponomastica di Prato, deliberò che quella strada fosse dedicata al concittadino Dario Barni, grazie anche all'incondizionato assenso dell'assessore Enrico Giardi :

    «La scoperta di un partigiano tanto eroico quanto scordato dalla città, suscita alcuni interrogativi ai quali sarebbe opportuno che qualche organizzazione fornisse una spiegazione, perché per oltre sessantadue anni si è ignorata l'esistenza di un eroe al quale l'Italia ha tributato i più alti e meritati riconoscimenti ed onori mentre Prato lo ha occultato. Si sono scritti volumi corposi pieni di dati delibere, sentenze e quant'altro in una ragionieristica collazione della Resistenza, ma il nome del Barni appare soltanto nell'ultima pubblicazione intercalato nell'elenco dei caduti e dispersi e si arriva perfino a non inserirlo nell'indice generale non ritenendolo degno nemmeno di tale letterario diritto, quando invece ci si sofferma su personaggi alquanto discutibili.
    Eppure bastava consultare l'elenco nazionale nel sito dell' A.N.P.I. dove si trova citato il nostro valoroso cittadino con una scheda e un link diretto alla foto del monumento. Voglio sperare che qualcuno spieghi ai pratesi questa inqualificabile dimenticanza, aspettando fiduciosamente che almeno le istituzioni promuovano qualche iniziativa atta a rendere omaggio, seppure tardivo, ad un modesto operaio caduto da eroe per la libertà di tutti.»

    FONTI:
  • A.N.P.I. Lombardia
  • Luoghi del ricordo - Pavia
  • Comune di Prato - pratesi illustri
  • wikipedia - divisione Dario Barni
  • Divisione Matteotti Valle Versa Dario Barni e Bruno Meriggi - CR Prato
  • Archivio Storico Comune di Prato.
  • Massimo Castoldi - Piazzale Loreto: Milano, l'eccidio e il «contrappasso»

    APPROFONDIMENTI:
  • Salvatore Principato
  • Monumento eccidio piazzale Loreto – Milano
  • Contenuti

    Iscrizioni:

    QUI ABITO`
    DARIO BARNI (ARMANDO)
    COSPIRATORE PERTINACE CONTRO LA
    DITTATURA E CONTRO LO STRANIERO
    ADUTO EROICAMENTE COMBATTENDO
    PRATO 10 . 8 . 1906 BEGOLIO 18 . 9 . 1944


    Simboli:
    Informazione non reperita

    Altro

    Osservazioni personali:
    L'inconsueta e rilevante altezza a cui è posta la lastra, fu forse scelta per ricordare la rischiosa fuga dalla finestra che Dario fece per sfuggire alla cattura.

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