59534 - Memoriale ai partigiani di Trarego (VB)

Fuori dal piccolo abitato di Trarego, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore,  lungo il sentiero che porta ad un gruppo di baite superato il greto del torrente “Rio Piumesc”, con un quarto d’ora di cammino si raggiunge il piccolo cimitero dedicato alle nove giovanissime vittime dell’ “Eccidio di Trarego”, una delle  tante cruenti stragi compiute dai nazifascisti durante la repressione della “Repubblica dell’Ossola.

Il cimitero è all’interno di un recinto di legno, chiuso in fondo da un muretto di pietre e davanti da un cancello in legno chiuso con fil di ferro. E’ composto da più elementi: quello principale è un cippo fatto di lastre di pietra sovrapposte sopra il quale è collocata una croce di granito grigio che ricorda il nome della “Volante Cucciolo”, formazione partigiana di cui facevano parte i giovani assassinati.

Dietro la croce, a sinistra, all’interno di una sorta di piccola edicola, una lastra in marmo coperta da una lastra di vetro, reca le fotografie,  i nomi delle nove vittime e i loro nomi di battaglia ; di fianco, una lastra in marmo bianco, ormai quasi illeggibile, reca incisi dei versi di G. Leopardi (“Inno all’Italia).

Sparse all’interno del recinto, nove croci bianche in ferro intonacate, ognuna dedicata ad una vittima, il cui nome è riportato su una piccola targa in bronzo, che reca anche la data dell’eccidio: 25 febbraio 1945. Sopra ad ogni targa, un piccolo ramo d’ulivo in bronzo, simbolo di pace.

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Sentiero nel bosco
CAP:
28826
Latitudine:
46.03494641288266
Longitudine:
8.65147590637207

Informazioni

Luogo di collocazione:
Area boschiva
Data di collocazione:
1946
Materiali (Generico):
Bronzo, Marmo, Pietra, Altro
Materiali (Dettaglio):
Muro posterione in pietra, recinto in legno, croce in granito grigio, lastra con foto e nomi in marmo e lastra di vetro a coprirla, lastra in marmo, croci in ferro intonacate di bianco, targhe in bronzo.
Stato di conservazione:
Sufficiente
Ente preposto alla conservazione:
Comune di Trarego Viggiona
Notizie e contestualizzazione storica:
I giovani partigiani facevano parte della “Volante Cucciolo”, formazione partigiana agli ordini di Nino Chiovini. Trarego, nel freddo inverno a cavallo tra ‘44 e ’45, accoglie sfollati da Milano e dalla Lombardia. Le baite in montagna fungono da rifugio per i tanti partigiani che scendono a valle solo per fare provviste. Il 24 febbraio del ’45 la volante Cucciolo si trova in serata a Truno, sopra Trarego. La formazione comandata da Nino Chiovini, è costituita da pochi ed esperti partigiani, in grado di compiere veloci spostamenti quotidiani. Tre partigiani della formazione scendono da Truno a Trarego per recuperare provviste presso i negozi di alimentari. Qualcuno informa i comandi fascisti di Cannobio e della Val Vigezzo della loro presenza. La mattina del 25 febbraio, l’agguato: sette partigiani della volante vengono uccisi e i fascisti non risparmiano nemmeno due civili che si erano rifugiati in una grotta: Ivo Borella, 25 anni; Luigi Velati, 21 anni; Corrado Ferrari, 24 anni; Ermanno Giardini, 20 anni; Gastone Lubatti, 19 anni; Luigi Leschiera 22 anni; Pierino Agrati, 25 anni: partigiani della volante; Aldo Brusa e Primo Carmine, civili. Dopo l’eccidio, i fascisti si accaniscono sui corpi dei giovani, mutilandoli seguendo una logica terribile e simbolica: “la sottrazione delle scarpe: di qui non vi muoverete più; poi il viso: nessuno vi deve più riconoscere; la bocca mutilata e riempita di ricci: non avrete più parola; il cuore, non c’è nessuna pietà; infine i genitali: non avrete eredi”. Oltre alla minuziosa mutilazione dei corpi, i fascisti vietano i funerali con la minaccia di incendiare il paese. Un ragazzo di 16 anni delle baite di Promé è sul punto di essere fucilato ma l’intervento del padre riesce a fermare l’esecuzione. Sarà costretto a portare in paese l’ordine del maggiore Martinez che vieta qualsiasi commemorazione. I corpi martoriati vengono ricomposti e puliti dalle suore dell’asilo e, nonostante il divieto, tutto il paese si reca al cimitero per accompagnare le salme. In questa occasione Giuseppe Clair Gagliani, paesano 54enne che aveva fatto parte dei partigiani, esprime la propria solidarietà alle vittime ad alta voce. I fascisti per rappresaglia prendono in ostaggio la figlia sedicenne e lo costringono a consegnarsi. Diventa la decima vittima dell’eccidio di Trarego, ammazzato, riempito di colpi e pugnalate. Dietro denuncia della madre di Lubatti, i responsabili della strage verranno condannati il 27 febbraio 1947 alla pena capitale. La pena non sarà mai eseguita e verrà ridotta a pochi anni per le successive revisioni ed amnistie. La corte accerterà che tutta l’operazione fu organizzata dai due ufficiali fascisti senza alcuna partecipazione (né ordini) da parte tedesca. I i nomi dei sette partigiani e quello dei due civili sono ricordati anche sul muro del Parco della Memoria e della Pace di Fondotoce, insieme agli oltre mille partigiani e civili assassinati dai nazifascisti.
Nel 2002 il Comune di Trarego collocò nel centro di Trarego un’altra croce in pietra del tutto simile a quella del piccolo cimitero, che riporta nove piccole targhe in ottone con i nomi dei nove martiri, La croce è collocata a metà del viale delle Rimembranze che reca su entrambi i lati cippi in granito che ricordano i caduti di Trarego della Grande guerra. A poca distanza è presente anche il monumento ai caduti della Grande guerra.

Contenuti

Simboli:
Il tricolore appeso sul lato posteriore del recinto, la croce simbolo di sacrificio, i rametti di ulivo sopra le targhe in bronzo, simbolo di pace.

Altro

Osservazioni personali:
Il piccolo cimitero è reggiungibile senza difficoltà, ma non è così visibile, se non ci fossero i cartelli messi dall'Associazione Nazionale Alpini della sezione di Trarego, che hanno aggiunto, in accordo con il Comune, anche alcuni cartelli esplicativi.
Nel piccolo cimitero ci sono sempre fiori freschi e più volte, durante le escursioni, ho incontrato persone che raggiungevano il luogo, che nonostante quindi no versi in ottime condizioni, non è un luogo abbandonato, nè dimenticato, come dimostra anche il fatto che la croce con le targhe è stata riprodotta nel centro del paese, dato che i nomi delle nove vittime cominciavano a non essere più leggibili.

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