286129 - Lastre ai deportati Luigi Fabbris, Giuseppe Marengo e Augusto Montagnin – Torino

Ai piedi della Torre piezometrica, che fu dello stabilimento SNIA Viscosa di Torino Stura, sono poste quattro lastre per ricordare tre operai (due veneti e uno piemontese) dello stabilimento caduti per la Libertà durante la seconda guerra mondiale: Luigi Fabbris, Giuseppe Marengo e Augusto Montagnin. A seguito della partecipazione allo sciopero generale del marzo 1944, essi furono deportati dai nazisti a Mauthausen, dove morirono. Si tratta di una delle tante memorie posate all’interno delle aziende torinesi immediatamente dopo la Liberazione per ricordare gli addetti caduti per la Libertà. Delle quattro lastre. la più grande ha incisa la dedica mentre le tre più piccole riportano i dati dei caduti.

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Stura
Indirizzo:
Corso Romania, 499
CAP:
10156
Latitudine:
45.118846193248
Longitudine:
7.7148847968201

Informazioni

Luogo di collocazione:
Alla base del lato Nord della Torre dell’ex stabilimento SNIA, oggi Urban District “TO Dream”. La torre piezometrica è alta 43 metri ed è stata recentemente restaurata.
Data di collocazione:
Aprile 1946
Materiali (Generico):
Marmo
Materiali (Dettaglio):
Quattro lastre di marmo bianco con iscrizioni incise e verniciate di nero.
Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
Informazione non reperita
Notizie e contestualizzazione storica:
Luigi Fabbris nacque nella frazione Bottrighe di Adria (RO) il 1° settembre 1886 da Ortensio e Maria Casellato. Sposato con Cesira Siviero, visse con la famiglia a Torino in via Lauro Rossi, 43. Operaio della SNIA Viscosa e membro della 22^ brigata SAP Martinelli, fu tra gli organizzatori degli scioperi del marzo 1944. Per questo motivo fu arrestato dai fascisti il 4 marzo 1944 e portato alla Casa Littoria (attuale Palazzo Campana). Quindi fu incarcerato nella caserma di via Asti e dal 7 marzo recluso alle Nuove di Torino, con la matricola 5146. Consegnato dai fascisti al Comando Germanico, fu deportato nella Germania nazista con il convoglio partito il 13 marzo 1944 da Torino che arrivò a Mauthausen (via Bergamo) il 20 dello stesso mese. Fu in seguito trasferito nel sottocampo di Gusen e poi in quello di Wien-Schwecha. Fabbris morì a Schwechat il 30 aprile 1944.
Fonti:
- Sezione di Torino dell’ANED
- https://pietre.museodiffusotorino.it/

Augusto Montagnin, figlio di Giovanni, nacque a Villa Bartolomea (VR) il 25 maggio 1902. Fu operaio alla SNIA di Torino. Coniugato con Elodia Inglese, ebbe due figli e abitò in Corso Vervelli, 21 a Torino. Fu arrestato dai fascisti a Torino il 12 marzo 1944, detenuto alle Nuove (matricola 5429) e consegnato al Comando Germanico il 13 marzo. Fu deportato nel Campo di concentramento di Mauthausen sul convoglio partito da Torino il 13 marzo 1944, transitato da Bergamo il 16 marzo 1944 (trasporto n° 34). All’arrivo, il 20 marzo 1944, gli fu assegnato il numero di matricola 58999 e classificato come deportato per motivi precauzionali (SCH – Schutzhäftlinge). Il 21 agosto 1944 fu trasferito a Gusen (campo satellite di Mauthausen), rimanendo per vari mesi nel blocco “invalidi”. Ricoverato presso l’infermeria di Mauthausen (Revier) il 15 marzo 1945, morì il 17 marzo 1945.
Fonti:
- Sezione di Torino dell’ANED
- https://daveronaailager.com/montagnin-augusto/

