93251 - Monumento a 4 paracadutisti caduti a Corte Mondine di Sermide

Preceduto da un cartello segnalatore, il monumento che ricorda a 4 paracadutisti caduti il 22 aprile 1945, è costituito da una struttura metallica formata da quattro bracci che s’intersecano tra di loro in un gioco prospettico. Dinanzi ad essa ed in posizione centrale, posta in una struttura marmorea a forma di leggio, vi è una lastre in bronzo costituita da caratteri parte in rilievo e parte incisi. Questa reca l’epigrafe con i nomi dei Caduti in ordine alfabetico e grado militare. Il tutto poggia su due basi rettangolari di cemento sovrapposte una sull’altra. Ai quattro lati della prima si trovano altrettanti cippi di marmo, ciascuno con una lastre in bronzo che, con caratteri in rilievo, recano il nome, il grado e l’anno di nascita di ogni Caduto. Su ognuna, inoltre, è inciso in rilievo un paracadute stilizzato. Sotto le lastre, infine, è posto l’attuale stemma in metallo dei paracadutisti. Accanto al monumento vi è un pennone in metallo da cui sventola il nostro tricolore nazionale.

NOTA STAFF PIETRE: scheda aggiornata in data 16/05/2020

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Corte Mondine di Santa Croce
Indirizzo:
Strada Statale 496 - Via Ludovico Ariosto
CAP:
46028
Latitudine:
44.967238414605504
Longitudine:
11.22178316116333

Informazioni

Luogo di collocazione:
Lato strada
Data di collocazione:
Informazione non reperita
Materiali (Generico):
Bronzo, Marmo, Altro
Materiali (Dettaglio):
Metallo per i quattro bracci del monumento, gli stemmi dei paracadutisti, il pennone portabandiera ed il cartello segnaletico. Bronzo per tutte le lastre. Marmo per il leggio che sostiene la lastre principale e per i quattro cippi angolari. Cemento per la base del monumento.
Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
Informazione non reperita
Notizie e contestualizzazione storica:
L’Operazione “Herring” N. 1 è il nome in codice con cui il Comando dell’8a Armata britannica, retto ora dal generale Richard Mac Creery (subentrato al generale Oliver Leese), identifica una serie di azioni dirette a disturbare la ritirata dell’esercito tedesco. Chiamati a compiere questa missione sono 226 paracadutisti del nuovo Regio esercito, la gran parte dei quali si sono offerti volontari. Gli uomini appartengono a due unità: 117 al 1° Squadrone da Ricognizione “Folgore” (meglio noto come Squadrone “F”), al comando del capitano Carlo Francesco Gay ed i restanti alla Compagnia autonoma del 109° Reggimento paracadutisti “Nembo”, agli ordini del tenente Guerrino Ceiner.
L’azione di disturbo di questi soldati si deve concretizzare nel disorientare il nemico, distruggendone gli automezzi ed i depositi, creare il panico tra le loro fila per disgregarne i piani di ritirata. Nel contempo devono proteggere le infrastrutture quali strade e ponti, per non rallentare l’avanzata delle truppe Alleate.
Dopo un breve ciclo di addestramento, la sera del 20 Aprile 1945 i paracadutisti, imbarcati su aerei da trasporto americani Douglas C-47 “Dakota”, partono dall’aereoporto di Rosignano Solvay (frazione di Rosignano Marittimo – LI).
Dopo poche ore gli aerei sono sopra la zona di lancio, nella zona compresa tra i comuni di Mirandola (Mo), Poggio Rusco (Mn) e Sermide (Mn). Purtroppo i bimotori sono individuati dal nemico e il fuoco dell’artiglieria contraerea, unito ad errori di manovra dei piloti, fa sì che molte squadre di paracadutisti, anziché concentrare il loro lancio nel centro dello schieramento tedesco, si disperdano invece in un’area più vasta.
Queste iniziali difficoltà, tuttavia, non scoraggiano i paracadutisti che si danno subito daffare nel ricomporre le squadre e a portare avanti lo scopo della loro missione.
Gli otto uomini dell’11a Squadra della Compagnia autonoma del “Nembo” prendono terra presso la chiesetta di Quattrocase, in comune di Poggio Rusco. Appartengono al plotone comandato dal sottotenente Franco Bagna e sono guidati dal sergente maggiore Francesco Piscioneri. Subito devono ingaggiare uno scontro contro un’unità mista italo-tedesca attirata nella zona dal lancio dei paracadutisti.
Quattro militari, il caporal maggiore Giovan Battista Vietti (nato il 18 Luglio 1918, del distretto di Chivasso – TO) ed i parà Olinto Landi (o Olindo, nato l’8 Luglio 1920, del distretto di Lucca), Pasquino Prandi (24 anni, del distretto di Reggio Emilia) e Giuseppe Stefanelli (nato il 6 Giugno 1919, del distretto di Milano), sono rimasti isolati dal resto dei loro commilitoni e decidono di raggiungere la località di Santa Croce (Sermide). Qui è stato stabilito il punto di raccolta di tutte le squadre.
Tuttavia esiste un’altra versione, personalmente più verosimile: una volta atterrati i paracadutisti si trovano disorientati dal fuoco nemico che sta investendo tutta la zona del lancio. Quindi cercano riparo in un fossato. Nonostante la consultazione delle loro carte geografiche, non riescono a capire dove siano. L’unica cosa certa è che si trovano fuori zona, verosimilmente per un errore dei piloti, così come è capitato anche ad altri loro commilitoni. A questo punto la squadra si divide: quattro paracadutisti s’incamminano verso Villa Poma (Mn), mentre Vietti, Landi, Prandi e Stefanelli si dirigono verso Sermide.
Durante il percorso, a Fienile dei Frati (Sermide), hanno visto una colonna germanica che sta ritirandosi verso il Po. Considerato estremamente pericoloso proseguire in una zona ancora con una forte presenza nemica, cercano ospitalità in una casa isolata per potervi trascorrere la notte.
Ai contadini che vi abitano dicono che sono militari italiani in attesa dell’imminente arrivo delle truppe americane. Fanno anche presente che vogliono raggiungere la Corte Arrivabene, luogo che, per la sua posizione lungo la strada provinciale, ben si presta per attaccare il transito nemico.
Il proposito è già di per se temerario, visto che i paracadutisti vorrebbero pure fare dei prigionieri e i contadini non nascondono il loro disappunto. Presso la Corte Arrivabene si trovano numerosi soldati nemici, ancora ben armati e pericolosi. Pare che siano circa 300. E’ meglio, spiegano loro, che si nascondano in delle postazioni scavate a suo tempo dalla Organizzazione “Todt” (impresa tedesca di costruzioni militari sfruttante il lavoro coatto nei Paesi occupati) lungo il Canale Pandaina, nei campi della vicina Corte Mondine. Lì avranno modo di decidere il da farsi. Poi i contadini offrono loro da mangiare ed alla fine due uomini accompagnano i paracadutisti ai rifugi.
Alle prime ore del giorno successivo, 22 Aprile 1945, i quattro soldati escono dal loro nascondiglio e si portano verso la provinciale, ma a Corte Mondine s’imbattono contro unità nemiche con cui iniziano un impari combattimento dall’esito scontato. La gente del luogo dirà di aver sentito sparare fino al pomeriggio.
I quattro paracadutisti sono uccisi nei pressi di un macero, un laghetto artificiale utilizzato nella coltivazione e trattamento della canapa, chiamato “Lunghiroli”. Le raffiche che li hanno abbattuti provenivano da una mitragliatrice appostata in un vicino fosso. Pare che nel combattimento siano caduti anche quattro militari tedeschi.
La sorte dei corpi dei nostri parà rimarrà a lungo un mistero. Infatti, dopo il passaggio del fronte, gli abitanti del luogo (forse alla presenza di un ufficiale statunitense) raccolgono i loro cadaveri, spogliati e privi delle piastrine di riconoscimento. Ritenuti soldati tedeschi sono sepolti fuori del recinto del Cimitero di Santa Croce di Sermide, dove hanno già trovato sistemazione altri militari del III Reich.
Alla fine degli anni Quaranta l’organizzazione governativa tedesca preposta per l’individuazione, il recupero e la successiva inumazione dei Caduti (Volksbund Deutsche Kriegsgräberfürsorge e.V.) trasla questi resti per collocarli nei Cimiteri di guerra sorti nel frattempo in Italia (i cui più grandi e famosi sono quelli della Passo della Futa, presso Firenzuola e quello di Costermano, nell’omonimo comune gardesano). Soltanto quattro “ignoti” non vengono recuperati e per questo sono inumati all’interno del Cimitero di Santa Croce.
Non basta. Passano circa trent’anni che viene deciso il trasferimento anche di questi resti nel Cimitero di Sermide. Al momento della riesumazione, però, mancano quelli di uno di loro.
Parte del mistero viene sciolto solo agli inizi degli anni Novanta grazie all’interesse che suscitano le ricerche dello storico Carlo Benfatti sull’Operazione “Herring” N. 1 (di cui questa scheda è un libero riadattamento per contestualizzare la vicenda a cui il monumento si lega). Infatti Vietti, Landi e Stefanelli erano fino ad allora considerati “dispersi”. Di Prandi si era in possesso dell’Atto di morte.
Grazie ad Onor Caduti (Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti del Ministero della Difesa) di Roma, attraverso la misurazione dei femori, è stato possibile identificare almeno questi tre parà. Alla fine Vietti, Landi e Stefanelli, per volontà delle loro Famiglie, sono stati definitivamente accolti nel Sacrario militare dei Paracadutisti del Cimitero di Tradate (Va).