Giuseppe Marengo nacque a Carmagnola (TO) l’11 dicembre 1912. Fu arrestato il 12 marzo 1944 da agenti di P.S. per "misure di pubblica sicurezza" in rapporto con gli scioperi del marzo 1944. Fu detenuto alle Nuove (matricola 5150) e poi consegnato al Comando Germanico il 13 marzo. Deportato a Mauthausen col numero di matricola 58966, fu poi spostato al sottocampo di Gusen dove morì alle ore 5.05 dell’8 agosto 1944. (^)
Fonte: Sezione di Torino dell’ANED


Nel luglio 1917 Riccardo Gualino fondò a Torino la Società di Navigazione Italo Americana (SNIA), con scopo principale il trasporto di combustibile dagli Stati Uniti all’Italia. L’attività subì una crisi dopo la fine della Grande Guerra quando ci fu un’eccedenza di naviglio non più necessario ai bisogni di guerra e reso disponibile a quelli di pace. Così, nel 1919, la SNIA mutò il nome in Società di Navigazione Industria e Commercio, interessandosi alla produzione e al commercio di fibre tessili. Nel 1920 la crescente domanda di fibre sintetiche spinse la SNIA agli acquisti della Società Viscosa di Pavia, dell’Unione Italiana Fabbriche Viscosa con stabilimento in Venaria Reale, della Società Italiana Seta Artificiale a Cesano Maderno e di complessi minori come il Setificio Nazionale e i Calzifici Italiani Riuniti, con stabilimenti in varie località dell’Italia settentrionale. Con questa espansione la società mutò nuovamente denominazione in Società Nazionale Industria Applicazioni Viscosa (comunemente conosciuta come SNIA Viscosa). Nel 1924 l’azienda ampliò e ammodernò gli impianti di Pavia, Venaria Reale, Cesano Maderno, e progettò un nuovo grande complesso a Torino.
Così NEL 1925, IN LOCALITÀ ABBADIA DI STURA, INIZIÒ LA COSTRUZIONE DELLO STABILIMENTO TORINESE CHE ENTRÒ IN FUNZIONE NEL 1926.
Il fabbricato industriale fu realizzato nella periferia nord torinese per la vicinanza al complesso SNIA di Venaria a alla programmata autostrada Torino-Milano. Inoltre la SNIA realizzò lungo corso Vercelli, in prossimità dello stabilimento, un complesso residenziale destinato a ospitare tutti i dipendenti dai dirigenti, agli impiegati, agli operai. Nel 1927, la SNIA acquisitò il controllo del Gruppo Seta Artificiale (con stabilimenti a Magenta e Varedo), e realizzò in Borgo San Paolo di Torino un’altra struttura destinata alle lavorazioni meccaniche. A seguito della grande crisi economica del 1929, Riccardo Gualino fu sostituito nel 1930 alla presidenza da Senatore Borletti con direttore generale Franco Marinotti. Questi, che nel 1937 divenne presidente, promosse ricerche per ottenere nuove fibre tessili oltre al raion. Nel 1931 la SNIA iniziò a fabbricare il fiocco (fibra corta) e nel 1937 diede vita al lanital (lana artificiale ottenuta dalla caseina),. Nel 1939 la SNIA acquisì un altro grande gruppo industriale: la Compagnia Industriale Società Anonima Viscosa (Cisa Viscosa) di Roma. Alla vigilia del secondo conflitto mondiale la SNIA occupò nei due stabilimenti di Torino poco meno di 2.000 persone: 1.350 a Torino Stura per le fibre e 620 in via Frejus 26 per le lavorazioni meccaniche.
UN’ALTA PERCENTUALE DI QUESTA FORZA LAVORO PROVENNE CON IMMIGRAZIONE DAL VENETO.
Dopo l’armistizio le maestranze dei due stabilimenti presero parte alle agitazioni promosse dagli operai torinesi tra il 1943 e il 1945. Nel marzo del 1943 la quasi totalità dei lavoratori del complesso di Borgo San Paolo partecipò allo sciopero. Uno sciopero politico con conseguenti provvedimenti di rappresaglia: il direttore dello stabilimento licenziò 120 operai che furono tutti, per rappresaglia, richiamati alle armi.
UN CONTESTO SIMILE CI FU UN ANNO DOPO, IN OCCASIONE DELLO SCIOPERO GENERALE DEL 1 MARZO 1944, NELLO STABILIMENTO DI TORINO STURA. ALLA MASSICCIA ADESIONE DEI LAVORATORI LA DIREZIONE RISPOSE CON UNA DURA REPRESSIONE, PERMETTENDO AI TEDESCHI DI COMPILARE UN ELENCO DI NOMI DI OPERAI DA DEPORTARE NELLA GERMANIA NAZISTA, CON L’ACCUSA DI SOBILLATORI DI SCIOPERI.
Dichiarata fabbrica ausiliaria all’inizio degli eventi bellici, la SNIA affrontò durante il conflitto una situazione di precarietà a causa dei bombardamenti, che si abbatterono prima sullo stabilimento meccanico (22 novembre 1942) e poi su quello di Abbadia di Stura (13 luglio 1943), e a causa della difficoltà di reperimento delle materie prime, che costrinsero gli impianti a cessare la produzione. La presenza dei lavoratori si ridusse così ad un solo fatto fisico. Quando nell’aprile del 1945 Torino fu pronta per l’insurrezione, l’azienda fu presidiata dagli operai che difesero gli impianti con attività patriottica di Resistenza. Al termine del conflitto la SNIA Viscosa riuscì a riprendere la produzione, ma nel 1954 il complesso di Abbadia di Stura chiuse i battenti.
Fonte: https://www.istoreto.it/to38-45_industria/schede/snia_viscosa.htm

(^) La differenza della data di morte di Marengo tra la lapide e la biografia ANED è collegata al modo di registrare i decessi. Marengo morì il giorno 8 agosto 1944 a Gusen. Il capoblocco copiò questi dati dal Totenbuch (registro dei morti) di Gusen il giorno dopo, 9 agosto, e inviò la certificazione di morte al campo principale. Alle prime indagini della Croce Rossa la data del 9 fu interpretata come data di morte e quindi trasmessa in Italia. Conferma la offrono sia il Totenbuch di Gusen sia quello di Mauthausen sia il registro numerico (Nummernbuch) di Mauthausen, che al n. 58966 annota la morte al giorno 8 agosto 1944. (Fonte: ANED)

Contenuti

Iscrizioni:
A
MEMORIA IMPERITURA
DEGLI
OPERAI
DI QUESTO STABILIMENTO
CADUTI
PER LA
LIBERTÀ
APRILE 1946

FABBRIS LUIGI
ELETTRICISTA
* L’ 1 9 1886 + A MAUTHAUSEN IL 30 4 1944
DIFENSORE DELLA LIBERTA’
VITTIMA DEL NAZIFASCISMO
APRILE 1946

MONTAGNIN AUGUSTO
OPERAIO
* IL 25-5-1902 + A MAUTHAUSEN NEL 1944
DIFENSORE DELLA LIBERTA’
VITTIMA DEL NAZIFASCISMO
APRILE 1946

MARENGO GIUSEPPE
DECORATORE
* 11-12-1912 + A MAUTHAUSEN IL 9-8-1944
DIFENSORE DELLA LIBERTA’
VITTIMA DEL NAZIFASCISMO
APRILE 1946


Simboli:
Sulla parte alta della lastra con dedica è presente un bassorilievo con una croce latina che ha ai due lati un ramo di alloro e uno di quercia.

Altro

Osservazioni personali:
Ringrazio sentitamente Lucio Monaco della sezione di Torino dell’ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi Nazisti) per le dettagliate e documentate informazioni che mi ha fornito sui tre operai deportati e morti nella Germania nazista.

Crediti fotografici: Marco Cockings

Luigi Fabbris è ricordato in una Pietra d'inciampo posta dall’ANED nel 2016 a Torino in via Lauro Rossi, 43.

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