Contenuti

Iscrizioni:
Comune di Sermide
Monumento ai Paracadustisti
dell’operazione Herring
Caduti di “Corte Mondine”
(22 Aprile 1945)

IL 22 APRILE 1945 DURANTE L’OPERAZIONE HERRING IN
QUESTO TERRITORIO PERIRONO IN COMBATTIMENTO I QUATTRO
PARACADUSTISTI VOLONTARI DELLA CENTURIA “NEMBO”

VIETTI G. BATTISTA

LANDI OLINTO

PRANDI PASQUINO

STEFANELLI GIUSEPPE

IL COMUNE DI SERMIDE DEDICA QUESTO CIPPO A LORO E A
QUANTI HANNO DATO LA PROPRIA VITA PER LE NOSTRE LIBERTA’

C.LE MAGG. PARACADUSTISTA
VIETTI G. BATTISTA
CLASSE 1918

PARACADUSTISTA
LANDI OLINTO
CLASSE 1920

PARACADUSTISTA
PRANDI PASQUINO
CLASSE 1921

PARACADUSTISTA
STEFANELLI GIUSEPPE
CLASSE 1918
Simboli:
Paracadute stilizzato inciso in rilievo sulle lastre bronzee angolari. Attuale stemma metallico dei paracadutisti sotto dette lastre.

NOTA STAFF PIETRE: scheda aggiornata in data 16/05/2020

Altro

Osservazioni personali:
Prima della collocazione del monumento, sul luogo erano state poste quattro semplici lastre con i nomi dei Caduti, sorrette da altrettanti paletti di legno.

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